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Molti santangiolini sanno che fra i personaggi più illustri
ospitati dai Bolognini presso il loro castello vi fu Giacomo
Casanova. L'episodio, avvenuto nel marzo del 1763, è peraltro
giustamente ricordato da un'iscrizione che si può leggere su
uno dei muri dell'anticortile del castello.
Pochissimi invece conoscono le circostanze che condussero il
noto "libertino", il cui nome è da tempo immemore divenuto sinonimo
di seduttore e rubacuori, a soggiornare nel nostro paese. Ebbene
nella sua conferenza, tenuta il 21 ottobre presso il Castello,
il prof. Luigi Samarati, direttore della rivista "Archivio Storico
Lodigiano" e presidente della Società storica lodigiana, ha
ampiamente trattato il problema e svelato una serie di situazioni
e circostanze, in genere note solo agli specialisti.
Per raccontare e chiarire le vicende lodigiane e santangioline
di Casanova, Samarati ha citato ampiamente brani delle Memorie
del veneziano, mettendo opportunamente in evidenza la gran messe
di notizie che da questo testo si possono ricavare. Informazioni
assai utili non solo per conoscere, quasi in presa diretta,
le agitate vicende amorose del protagonista, ma anche per saperne
di più ciorca la mentalità, gli usi e i costumi dell'epoca dei
"lumi": il secolo cioè che ha segnato indelebilmente l'età contemporanea
con le rivoluzioni americana e francese.
Molto interessante la descrizione che Casanova svolge delle
condizioni piuttosto precarie del castello Bolognini in quell'epoca.
Da tali scritti traspare ampiamente il non ottimo stato di salute
finanziaria della famiglia Bolognini in quegli anni.
Fu proprio un Giuseppe Bolognini, conosciuto da Casanova a Torino,
a invitare il noto personaggio a Milano e a introdurlo nel proprio
ambiente familiare. Qui Casanova fu attratto dalla consorte
di Giuseppe Bolognini, più nota con il nomignolo di "Spagnoletta",
con la quale aveva uno scambio di lettere: una corrispondenza
che stuzzicò la curiosità del Casanova e da cui scaturì poi
la decisione di accettare l'invito a soggiornare presso il castello
Bolognini a Sant'Angelo.
Ma la vicenda con la "Spagnoletta" prenderà ben presto una piega
inaspettata, con intervento di fattucchiere, preti e altri non
previsti personaggi. La visita a Sant'Angelo e a Lodi condurrà
poi Casanova a conoscere altre signore del bel mondo lodigiano
e in particolare di una certa Gelsomina, nome fittizio dato
ad una Gandini, donna dal forte profilo intellettuale, della
quale Casanova si innamorò e che riuscì in modo rocambolesco
a possedere.
Samarati ha fatto, a ragione, rilevare le numerose interessanti
notizie che dalle Memorie del Casanova emergono sulla società
e perfino sulla gastronomia lodigiana, i cui piatti più significativi
vengono con precisione elencati nei resoconti degli incontri
conviviali del- Casanova, dandoci così agio di verificare ciò
che è ancora vivo e ciò che è morto di quell'antica tradizione
culinaria lodigiana.
L'oratore non ha tuttavia mancato di sottolineare adeguatamente
l'importanza di Casanova come figura intellettuale, tipica espressione
della cultura dell'epoca, dominata da una filosofia materialistica
e gaudente che considerava la religione poco più che una superstizione.
Casanova fu tra l'altro autore di numerose altre opere che testimoniano
di questa sua attività intellettuale assai poliedrica, influenzata
da pensatori come Voltaire, che frequentò per anni, e da tutti
i maggiori uomini di cultura che hanno segnato intellettualmente
il secolo dei "lumi".
Samarati ha saputo rendere con leggerezza e con ironia una figura
complessa come quella di Casanova, catturando l'attenzione di
un pubblico assai curioso e concentrato.
Dobbiamo essere grati all'associazione "Amici del Castello"
- nell'ambito della quale un particolare ruolo animatore viene
svolto dalla signora Letizia Tonali - per queste proposte di
alto spessore culturale che ci auguriamo continuino e vedano
una sempre maggiore partecipazione di pubblico.
Angelo Montenegro
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