Vecchio
Sant'Angelo di prima della guerra
quando
ancora si portava mantello
giacca
gilet ghette e cappello
ed
i "paisan" non lasciavan la terra.
Feudo
eri stato dei conti Bolognini
che
incautamente ospitar Casanova,
lui
nel Castello dentro un'alcova
al
conte Ambrogio mise i cornini.
Desti
i natali a santa Cabrini
purtroppo
anche a Giamba Sommariva
la
cui fama di ladro saliva
era
nota anche fuor dei confini
Caro
paese del prevosto Rizzi
(all'oratorio
c'era Don Nicola,
e
Cavallini curava la scuola
e
all'ospedale visitava anche Spizzi).
Paese
mio di quand'ero bambino
con
le prime villette alla Vignola
(certo
ispirate dal buon Don Nicola
che
dappertutto mettea lo zampino)
Eri
noto per Savarè e Manzoni,
per
le trebbie su cui con aria truce
andava
a lavorar persino il duce
e
per il dolce burro Mascheroni.
Eri
allor profumato di amaretti
Gatti
Nosotti Rippa (o Gallina)
quando
in castello c'era Mariettina
e
i soli medici Grassi e Moretti.
Caro
paese di tanti anni fa
di
Pögiurus e di Paciacavai
di
Marcinpiodula e del pôr Giülai
con
Silvestro Tonolli Podestà.
Vecchio
paese di Altrocchi e Moisello
che
gestian l'Italia e il Centrale
garantendo:
"E' proprio speciale,
è
un filmone, di tutti il più bello!"
Fiero
Sant' Angelo degli anni ruggenti
con
la "Sportiva" guidata dai Pelli
e
vi giocavan Boggioni e Cipelli,
Giorgi,
Tortini e "Casnaia" Morzenti.
Eri
il paese del "cervellè" Ravera
che
portava all'orecchio un anellino,
ma
preparava un dolce cotechino
il
cui profumo arrivava anche in l'èra!
Vecchio
Sant' Angelo, col dottor Comaschi
spesso
seduto ai piedi del castello
sempre
agghindato in cravatta e cappello,
quando
alla Costa eran tutti Bagnaschi
Daccò
Vecchietti Crespi e Furiosi
ma
per trovarli invece del cognome
dovei
conoscere il lor soprannome
del
quale tutti eravamo curiosi.
C'era
persino un "puparo" in castello
il
cui nome era Eusobio Rinaldo,
nei
mesi estivi, per chi aveva caldo,
c'era
anche il ghiaccio, vicino al macello.
Le
scarpe si coprivan da Tunèlla
le
stoffe da Roderi e da Manenti
era
industriale Palmiro Morzenti
eran
droghieri Rovida ed Isella.
In
centro c'era "el sarte d'la Ranèra"
c'era
pure Brambati Marcello
che
vendea "dalla calza al cappello"
e
c'era anche il bottaio Manera.
Il
"pio" Tronconi vendea coloniali
ferramenta
eran Boggi e Manzoni
eran
ciclisti Ciodu e Rognoni
e
l'unico ingegnere era Tonali.
Libri
e quaderni vendea il buon Caprara
i
giornali lo scorbutico Cesàri
le
lampadine Minestra e Fusari,
noleggiava
autovetture Ernesto Sara
(che
nel risparmio era un vero fanatico)
Vitali
e Pasqua vendean monumenti
Rusconi
Dionigino le sementi
l'organo
in chiesa sonava Paratico.
Eri
il paese dei tilè e dei cordai
quando
sul Trage ed in Culumbaron
vi
lavoravan Cinciö e Magon
e
col carretto girava Giülai.
Sul
Lambro c'era la "Canottieri"
c'eran
Catasto, Registro ed il Dazio
eppur
trovarono anche lo spazio
per
dare tetto ai Finanzieri!
Caro
paese di mia nonna Ada
di
Anita Rozza e della Pia Manzoni
delegate
ad elargir bollettoni
(e
si formava la coda per strada
per
aver gratis un litro di latte).
Ce
n'era tanta di gente a bolletta
(ma
pochi penso con l'anima gretta)
che
non poteva onorare le tratte.
Eri
il paese di Pisalümen
del
Bum, del Naia e di Gravison
del
vecchio Abbiati e di Giuan Paion
(che
rilassavasi al Circulen)
di
Peder l'oste, Giannini e Vaccarini
di
Scolari, Latini e Carinelli
di
Bunasira e del dottor Ganelli
(della
centrale farmacia Madonini).
Caro
paesone dei tempi miei
dei
bar Marcel e del Purcelen
del
grande "battitore" Buienten
di
Vecchio Enea e di Dante di Bei.
Eri
il paese della mamma di Craxi
ma
forse il solo senza ferrovia
della
pur ricca e bella Lombardia
e
per venirci occorre prender un taxi.
Il
festone era ai primi di luglio,
col
cancinculo, i fuochi artificiali,
il
tiro a segno, la fiera dei cavalli
con
noi ragazzi tutti in subbuglio.
A
mezz'agosto c'era San Rocco
che
buoni i ravioli da Üsten
fra
un coro d'opere e un "liter de ven"
si
rincasava non prima del tocco.
Caro
Sant'Angelo di un po' d'anni dopo
col
caffé Gatti gestito dai Bollati
ed
i passanti che venian chiamati
così,
per celia e nessun altro scopo.
Vi
comiziava Carlino Avogadri
gli
rispondeva Carlo Madonini
oppure
"il bieco" agrario Gambini
pel
quale "i paisan eren tutt ladri!".
Che
serate! Col "Figiu" Bellia
con
Bertino, Battista e Basiglio
specialisti
nel metter scompiglio
ma
certo non mancava l'allegria!
Ora
i medici eran Rizzi e Benincori
e
al "Delmati " Soini e Angelini
curavan
tutti, non solo i bambini,
ma
i brutti i belli i poveri e i signori.
A
capo dei caramba era Cecchin
(com'eran
utili i suoi scappellotti!)
i
vigili eran due, Baggi e Bellotti
che
multavano i senza fanalin.
A
ballare si andava alle Saline
dove
sonavan Teresio e Furtüna,
ogni
sera festiva sino all'una
e
vi accorrevan tante belle bambine.
Da
allora son passati dieci lustri,
son
di più gli amici al cimitero
di
quelli vivi, che vedo ogni tanto.
Pochi
di noi son diventati illustri
tutti
oramai non siamo che nonni
(qualcuno
è diventato cavaliere)
sol
con la nonna, ahimè! Possiam "giacere"
assomigliamo
sempre più a dei tonni!
La
Sportiva mi sembra un po' "in giesa"
perde
in casa persin col Codogno,
che
tristezza! E che squadre da sogno
si
allestivan ai tempi di Chiesa!
Ora
hai grattacieli e condomini
hai
più rosse persin di Maranello
non
ti conosco più paese bello
che
piacesti a Pier Paolo Pasolini.
Lodi,
24 10/ 2000 (mio compleaano)
Pino
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