Era da tempo immemorabile che nel Lodigiano non si assisteva ad un’alluvione come quella che si è abbattuta sul nostro territorio sul finire di novembre. Ha colpito particolarmente il capoluogo di provincia provocando danni ingenti che si stanno ancora esattamente calcolando: migliaia di sfollati milioni di euro di danni, drammi di famiglie che hanno visto danneggiate cose e abitazioni realizzate con anni di sacrifici. Una situazione che per la sua eccezionale gravità, ha tenuto in apprensione l’intera nazione, mantenendo per giorni le prime pagine di giornali e telegiornali. sarà molto difficile dimenticare le drammatiche immagini di intere famiglie sorprese in casa dalla furia dell’acqua, talvolta con anziani e bambini da accudire e mettere i salvo. Solo per un caso fortuito non si sono dovute lamentare vittime. Ci vorrà parecchio tempo e soprattutto parecchio denaro per rimarginare le ferite inferte dall’Adda alla parte bassa della città e alle famiglie che vi abitano. Ma ci vorrà anche una forte mobilitazione per far sentire la concreta solidarietà di tutti per le famiglie e le aziende colpite. Meno drammatica è stata la situazione provocata dal Lambro che qui da noi, grazie alla posizione relativamente elevata di Sant’Angelo, non ha fatto i danni prodotti in altre città e paesi che attraversa nel suo lungo percorso nella prte più settentrionale della Lombardia. E’ rimasta comunque grande l’impressione destata dal livello di piena raggiunta dal Lambro che per alcuni giorni si è fatto minaccioso, andando a lambire la parte più alta dei ponti nel ramo meridionale e in quello settentrionale e abbattendo "la ponticella", che collegava la frazione di Domodossola a Castiraga Vidardo, già seriamente danneggiata nell’ultima piena che si era verificata qualche tempo fa. In quella circostanza il WWF Alto Lodigiano aveva lanciato un appello affinché i comuni interessati intervenissero l’antico ponte, considerato il valore storico del manufatto. La sua origine viene infatti risalire al ‘500 e negli ultimi tempi specialmente era venuto a ricoprire una posizione nodale in un percorso ciclopedonale sempre più frequentato. Ora ci si interroga in che modo le autorità interessate potranno o vorranno intervenire per ripristinare in quel punto il collegamento fra le due sponde del Lambro, anche in vista delle progettate piste ciclabili.
E’ comunque impressionante lo spettacolo che si presentava di un Lambro abbondantemente uscito dagli argini e fattosi minaccioso anche per alcune vie di comunicazione,come documentato da alcune foto che pubblichiamo. Particolarmente impressionante appare il livello raggiunto nella parte della cascina Mattina che nella foto appare sullo sfondo, quasi un’ isola circondata dalle acque. Non abbiamo ricevuto notizie di danni subiti dalle cascine del nostro territorio, anche se a un certo momento sono saliti alle stelle i timori e l’apprensione per il livello raggiunto dal nostro fiume. Abituati ormai da tempo a parlare del Lambro in relazione ai problemi ambientali e a raffigurarcelo come una fogna a cielo aperto, avevamo quasi dimenticato di quanta forza della natura si possa da esso sprigionare. Il livello raggiunto da questa storica piena del mese di novembre è venuto invece minaccioso e improvviso a ricordarcelo.
I numeri della solidarietà
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