Il Ponte di Sant'Angelo Lodigiano Foglio d'informazione locale

Fàctum infèctum fìeri néquit*

Ciò che è fatto non può diventare non fatto

di Angelo Pozzi

* Questo concetto venne enunciato per la prima volta oltre 2200 anni fa, con termini un po’ diversi, dal commediografo romano Tito Maccio Plauto. Fu poi ripreso 800 anni fa, in forma un po’ più ampia, da San Tommaso d’Aquino, che lo elevò a principio etico generale.

L’8 e il 9 giugno prossimi i santangiolini con diritto di voto saranno chiamati ad eleggere un nuovo Sindaco ed un nuovo Consiglio Comunale.
L’esame di alcuni “Atti”, cioè di alcune COSE FATTE in esecuzione delle decisioni assunte dalle maggioranze (Sindaci ed Assessori) che hanno amministrato Sant’Angelo negli ultimi decenni, ci ha consentito di renderci conto degli svantaggi, se non addirittura delle perdite, che sono derivati dalla alienazione di alcuni beni patrimoniali di sicuro valore, di proprietà del Comune e cioè dei cittadini.
Nel tempo sono stati venduti l’Ex Municipio 2 di viale Partigiani, poi quello che un tempo fu il Bocciodromo, poi anche il Deposito Comunale di mezzi e materiali di via Bolognini ed anche il grande appezzamento di terreno compreso tra viale Europa (a sud della Piscina Comunale) e via delle Azalee.






Sorgono spontanee diverse domande, ma quella fondamentale resta: che vantaggi, che benefici, che migliorie sono derivati ai cittadini dai soldi ricavati da queste vendite? Per che cosa e come sono stati utilizzati quei soldi? Ai cittadini piacerebbe sicuramente saperlo, visto che, con quelle operazioni, il patrimonio comunale è diminuito considerevolmente.
Cosa fatta, capo ha, recitava un antico proverbio. Detto diversamente: quelli sopra esemplificati sono atti irreversibili: ciò che è fatto è fatto e su quelle scelte non si può tornare indietro. Ma è lecito chiedersi quale sia stato il danno per la collettività, se da quegli atti non sono derivati vantaggi per la popolazione, ma solo un impoverimento del patrimonio pubblico.
Il danno, per i cittadini, dipende anche da ciò che si poteva o doveva fare e non è stato fatto.
Questo è un aspetto dell’Amministrazione Pubblica forse ancora più importante, anche se apparentemente non irreparabile. Accade infatti che ciò che non è stato fatto in un certo momento o in una certa occasione, può finire per essere abbandonato e restare inutilizzato. Le condizioni cambiano, le circostanze si modificano e il NON FATTO rischia di diventare inattuabile o presentare costi insostenibili.
A questo proposito, a Sant’Angelo ci sono situazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Vediamone alcune.
EX MUNICIPIO 1. Ospita, in una piccola parte, solamente il Museo dei Combattenti, per il resto è vuoto. Ristrutturato alcuni anni fa, con una spesa complessiva di circa 500.000 Euro, non si è stati in grado, a tutt’oggi, di stabilire a quali usi o a quali funzioni destinare gli spazi tutt’ora non utilizzati. Abbiamo letto poi (Il Cittadino dell’11.04.2024, pag. 11) che solo ora è stato dato un incarico tecnico per verificare la stabilità dei solai. Dunque l’edificio, a tutt’oggi, non può essere agibile.
Stessa sorte per la EX CASCINA ORTAGLIA, in via Bolognini. Ristrutturata nei primi anni 2000, dopo il cambio di Amministrazione Comunale del 2007 è stata lasciata in abbandono e giace tutt’ora in uno stato di assoluto disuso e di conseguente degrado.
È appena il caso di ricordare che i soldi spesi per questi due edifici non sono stati sborsati da generosi benefattori, ma sono soldi dei cittadini, che sono stati spesi già da anni, senza che la cittadinanza ne abbia avuto alcun beneficio.
Un ultimo caso: LE STRADE di Sant’Angelo. Alcune pubbliche vie si possono solo definire sconquassate! E lo sono da anni. Possibile che chi ha amministrato in passato non abbia messo a punto (per quel che si sa) nemmeno un programma di manutenzione straordinaria delle strade più disastrate della città?
La frase che dà il titolo a questo articolo (vecchia di oltre duemila anni) vuole proprio richiamare il principio per cui, chi agisce ed è consapevole di quel che fa, è pienamente responsabile dei suoi atti. Ancor di più ne sono responsabili coloro che sono stati eletti e quindi chiamati a ricoprire cariche pubbliche, perché operano per conto ed in rappresentanza dei cittadini. Di tutti i cittadini e non solo di coloro che li hanno votati.


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