recupero
parchi comunali
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Villa Cortese potrebbe rappresentare una tappa d’interesse storico in un ipotetico itinerario dei palazzi padronali in riva al Lambro, un tempo case di campagna per una nobiltà che ancora poteva apprezzare la salubrità delle acque lambrane. Invece la storia di villa Cortese ( con annessa appendice della querelle di Villa Redentore) è diventata un tormentone per cui non riusciamo ancora a trovare la parola fine. Le due storiche costruzioni appartenenti entrambe al Comune di Sant’Angelo hanno avuto destini diversi. A Villa Cortese si è recuperato gran parte dell’edificio dalla tradizionale forma ad H, ma è rimasto abbandonato a sé stesso il parco. A Villa Redentore, dopo un periodo di utilizzo del parco con l’ampio prato e la sistemazione di alcuni locali tutto è caduto nell’oblio.
Villa Cortese conserva i segni di alcuni tipici usi della vegetazione nella Pianura Padana. Il caratteristico filare di carpini ormai incompleto, un giardino all’italiana frontale alla villa ed ormai limitato ad un’aiuola centrale per dare spazio al parcheggio e poi 27.000 metri quadrati di parco posteriore (ora chiuso da una cancellata) digradante fin sulle rive del Lambro. Scriveva circa 20 anni fa l’Amministrazione comunale nel progetto di massima della trasformazione a parco pubblico del parco di villa Cortese “Gli interventi futuri dovranno servire da un lato a salvaguardare, arricchire e valorizzare il patrimonio arboreo, dall’altro a rendere fruibile il parco come verde pubblico”. Parole che indicavano perlomeno una strada percorribile per salvare la varia vegetazione esistente: noci, querce, magnolie, ippocastani, un cedro del Libano e un celtus centenari (ma ci saranno ancora?), pini silvestri, olmi, alberi da frutto, fino ad arrivare alla fascia di pioppeto in riva al Lambro e molto altro. Purtroppo ai progetti non sono seguiti i fatti e il bosco versa in gravi condizioni di degrado. Si è tentato di coinvolgere le associazioni, si è provato con gli Scout, poi con il WWF, ma la situazione di degrado è tale che non possono bastare forze volontarie pronte a mettere a disposizione qualche sabato mattina. Occorrono investimenti e professionisti per ottenere il risultato, ancora per molti raggiungibile, del recupero e della fruibilità del parco. Per questo, alle voci a quanto pare poi rivelatisi infondate sull’alienazione del bene, il WWF aveva chiesto di mantenere pubblico il parco. E’ un bene di un paese che, anche se circondato dalla campagna, è sempre più soffocato dalle auto. Concedere questa meraviglia botanica ad uso privato sarebbe come tornare ai tempi andati in cui pochi potevano godere della bellezza naturale del parco. Di alienazione si parla anche per Villa Redentore. Una situazione analoga, ma complessa perché posta fuori dal territorio comunale. Ma possibile che al Lodigiano non interessi un parco pubblico sovracomunale ? Possibile che l’unica strada sia sempre il privato? Non mancano certo generosi contributi regionali per il recupero di edifici e di parchi storici. Cristoforo Vecchietti |
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