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IL PONTE
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Società Cattolica Operaia di Mutuo Soccorso
ANNO 4 - N.6 (Versione web - anno 1 n.3) NUOVA SERIE DICEMBRE 2000

VECCHIA SANT'ANGELO


Il maestro Tommaso Paratico

Canto e musica a Sant'Angelo una passione antica La copertina del disco "Canti per ogni tempo", contenente le esecuzioni della corale santangiolina "S. Cecilia", registrato negli studi discografici Ariston nel novembre 1975, porta, a corredo dei brani, questo testo "La corale S. Cecilia di Sant'Angelo Lodigiano vanta una tradizione molto antica, la sua fondazione risale al lontano 18 agosto 1882. Per il paese essa rappresenta l'incarnazione della grande passione dei suoi abitanti per il canto, che affonda le radici nella cultura stessa della comunità".

Partendo da questa affermazione e rammentando quanto dice il detto popolare: " Lode pér mangià, San Culumban pér balà, Sant'Angel pér cantà", ho cercato di accertare la loro veridicità attraverso resoconti giornalistici, ma soprattutto ricordi e memorie di anziani che hanno vissuto eventi musicali nella nostra borgata e di conseguenza raccontare (per quanto possibile) tutto quello che riguarda il canto e la musica in Sant'Angelo, dalla fine dell'800 ai giorni nostri.

Gli argomenti saranno così suddivisi: la Scuola di Canto, oggi chiamata più semplicemente Corale; la Scuola di Musica, l'origine dell'attuale Corpo Bandistico ed infine il teatro, il cinema, la musica lirica e leggera.

La scuola di Canto

Iniziamo il nostro racconto dalla più vecchia delle istituzioni canore di Sant'Angelo, la Schola cantorum S. Cecilia, fondata il 27 novembre 1881, nell'ambito della Società Cattolica Operaia di Mutuo Soccorso, come risulta dal Memorabilium parrocchiale. Il documento riporta che nell'agosto 1882 viene inaugurata la nuova Scuola di Canto con direttore corista il sacerdote Cipolla e con l'istruzione del maestro d'organo Giovanni Mazzi. I cantori sono sei: Luigi Lunghi di Francesco; Vincenzo Lunghi di Francesco; Vittorio Rusconi di Bernardo; Giovanni Gavazzi fu Domenico; Giuseppe Quaini di Carlo e RemigioVitaloni di Antonio.

L'aggettivo "nuova", riferito alla Scuola di Canto lascia intendere che prima di questa formazione ne esistesse un'altra. Di ciò non abbiamo trovato notizie scritte; sappiamo però da testimonianze orali che al sacerdote Cipolla succede don Sante Vigorelli, santangiolino verace, stimato musicista e autore di musica religiosa.

Nel 1888 rimane vacante il posto di organista e l'incarico viene affidato al maestro Tommaso Paratico, mansione che conserverà fino alla morte, avvenuta alla fine di aprile del 1945, nel momento in cui le campane annunciano la fine della guerra. Il maestro Paratico fu musicista poliedrico, abile organista e compositore. Numerosa la sua produzione musicale che contiene diversi mottetti religiosi, l'Inno Eucaristico del 1936 e l'Inno ai Caduti con testo di Mario Beccaria, papà di don Sandro, composto appositamente per l'inaugurazione del monumento ai Caduti, avvenuta il 18 novembre 1923. Una sua caratteristica fu l'estrosità, tant'è che ancora oggi qualche anziano lo ricorda mentre si esercitava all'organo con le spalle rivolte allo strumento!

