Madre Cabrini A Roma, nell'ambito delle manifestazioni giubilari, si è tenuto in Vaticano (sala del Sinodo - Sant'Uffizio) dal 10 al 12 novembre il Convegno internazionale "La dignità del migrante: il messaggio di Madre Cabrini" e, collegata all'evento, è stata allestita un'originalissima mostra "itinerante" sul tram n. 8 dell'ATAC che dall'8 novembre all'8 dicembre ha sostato in quattro delle principali piazze romane. Tutta la rassegna è stata ispirata all'opera della santa mettendo a confronto l'emigrazione italiana con l'immigrazione nel nostro paese attraverso fotografie, video, dati statistici e notazioni curiose. Così sul tram, accanto a foto storiche in bianco e nero, sono state collocate le diapositive più recenti che ritraggono a colori situazioni di vita di comunità immigrate: i Cinesi in Toscana o i Marocchini in Sicilia al lavoro per sgusciare gamberetti. Fa spicco in una vetrinetta la borsa, il bastone e il mantello di lana pesante usati dalla Cabrini, così come è altrettanto significativa e carica di emozione una foto scattata ai primi del Novecento che immortala in una città americana, una processione religiosa di soli Italiani che, per l'occasione, si erano distinti per impegno e disciplina, dando un forte incremento alla realizzazione di un'immagine positiva di comunità. Questa è anche la strategia adottata dalle Missionarie per l'integrazione della minoranza italiana in America che è stata presa in considerazione e valorizzata dai molti relatori sia cattolici che laici, partecipanti al convegno. Ad esempio il prof. Peppino Ortoleva, studioso di storia, media e società ha ribadito l'importanza della comunicazione- relazione all'interno delle comunità immigrate e delle stesse con il resto della società ospitante. Il moderatore dott. Franco La Cecla ha iniziato i lavori partendo proprio da un bel filmato del regista Luca Guiglietta che, attraverso cortometraggi d'epoca e odierni, ha fatto sentire la stessa malinconia e angoscia di chi, come gli Italiani a Ellis Island o i Curdi in Puglia, è sbarcato in un posto che non conosce e da cui si aspetta un futuro migliore. Già dai primi interventi si delinea il contenuto delle numerose riflessioni: Madre Lina Colombini, superiora generale delle Missionarie del Sacro Cuore, ha fatto subito riferimento alle parole del Santo Padre rivolte alle Missionarie : "la Chiesa ascolta e percepisce la sofferenza del migrante facendosene carico". Per Suor Mary Louse Sullivan l'attenzione va collocata sulle modalità con le quali Madre Cabrini abbia operato in America l'inserimento dell'Italiano che doveva mantenere le sue "radici", facendone seguire che è necessario "stimolare le coscienze nel rispetto delle differenze" accanto però al rispetto e alla condivisione delle leggi. Guido Bolaffi si è soffermato sul concetto di "cittadinanza", profilando addirittura uno Stato senza confini, sollecitando l'elaborazione di linee comuni all'interno della Comunità europea per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione e sui clandestini, sottolineando che questa lacuna favorisce gli abusi all'interno delle stesse comunità immigrate. Anche per la studiosa americana Saskia Sassen c'è oggi in tutti gli stati del mondo una politica che permette l'abuso di chi emigra o immigra e questo è un dato mondiale che dovrebbe preoccupare. La Sassen si interroga poi sulle motivazioni che generano il desiderio di emigrare e su quali politiche gli stati potrebbero adottare per valorizzare queste persone, sospinte in lunghi viaggi dal desiderio di migliorare la condizione personale e della propria famiglia. Per il prof Ernesto Galli della Loggia, esisterebbe una differenza abissale fra chi se ne andava in America nel secolo scorso e chi invece arriva oggi in Europa: allora l'integrazione avveniva perché si percepiva chiaramente qual era lì lo spirito delle regole e di solito ci si integra più facilmente in società che hanno consapevolezza di sé e credono nelle regole di convivenza che si sono date! Questo non può più essere un modello per noi, perché abbiamo perso ogni sicurezza ed ambizione: c'è un forte relativismo culturale, non esiste un'identità religiosa, non abbiamo memoria del passato e c'è in atto un'autodistruzione dell'anima dell'Europa. Il prof. Giorgio Rumi ha ricordato, da buon Lombardo, nato vicino a Como che la sua terra di origine è stata ricca di persone che si sono dedicate al problema degli emigranti e ha ricordato sia la Cabrini che il beato Scalabrini. Mons. Francesco Gioia, Segretario Generale per il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli itineranti, ha in conclusione sottolineato che l'uomo è nomade non solo per scelta, ma per sua natura stessa ricordando che "anche se non hai piedi, scegli di viaggiare in te stesso!". La Chiesa cristiana e cattolica, egli ha continuato, con gli esempi di santi come Francesca Cabrini, è testimone per ricordare alla società di accogliere lo straniero mettendo in atto strumenti e opere idonee che garantiscano a tutti la dignità. Giuliana Lunghi
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