ANNO 7 - N. 2 (Versione
web - anno 4 n.2) NUOVA SERIE APRILE 2003
Diario di bordo
Sant'Angelo Calcio
Le partite di febbraio e marzo.
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Chiuso il mese di gennaio, con un inatteso mezzo passo falso casalingo
quale è stato l’1-1 agguantato con la Bergamasca
Zanica, il Sant’Angelo si riscatta inserendo
il turbo e risalendo pian piano la graduatoria: un altro 1-1, stavolta
raccolto in Piemonte al cospetto dello scorbutico Trino ed un successo
di misura (2-1, con reti di Marco Arena all’8’ e di Provenzano
al 76’) conseguito in casa con il Robbio, dell’ex
tecnico barasino Marzio Buscaglia,
permettono infatti ai rosso-neri di pronunciare un termine, promozione,
fino a quel momento assolutamente vietato per scaramanzia. A questo punto,
infatti, il Sant’Angelo, quasi rifondato dal nulla l’estate scorsa, si
trova in piena lotta per il salto di categoria, insieme a compagini che,
in teoria, avrebbero dovuto “uccidere” il torneo e che, invece, stanno
clamorosamente arrancando.
Sant'Angelo-casale 1-1. Baldini va alla conclusione,
mentre El Sheikh (sulla sinistra) osserva.
Il segreto di questo successo (perché, comunque vada a finire, il semplice fatto di lottare per la
Serie C/2 rappresenta già di per sé un vero e proprio successo) risiede,
oltre che nelle qualità di mister Tassi e dei suoi uomini, anche nelle
lungimiranti scelte della dirigenza, la quale si è dimostrata capace non
solo di scovare dall’anonimato dei buoni giocatori, ma anche di inserirli
in un contesto tecnico ove ognuno sa cosa deve fare, creando in tal modo
un “meccanismo” quasi perfetto. Il Sant’Angelo attuale ricorda, non solo
per il colore delle maglie, ma anche (o soprattutto) per come
è stato costruito, il Foggia di Zdenek
Zeman edizione 1992-’93, quella squadra “orfana”
del quartetto Signori-Baiano-Shalimov-Rambaudi
e costituita da ragazzi poco più che ventenni scovati dal direttore sportivo
Giuseppe Pavone nelle serie inferiori, la quale, a detta di molti, avrebbe
dovuto finire dritta in Serie B e che, invece, si salvò brillantemente,
sfoggiando un ottimo gioco e mettendo parecchie volte in difficoltà le
“grandi” della massima serie (come accadde il 13 dicembre 1992, in occasione
del successo per 2-1 sulla Juventus, piegata
dalle reti di Pierpaolo Bresciani al 50’ e di Paolo Mandelli
al 55’), ponendo inoltre in mostra parecchi validi elementi che si sarebbero
successivamente accasati a ben più prestigiose compagini (un nome su tutti:
il nazionale “Gigi” Di Biagio, oggi in forza all’Inter).
Così il Sant’Angelo, dopo aver dunque già vinto il suo primo campionato,
lancia lo sprint nel tentativo di vincerne un altro: dopo la sfortunata
sconfitta (0-1) esterna, patita contro il Pergocrema,
squadra tutt’altro che irresistibile ma sfacciatamente aiutata dalla dea
bendata, il sodalizio del patron Luca Gaeli
riprende infatti la propria marcia prima piegando per 2-1, con reti
di Christian Arena al 49’ e di Carboni al 50’,
il Pizzighettone di Paolo Curti (un
ex del quale, a ben guardare, non si sente affatto la mancanza), poi impattando
per 1-1 (rete di Baldini al 16’) sul campo dell’ostico
Cuneo, presentandosi in tal modo alla vigilia della partitissima interna
che lo oppone alla capolista Rodengo Saiano con un distacco di sei lunghezze.
Atteso spasmodicamente, per motivi opposti, da entrambe le parti in causa,
l’incontro con i giallo-blu di mister Crotti
è purtroppo segnato da uno spiacevole fatto extra calcistico, quale l’illecito
sportivo che sarebbe (il condizionale è d’obbligo) stato commesso dai
dirigenti del Rodengo Saiano: sembra infatti
che essi abbiano tentato di “comprare” la partita, offrendo la cifra di
ventimila euro ai loro omologhi santangiolini, i quali avrebbero rifiutato,
avvertendo altresì tempestivamente chi di dovere.
Una strana faccenda, insomma, sulla quale non è chiaro
né se, né quando, si potrà mai far luce…In ogni caso sul campo, i barasini
si dimostrano squadra di assoluto valore, non risentendo affatto di questa
brutta storia (la quale sembra riportarci ai tempi infimi delle partite
truccate dei primi anni Ottanta), strapazzando la capolista: dopo lo 0-1
firmato dal “figlio d’arte” Facchetti all’8’, i santangiolini
ribaltano infatti il risultato grazie alle realizzazioni di Salami al
9’ (bel colpo di testa in tuffo), di Chiaia
al 46’ e di Baldini all’86’ ed al 95’.
Il 4-1 (a dire la verità un po’ troppo largo) annichilisce così il sodalizio
bresciano, il quale si vede costretto a risalire mestamente quelle montagne
dalle quali era disceso con tanta boriosa sicurezza. A questo punto il
Sant’Angelo è un fascio di energie che neppure il successivo pareggio casalingo (1-1,
con rete di Provenzano in “zona Cesarini”) impostogli dal glorioso Casale riesce a piegare,
anche perché, ormai ufficialmente in lizza per il balzo fra i professionisti,
“guru” Guercilena ed i suoi scudieri hanno tutta
l’intenzione di continuare la loro scalata verso quella vetta della graduatoria
che in estate pareva essere soltanto un miraggio e che, invece, si è progressivamente
trasformata in una missione possibile.
Il rush finale del torneo vedrà i rosso-neri affrontare,
in sequenza, Pinerolo, Fanfulla, Vigevano, Fiorenzuola,
Palazzolo e Voghera, in sfide che, dagli sportivi
barasini, possono oggettivamente essere considerate come
sei spareggi, posti sulla strada di un traguardo denominato “Serie C/2”:
messe al bando le titubanze, il Sant’Angelo, in questo importantissimo
scorcio di torneo, deve quindi avere un solo obiettivo, che è “vincere”,
in qualsiasi modo. Poi alla fine si tireranno i conti, i quali, comunque
vada a finire, possono fin d’ora essere considerati ampiamente positivi,
dato che gli alfieri “lambrini” hanno già fatto
ben più di quanto era logico attendersi da loro. Questi ragazzi, arrivati
in sordina, sono già da considerarsi parte della storia del Sant’Angelo;
per entrare nella leggenda, in compagnia degli uomini (oggi anziani),
che toccarono la Serie C parecchi anni fa, non resta
loro che compiere un ultimo (e più importante) passo…
Giuseppe Livraghi
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