rifiuti
solidi urbani
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Detto
questo, dobbiamo però osservare alcuni fatti ed alcune circostanze che
non favoriscono, quando addirittura non lo ostacolano, il compito del
cittadino. Nella
rubrica “La Posta” a pagina 6 pubblichiamo la
lettera firmata di un’abitante del nostro paese che si lamenta dell’inefficienza
del servizio di raccolta. I disagi potrebbero essere più fastidiosi con
la stagione calda. Certo ci sono cittadini che non attendono il giorno
prestabilito per depositare in strada il contenitori
dei rifiuti, ma continuano ad accatastarli nei punti dove c’erano prima
i cassonetti o attorno alle campane. Certo, in un paese dove qualcuno
non trova di meglio che scaraventare una bicicletta nel Lambro e cospargere
di cartacce e lattine un’aiuola che dovrebbe contribuire al decoro urbano,
può sembrare opera difficilissima e quasi disperata quella di educare
gli abitanti a tenere un comportamento civile. Ciò non toglie che, se
qualcosa si può fare, per migliorare l’efficienza del servizio e facilitare
l’impegno del cittadino, bisogna cercare di farlo. E di cose
da fare ce ne sono. La prima è non stancarsi mai di fornire notizie esaurienti,
rispondendo, di volta in volta, con manifesti e con cartelloni, ai nuovi
quesiti che si propongono. La seconda è mantenere una costante opera di
persuasione, ribadendo per lungo tempo, anche
attraverso la scuola, l’importanza di non disperdere i rifiuti nell’ambiente
e di contribuire al loro riciclaggio. La terza è quella di mettere in
campo azioni incisive perché i rifiuti vengano preidentificati.
La quarta consiste nel contenere i rifiuti alla fonte. Le prime due sono
azioni che il Comune può e deve condurre direttamente nei confronti dei
propri abitanti. Le seconde due richiedono invece un coordinamento ed
un intervento su larga scala condotto da tutti i comuni. Soffermiamoci
brevemente su queste ultime. Ci
sono rifiuti di cui non si capisce bene la natura: non è chiaro se sono
di carta o di plastica o di altro materiale ancora.
Ci sono rifiuti che sono composti da parti in
materiali diversi: ad esempio contenitori del latte in poliaccoppiato
con tappo di plastica. Ci sono confezioni voluminose che comprendono anche
tre materiali differenti: cartoncino con nastro in stoffa, vassoio interno
in plastica, incarti in stagnola. Sappiamo
tutti che, per legge, chi produce beni di consumo alimentari è obbligato
a stampare sulla confezione gli ingredienti contenuti nei prodotti confezionati
(che siano merendine, bibite, pasta, verdure, ecc.). Allo stesso modo,
per facilitare il corretto smaltimento dei rifiuti, dovrebbe essere obbligatorio
indicare, sul contenitore di qualsiasi prodotto, che tipi di rifiuti (secco,
umido, vetro, plastica, metallo, ecc.) sono generati da quel prodotto
e dalla relativa confezione. Analogamente,
per limitare la produzione di rifiuti all’origine e fare in modo che il
cittadino non si ritrovi ogni settimana a produrre sacchi di scarti generati
da beni di largo consumo, basterebbe attribuire un punteggio, da stampare
in bella vista sulla confezione, che dia un’idea
all’acquirente dell’impatto ambientale, in termini di costi di smaltimento,
derivante dagli scarti generati da quel determinato prodotto. Pian piano
il cittadino farebbe i suoi conti e cercherebbe, a parità di
altre condizioni, di acquistare il prodotto che genera meno rifiuti,
o rifiuti meglio riciclabili, o smaltibili a minor costo. Tutti i comuni italiani sono soggetti alle stesse leggi,
anche per ciò che riguarda i rifiuti. Esiste l’ANCI (Associazione Nazionale
dei Comuni Italiani). Ed allora, perché Sant’Angelo non si fa promotore
presso l’ANCI di azioni di questo genere? Perché
a Sant’Angelo non si istituisce un Premio Nazionale
per l’azienda che fabbrica prodotti o per l’inventore che ha ideato confezioni
o sistemi di produzione i cui scarti hanno un minore impatto sull’ambiente
e minori costi di smaltimento o di riciclaggio? Angelo Pozzi
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