Come direttore della Schola Cantorum, nel 1919 a don Vigorelli succede il santangiolino don Giuseppe Saletta, ottimo musicista che negli anni '30, dopo essersi perfezionato alla Scuola musicale "Gaffurio", sarà chiamato a Lodi come direttore della cappella del Duomo. Il parroco d'allora, don Domenico Mezzadri, affida a don Saletta la direzione, oltre che della corale parrocchiale, anche della banda e lo invita a formare, nel 1921, una piccola orchestra che servirà per esibizioni teatrali e di aiuto alle funzioni in chiesa. Questa piccola formazione orchestrale, insieme alla Scuola di canto, con al pianoforte il maestro Paratico, debutta nel mese di marzo del 1922, con l'esecuzione di "Colombo Fanciullo", melodramma in due parti di Leone Morione con musica del maestro Polleri. La rappresentazione viene eseguita per tre volte, la prima nel salone del Circolo ( che era collocato nei locali dell'Oratorio, allora a S. Bartolomeo), la seconda a Graffignana e la terza al teatro Savarè. Conosciamo anche i cognomi degli attori protagonisti: grossi, Gatti, Biancardi e Tortini.


Don Sandro Beccaria mentre dirige la "Schola
Cantorum S. Cecilia"

Nei primi mesi del 1923, la Schola Cantorum, diretta dal maestro don Giuseppe saletta e accompagnata all'organo dal maestro Paratico viene invitata a Branzi (BG) a condecorare solenni funzioni religiose. Il quotidiano "L'Eco di Bergamo" ne parlò così: "La musica fu eseguita con una valentia e rara squisitezza tale da lasciare in tutti il desiderio di riudire tra noi i bravi cantori".

Nell'anno 1927, per la festa patronale di S. Antonio, la Schola Cantorum risulta composta da una quindicina di voci virili (tenori e bassi) e di una quarantina di voci bianche (ragazzi). Il nuovo direttore è don Ernesto Merlini che guiderà la corale sino all'anno 1937. L'anno dopo, il 21 aprile, a Lodi viene indetta una gara corale a cura della federazione giovanile. La scuola di canto di Sant'Angelo ottiene il primo premio con le congratulazioni di mons. Vescovo, il quale giunto dopo l'esibizione dei nostri cantori, chiede di ascoltare alcuni brani che furono calorosamente applauditi. E' interessante pure conoscere gli autori dei canti che vengono eseguiti in quegli anni, accompagnati dal maestro Paratico e dalla Orchestra. Soprattutto il Gregoriano e Perosi, ma anche Balladori, Haydn. Mercanti, Brugnoli, Neri, Bernabey, Paratico e anche un Gaudeamus, a tre voci dispari, tolto da un manuale antico e adattato da don Sante Vigorelli.

A Teatro centrale, il 22 novembre 1930, per festeggiare S. Cecilia, patrona della musica, viene effettuata una serata musicale-drammatica con la partecipazione dell'orchestra diretta dal maestro Baldini , la Scuola di canto e la filodrammatica. I cantori eseguono cori di Gounod e di Rossini, mentre grande successo ottengono i cantori "solisti" Cesarino Grossi (detto Cesarèn della Basterina, considerato il Beniamino Gigli di Sant'Angelo), Tiziano Cordoni e Giuseppe Biancardi. L'orchestra interpreta la Sinfonia di Cimarosa, la Fantasia del valente e la Suite de valse del Becucci. Applauditissimo il Concerto per violino e pianoforte eseguito da Peppino Savarè e dal maestro Baldini e l'esecuzione del pezzo a quattro mani dal Ballo in Maschera di Verdi che ha come interpreti il maestro Paratico e Adele Brambatti. Per la filodrammatica recitano: Domenico Altrocchi, Francesco e Fedele Cerri, Renzo Isella e un giovanissimo Bruno Oldani. Il 29 giugno 1934 avviene la scomparsa di don Giuseppe saletta, a soli 52 anni d'età. Durante le esequie un gruppo di sacerdoti, sotto la direzione di don Ernesto Merlini, esegue la Messa da Requiem di Perosi. Sono questi gli anni più proficui per i cantori santangiolini: lo prova il fatto che per condecorare le funzioni in parrocchia esistono due diversi gruppi di cantori: la Schola cantorum, che si esibisce nelle circostanze solenni eseguendo brani impegnativi, e il Coro parrocchiale che si presta ogni domenica per il canto della Messa e dei Vespri pomeridiani, eseguendo soprattutto canti gregoriani.


