1944-1945
Vittime civili della guerra
Il 25 aprile si ricorda la liberazione
dell’Italia dall’occupazione nazifascista e la fine della guerra
per il nostro paese, grazie alla vittoriosa lotta partigiana,
che fra il 1943 e il 1945 insanguinò tutto il centro-nord,
e all’intervento delle armate anglo-americane con lo sbarco in
Sicilia e la progressiva occupazione della penisola.
Cesare Sabbioni
In quegli anni tremendi l’Italia
fu doppiamente vittima. Da una parte le truppe tedesche, appoggiate
dai fascisti della Repubblica di Salò, si resero colpevoli
di numerosi massacri di civili perpetrati per pura rappresaglia.
Dall’altra le città e i paesi furono oggetto dei bombardamenti
delle truppe alleate che intendevano piegare la resistenza opposta
dai nazifascisti. I coniugi Semenza sono stati a Sant’Angelo le
indimenticate vittime civili della cieca ferocia fascista e come
tali vengono ogni anno giustamente ricordati.
Ma Sant’Angelo ha avuto anche
altri morti innocenti che sono stati ingiustamente dimenticati,
forse perché caduti a causa di quello che, con crudele
eufemismo, si usa chiamare "fuoco amico", vittime cioè
dei bombardamenti alleati. In paese ve ne furono almeno due: Cesare
Sabbioni, santangiolino, e Arnaldo Fusco, sfollato, ospite di
Sant’Angelo.
La storia di Sabbioni è
simile a quella di molti altri concittadini che in tutta la penisola
perirono in quegli anni per le pesanti e sistematiche incursioni
aeree. Nel settembre del 1944, quando Cesare venne ucciso, aveva
43 anni (era nato il 6 ottobre 1901 da Angelo e Francesca Ferrari)
e lavorava come carrettiere in borgo S. Rocco, alle dipendenze
del sig. Angelo Pozzi, per il trasporto della ghiaia. Era una
persona semplice che amava il suo lavoro. Gli piacevano molto
anche i suoi due cavalli, cui sapeva badare con particolare cura.
Il 30 settembre del 1944, Cesare era andato a ritirare fuori paese
una partita d’uva che doveva trasportare a Sant’Angelo, precedendo
altri due carri con il medesimo carico. Sembrava un giorno come
tutti gli altri, ma giunto nei pressi di Spessa Po, un aereo militare
alleato (forse americano), piombando dal cielo con una improvvisa
picchiata, sparò a raffica sui tre carri sottostanti colpendo
in pieno il primo, guidato da Cesare, che rimase ferito a morte
con i suoi due cavalli, spirando dopo circa due ore di agonia.
Lasciando la moglie Cristina e tre figli in tenera età.
In quei giorni la notizia fece grande scalpore in paese dove Cesare
e la sua famiglia erano molto conosciuti. Con il tempo di quel
fatto non si è più parlato e gradualmente se ne
è persa la memoria. Da anni la sua tomba è stata
rimossa dal cimitero di Sant’Angelo e di lui non rimane che questo
ricordo che i figli hanno silenziosamente conservato con l’unica
foto che pubblichiamo.
L’anno successivo si verificò
un’analoga tragedia che ebbe come vittima un ospite di Sant’Angelo,
il dott. Arnaldo Fusco, uno sfollato di Pignataro Maggiore (Na),
che cercò di rendersi utile alla popolazione svolgendo
attività di medico supplente a Borghetto Lodigiano. Anche
il dottore, il 22 febbraio 1945, rimase vittima di un aereo alleato
che mitragliò il camion sul quale viaggiava, all’altezza
della Malpensata. Il dottor Fusco, al cui funerale, secondo le
cronache dell’epoca, partecipò la gran parte della popolazione,
venne poi sepolto nel nostro cimitero.
Ma le vittime santangioline degli
attacchi aerei potevano essere molto più numerose. Il 18
marzo del 1945, infatti, - era domenica – l’abitato subì
un’incursione aerea di due caccia bombardieri americani che lanciarono
quattro bombe "dirompenti". Due esplosero nei pressi
della Mottina, senza fare troppi danni, ma altre due, stando sempre
alle cronache dell’epoca, andarono a colpire un caseggiato di
proprietà di Luigi Corsi alla Contradella (oggi via Pandini),
distruggendo completamente due abitazioni "degli inquilini
Mansueto Savarè e Cerri". Fu solo per un caso che
non si verificò una strage, anche se la moglie e la bambina
del Cerri rimasero gravemente ferite.
Cesare Sabbioni e Arnaldo Fusco
non erano eroi e nemmeno combattenti. Erano due dei tanti normali
cittadini che nel corso della guerra cercarono, come tutti, di
sopravvivere. Ma furono più sfortunati degli altri, e con
la loro morte sono andati ad allungare la macabra lista dei milioni
di innocenti civili caduti nell’ultima guerra in tutto il mondo.
Angelo Montenegro