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IL PONTE
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ANNO 6 - N.2 (Versione web - anno 3 n.2) NUOVA SERIE APRILE 2002

1944-1945

Vittime civili della guerra

Il 25 aprile si ricorda la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista e la fine della guerra per il nostro paese, grazie alla vittoriosa lotta partigiana, che fra il 1943 e il 1945 insanguinò tutto il centro-nord, e all’intervento delle armate anglo-americane con lo sbarco in Sicilia e la progressiva occupazione della penisola.


Cesare Sabbioni

In quegli anni tremendi l’Italia fu doppiamente vittima. Da una parte le truppe tedesche, appoggiate dai fascisti della Repubblica di Salò, si resero colpevoli di numerosi massacri di civili perpetrati per pura rappresaglia. Dall’altra le città e i paesi furono oggetto dei bombardamenti delle truppe alleate che intendevano piegare la resistenza opposta dai nazifascisti. I coniugi Semenza sono stati a Sant’Angelo le indimenticate vittime civili della cieca ferocia fascista e come tali vengono ogni anno giustamente ricordati.

Ma Sant’Angelo ha avuto anche altri morti innocenti che sono stati ingiustamente dimenticati, forse perché caduti a causa di quello che, con crudele eufemismo, si usa chiamare "fuoco amico", vittime cioè dei bombardamenti alleati. In paese ve ne furono almeno due: Cesare Sabbioni, santangiolino, e Arnaldo Fusco, sfollato, ospite di Sant’Angelo.

La storia di Sabbioni è simile a quella di molti altri concittadini che in tutta la penisola perirono in quegli anni per le pesanti e sistematiche incursioni aeree. Nel settembre del 1944, quando Cesare venne ucciso, aveva 43 anni (era nato il 6 ottobre 1901 da Angelo e Francesca Ferrari) e lavorava come carrettiere in borgo S. Rocco, alle dipendenze del sig. Angelo Pozzi, per il trasporto della ghiaia. Era una persona semplice che amava il suo lavoro. Gli piacevano molto anche i suoi due cavalli, cui sapeva badare con particolare cura. Il 30 settembre del 1944, Cesare era andato a ritirare fuori paese una partita d’uva che doveva trasportare a Sant’Angelo, precedendo altri due carri con il medesimo carico. Sembrava un giorno come tutti gli altri, ma giunto nei pressi di Spessa Po, un aereo militare alleato (forse americano), piombando dal cielo con una improvvisa picchiata, sparò a raffica sui tre carri sottostanti colpendo in pieno il primo, guidato da Cesare, che rimase ferito a morte con i suoi due cavalli, spirando dopo circa due ore di agonia. Lasciando la moglie Cristina e tre figli in tenera età. In quei giorni la notizia fece grande scalpore in paese dove Cesare e la sua famiglia erano molto conosciuti. Con il tempo di quel fatto non si è più parlato e gradualmente se ne è persa la memoria. Da anni la sua tomba è stata rimossa dal cimitero di Sant’Angelo e di lui non rimane che questo ricordo che i figli hanno silenziosamente conservato con l’unica foto che pubblichiamo.

L’anno successivo si verificò un’analoga tragedia che ebbe come vittima un ospite di Sant’Angelo, il dott. Arnaldo Fusco, uno sfollato di Pignataro Maggiore (Na), che cercò di rendersi utile alla popolazione svolgendo attività di medico supplente a Borghetto Lodigiano. Anche il dottore, il 22 febbraio 1945, rimase vittima di un aereo alleato che mitragliò il camion sul quale viaggiava, all’altezza della Malpensata. Il dottor Fusco, al cui funerale, secondo le cronache dell’epoca, partecipò la gran parte della popolazione, venne poi sepolto nel nostro cimitero.

Ma le vittime santangioline degli attacchi aerei potevano essere molto più numerose. Il 18 marzo del 1945, infatti, - era domenica – l’abitato subì un’incursione aerea di due caccia bombardieri americani che lanciarono quattro bombe "dirompenti". Due esplosero nei pressi della Mottina, senza fare troppi danni, ma altre due, stando sempre alle cronache dell’epoca, andarono a colpire un caseggiato di proprietà di Luigi Corsi alla Contradella (oggi via Pandini), distruggendo completamente due abitazioni "degli inquilini Mansueto Savarè e Cerri". Fu solo per un caso che non si verificò una strage, anche se la moglie e la bambina del Cerri rimasero gravemente ferite.

Cesare Sabbioni e Arnaldo Fusco non erano eroi e nemmeno combattenti. Erano due dei tanti normali cittadini che nel corso della guerra cercarono, come tutti, di sopravvivere. Ma furono più sfortunati degli altri, e con la loro morte sono andati ad allungare la macabra lista dei milioni di innocenti civili caduti nell’ultima guerra in tutto il mondo.

Angelo Montenegro

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