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IL PONTE
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i detti di una volta aforismi popolari

ANNO 6 - N. 6 (Versione web - anno 3 n.6) NUOVA SERIE DICEMBRE 2002

Proverbi e Soprannomi

Si diceva una volta…….

Quando la saggezza e l’esperienza erano condensate in brevi aforismi e l’anagrafe popolare funzionava con nominagli coloriti

Continuiamo, in questo numero, la pubblicazione commentata di proverbi riguardanti la lavorazione dei campi. Anche questi, come quelli già pubblicati, sono contenuti nel manoscritto datato 1862 rinvenuto nella sacrestia della chiesa dedicata alla Madonna della Salette, adiacente a Villa Cortese. Rinnoviamo l’invito ai nostri lettori di inviarci altri antichi proverbi a loro noti, con la spiegazione del relativo significato.

Ingrassa i campi
prima di Natale con terra,
con concime al Carnevale.

Proverbio agronomico. Riguarda la necessità e la modalità di reintegrare nel terreno agrario i materiali e le sostanze necessarie a mantenerne la fertilità. L’apporto di terra aveva, probabilmente, una funzione ammendante, atta cioè a migliorare struttura e tessitura del suolo agrario, mentre l’apporto di concime a Carnevale, cioè quando le piante si accingono a riprendere il ciclo vegetativo annuale, serve a rendere disponibile il necessario nutrimento.

Quando non viene il sol dopo la neve,
neve aspettare ancor presto si deve.

Proverbio meteorologico di ovvia interpretazione. La permanenza di un cielo nuvoloso e coperto promette nuove precipitazioni a breve. Se la temperatura è bassa, è facile prevedere che tali precipitazioni siano nevose.

Dopo san Benedetto
fa la brina spesso e netto.

Proverbio agro-meteorologico. L’arrivo cronologico (il 21 marzo) della primavera non significa che la stagione sia ormai avanzata. Non si possono quindi escludere forti abbassamenti della temperatura notturna e quindi il rischio frequente, anche a fine marzo, di gelide brinate. Con conseguenti prevedibili danni alle colture, specialmente alle piante da frutto già in fiore.

Chi vuol far buona fortuna
poco conti sulla luna.

Proverbio agro-astronomico. Può anche darsi che le fasi lunari abbiano una qualche influenza sull’andamento della produzione agricola. Ma più che regolare le operazioni colturali in relazione ad esse, vale affidarsi a tecniche colturali (di semina, di irrigazione, di concimazione, di conservazione della fertilità del suolo, ecc.) aggiornate, efficaci, correttamente e puntualmente applicate.


Quando abbiamo pubblicato questa fotografia, non sapevamo chi fosse la persona ritratta.

Qualche giorno dopo l'uscita dello scorso numero del PONTE, la signora Carla Rusconi Manzoni ci ha informa to che quella persona era suo padre Lüisén Rüscòn, ritratto ancora giovane, quando, come tanti santangiolini, per sbarcare il lunario foceva il tilè.

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Passiamo ora alla seconda piccola rassegna di soprannomi-scumagne, nella convinzione, già espressa, che chi dovesse riconoscervi membri della propria famiglia, ne ricavi un senso di sereno ricordo di un epoca remota e non di fastidio.

Anche per questi, come per i proverbi, ripetiamo l’invito ai lettori del PONTE di segnalarne di nuovi, con la relativa spiegazione.

Adiopenelli

Addio pennelli: finita la guerra, questo signore, che di mestiere prima faceva l’imbianchino, pensò che fosse venuto il momento di smettere con il vecchio lavoro e quindi, di dare l’addio agli strumenti della sua attività. Una sua dichiarazione in tal senso, probabilmente, è valsa a sollecitare l’arguzia popolare quanto bastava per appioppargli il nomignolo che l’accompagnò per il resto dei suoi giorni.

Cincong

King-Kong: il mitico orango, protagonista di film famosi sia del lontano passato, che di anni recenti, è valso il soprannome ad un personaggio locale che, probabilmente per fattezze e atteggiamenti, poteva, in qualche modo, ricordare la grande scimmia.

 

El frè dî dunéi

Il fabbro dei conigli: l’ironico titolo artigianale attribuì l’improbabile attività di ferrare i conigli, come si fa con i cavalli, ad una persona molto pacata, dai modi gentili e riguardosi, quali avrebbero dovuto essere quelli, appunto, di un maniscalco che volesse mettere i ferri a quelle tenere bestiole che sono i conigli.

Nutürnu

Notturno: di mestiere faceva la guardia notturna. Dev’essere stato un lampo: in un’epoca in cui ci si coricava al calar del sole e, per lavorare, ci si alzava al canto del gallo, veder qualcuno che, in modo del tutto lecito, agiva e viveva durante la notte doveva sembrare un fatto assolutamente degno di nota. Per un uomo di tal genere, una degna scumagna era un’occasione da non perdere.

Angelo Pozzi

 

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