Immagine recente della corale

L'orchestra è impegnata ad affiancare la Compagnia Filodrammatica che si esibisce in quegli anni a san Colombano, a Caslpusterlengo, a Villavesco e parecchie volte al Teatro Centrale. Nel settembre 1936 la Schola Cantorum è invitata a Lodi per il Congresso Eucaristico. In piazza Duomo esegue, applauditissima, il coro Presso il fiume stranier di Gounod, alla presenza del card. Caccia Dominioni, il quale entusiasta della esibizione chiede ai ragazzi-soparani la loro provenienza. "Siamo di Sant'Angelo", rispondono; al che il Cardinale ribatte: "E' vero che a Sant'Angelo non c'è il cimitero?". "Venga un po' a vedere!", questa è la schietta risposta. Nel 1938 don Ernesto Merlini lascia Sant'Angelo per diventare parroco di Senna Lodigiana. Gli succedono alla guida della Schola Cantorum i direttori: don Sandro Beccaria; don Carlo Cerri; don Lino Magenes; don Gianni Bergamaschi; don Mario Cappello; don Lorenzo gatti e don Domenico Grazioli. Attualmente dirige la Corale parrocchiale il maestro Carlo Rognoni.

Tra i musicisti santangiolini occupa un posto importante mons. Giuseppe Beccaria, nato a Sant'Angelo il 23 settembre 1916 e morto il 23 giugno 1987. Lo si ricorda occasionalmente direttore della nostra corale di cui apprezza le doti canore. Diplomato in direzione, canto corale e composizione in musica sacra, ha all'attivo una cospicua produzione musicale, tra cui una cantata dal titolo "La visione di Madre Cabrini".

Anche don Sandro Beccaria, straordinario musicista e direttore lascia un segno indelebile in coloro che sono stati partecipi delle immense capacità di interprete, della sua elevatissima sensibilità musicale e della sua melodiosa voce tenorile.

Nel 1945, dopo la scomparsa del maestro Paratico, il posto di organista viene assunto dal maestro Giovanni Bracchi, diplomato in organo, composizione e canto corale. E' musicista eclettico e alterna l'attività di esecutore a quella di compositore di musica sacra con una delicatezza ineguagliabile.

Sono moltissimi i santangiolini che si nono distinti in questa attività artistica ed è impossibile citarli tutti. Ci limitiamo a ricordare i nomi "storici": Antonio Amici e il figlio Domenico Antonio; Giovanni Sommariva; Domenico Lunghi; Paolo Scacchi; Francesco Cerri; Luigi Biancardi; Edoardo Moroni; Tiziano Cordoni; Cesarino Grossi; Giuseppe Biancardi; Domenico Savarè; Francesco Lunghi; Giuseppe Maiocchi; Pietro Bellani; Martino Beccaria; Peppino Beccaria; Angelo Biancardi; Luigi Migliavacca; Giuseppe Amici; Giovanni Amici; Luigi Abbiati; Angelo Maiocchi; Leonildo Tonali; Enrico Lunghi; Giuseppe Lunghi; Clemente Bracchi; Luigi Cella; Domenico Cambielli; Franco Cantoni; Teresio Tonali; Antonio Semenza; Cesare Senna.

Scorrendo questi nomi, balza all'occhio la provenienza di molti personaggi provenienti dal Borgo S. Martino e S. Bartolomeo. E' una curiosità che può forse trovare spiegazione nell'attività che si svolgeva in quel rione, la lavorazione della corda con gli addetti che tutto il giorno cantavano a squarciagola mettendo in mostra le loro qualità vocali, gareggiando tra loro süi santé e probabilmente per accompagnare il ritmo di lavoro così come avveniva in tanti altri paesi: basti pensare al blues per i negri d'America, nato come canto di lavoro nei campi di cotone.

(1. continua) Antonio Saletta

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