rifiuti solidi urbani


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IL PONTE
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ANNO 7 - N. 2 (Versione web - anno 4 n.2) NUOVA SERIE APRILE 2003

Rifiuti solidi urbani

E’ partita la seconda fase

Bisogna rendere più semplice il compito dei cittadini

Nell’articolo pubblicato sullo scorso numero de IL PONTE avevamo elencato, a titolo di esempio, alcune domande la cui risposta poteva risultare non facile per i cittadini. Ad alcune di queste domande l’Amministrazione comunale ha dato risposte esaurienti, altre, ci sembra, sono rimaste in sospeso e, nel frattempo, ne sono sorte di nuove. Non intendiamo elencarle. Intendiamo invece riconoscere, prima di tutto, il grande sforzo che un’amministrazione deve compiere per modificare, migliorandolo, il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, anche se alcuni disguidi e diverse incertezze potevano probabilmente essere evitate con una più attenta pianificazione del nuovo servizio. Intendiamo anche sottolineare nuovamente l’importanza, per l’ambiente e per la salute dei cittadini, di un corretto smaltimento dei rifiuti e quindi la necessità, da parte di ciascuno di noi, di impegnarsi a fare bene e con costanza quanto ci viene richiesto dal Comune, separando i rifiuti di diversa natura e raccogliendoli nei contenitori adatti e depositandoli, nei giorni stabiliti, nei luoghi adatti per la raccolta.

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Detto questo, dobbiamo però osservare alcuni fatti ed alcune circostanze che non favoriscono, quando addirittura non lo ostacolano, il compito del cittadino.

Nella rubrica “La Posta” a pagina 6 pubblichiamo la lettera firmata di un’abitante del nostro paese che si lamenta dell’inefficienza del servizio di raccolta. I disagi potrebbero essere più fastidiosi con la stagione calda. Certo ci sono cittadini che non attendono il giorno prestabilito per depositare in strada il contenitori dei rifiuti, ma continuano ad accatastarli nei punti dove c’erano prima i cassonetti o attorno alle campane. Certo, in un paese dove qualcuno non trova di meglio che scaraventare una bicicletta nel Lambro e cospargere di cartacce e lattine un’aiuola che dovrebbe contribuire al decoro urbano, può sembrare opera difficilissima e quasi disperata quella di educare gli abitanti a tenere un comportamento civile. Ciò non toglie che, se qualcosa si può fare, per migliorare l’efficienza del servizio e facilitare l’impegno del cittadino, bisogna cercare di farlo.

E di cose da fare ce ne sono. La prima è non stancarsi mai di fornire notizie esaurienti, rispondendo, di volta in volta, con manifesti e con cartelloni, ai nuovi quesiti che si propongono. La seconda è mantenere una costante opera di persuasione, ribadendo per lungo tempo, anche attraverso la scuola, l’importanza di non disperdere i rifiuti nell’ambiente e di contribuire al loro riciclaggio. La terza è quella di mettere in campo azioni incisive perché i rifiuti vengano preidentificati. La quarta consiste nel contenere i rifiuti alla fonte. Le prime due sono azioni che il Comune può e deve condurre direttamente nei confronti dei propri abitanti. Le seconde due richiedono invece un coordinamento ed un intervento su larga scala condotto da tutti i comuni. Soffermiamoci brevemente su queste ultime.

Ci sono rifiuti di cui non si capisce bene la natura: non è chiaro se sono di carta o di plastica o di altro materiale ancora. Ci sono rifiuti che sono composti da parti in materiali diversi: ad esempio contenitori del latte in poliaccoppiato con tappo di plastica. Ci sono confezioni voluminose che comprendono anche tre materiali differenti: cartoncino con nastro in stoffa, vassoio interno in plastica, incarti in stagnola.

Sappiamo tutti che, per legge, chi produce beni di consumo alimentari è obbligato a stampare sulla confezione gli ingredienti contenuti nei prodotti confezionati (che siano merendine, bibite, pasta, verdure, ecc.). Allo stesso modo, per facilitare il corretto smaltimento dei rifiuti, dovrebbe essere obbligatorio indicare, sul contenitore di qualsiasi prodotto, che tipi di rifiuti (secco, umido, vetro, plastica, metallo, ecc.) sono generati da quel prodotto e dalla relativa confezione.

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Analogamente, per limitare la produzione di rifiuti all’origine e fare in modo che il cittadino non si ritrovi ogni settimana a produrre sacchi di scarti generati da beni di largo consumo, basterebbe attribuire un punteggio, da stampare in bella vista sulla confezione, che dia un’idea all’acquirente dell’impatto ambientale, in termini di costi di smaltimento, derivante dagli scarti generati da quel determinato prodotto. Pian piano il cittadino farebbe i suoi conti e cercherebbe, a parità di altre condizioni, di acquistare il prodotto che genera meno rifiuti, o rifiuti meglio riciclabili, o smaltibili a minor costo.

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Tutti i comuni italiani sono soggetti alle stesse leggi, anche per ciò che riguarda i rifiuti. Esiste l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani). Ed allora, perché Sant’Angelo non si fa promotore presso l’ANCI di azioni di questo genere? Perché a Sant’Angelo non si istituisce un Premio Nazionale per l’azienda che fabbrica prodotti o per l’inventore che ha ideato confezioni o sistemi di produzione i cui scarti hanno un minore impatto sull’ambiente e minori costi di smaltimento o di riciclaggio?

Angelo Pozzi 

 

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