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IL PONTE
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ANNO 5- N.2(Versione web - anno 2 n.2) NUOVA SERIE APRILE 2001

Disoccupati
A proposito dei cassintegrati della cartiera di Vidardo

Nel numero di febbraio del nostro giornale avevamo pubblicato e chiosato una lettera, firmata "un disperato", scritta da uno dei cassintegrati santangiolini della cartiera di Vidardo. In quelle parole semplici, ma quasi gridate, emergeva palpabilmente la drammaticità della situazione che quella famiglia sta vivendo. E’ anche per questo che avevamo richiamato l’attenzione dei lettori su un problema di cui pochissimi avevano fino a quel momento parlato. Qualche settimana dopo, quasi fossimo stati involontari profeti, la questione è stata denunziata con forza, occupando ampio spazio in prima pagina, dal quotidiano locale sotto il titolo "La cartiera verso il fallimento" ("Il Cittadino", 13 marzo 2001).Degli iniziali 85 dipendenti della società ne sono rimasti ora poco meno che 50, metà dei quali santangiolini, con famiglie a carico e costretti a vivere senza stipendio da novembre. Si tratta per la maggior parte di lavoratori avanti con gli anni o vicini all’età pensionabile, quindi di difficile "ricollocazione" nel mercato del lavoro. Alcuni, più giovani o più fortunati, appena sono riusciti a trovare un’alternativa, sia pure precaria, hanno lasciato la cartiera, ma quelli che vi sono rimasti vivono ancora oggi nelle drammatiche condizioni che abbiamo descritto. Possiamo immaginare la crescente angoscia di quelle famiglie che, private per mesi del loro, spesso, unico reddito da lavoro, debbono ogni giorno arrabattarsi per far quadrare i conti e continuare, in dignitoso silenzio, a mantenere i figli a scuola, a far fronte alle normali spese familiari e a pagare le bollette che arrivano con inesorabile puntualità.Sembra ormai svanita la possibilità - che si era inizialmente profilata - di acquisto della cartiera da parte di una nuova società e si va probabilmente verso la dichiarazione fallimentare. Sappiamo che il sindacato sta cercando soluzioni accettabili per i dipendenti e sappiamo anche che le autorità locali, il sindaco Pecorari di Vidardo e il sindaco Crespi di Sant’Angelo, in collaborazione con le autorità provinciali, stanno cercando difficili soluzioni del problema. I risultati tardano comunque a venire e intanto la situazione economica e psicologica di queste persone si va sempre più deteriorando.Non tocca a noi, naturalmente, suggerire soluzioni: non ne abbiamo né i mezzi né le competenze. Vorremmo però ancora una volta richiamare l’attenzione su un problema di cui dovrebbe farsi carico l’intera comunità. La Sant’Angelo ricca e opulenta non deve, non può distogliere lo sguardo, quasi infastidito, dal problema dei concittadini che vivono questo disagio. Si è taciuto e si tace troppo su queste situazioni, la cui soluzione non può essere semplicemente delegata agli altri. Non invochiamo forme di "pietismo", che queste persone non cercano e non vogliono. Pensiamo però che sarebbe doveroso esprimere con maggior forza e concretezza la solidarietà di tutti i santangiolini per il loro dramma, far sentire con maggior determinazione la pressione della nostra comunità sulle autorità competenti affinché moltiplicano i loro sforzi per giungere al più presto a una soluzione positiva del problema.

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