Le nostre storie

Una giornata di terrore e paura

Gli avvenimenti del 1° luglio 1944, in un'inedita testimonianza del parroco mons. Giuseppe Molti

Sono ancora molti i santangiolini che ricordano gli attimi di paura vissuti in quel lontano mattino del 1° luglio dell'anno 1944, quando nel corso di una spedizione punitiva, i coniugi Semenza furono uccisi dalla ferocia nazifascista.
Alle diverse cronache già conosciute su questo tragico episodio, si aggiunge ora la testimonianza del parroco di allora don Giuseppe Molti, contenuta in una lettera dell'Archivio parrocchiale, indirizzata al Vescovo Mons. Pietro Calchi Novati.
Con un piglio da consumato cronista, don Molti descrive quelle ore di terrore rivelando particolari inediti che gettano nuova luce su uno degli avvenimenti più luttuosi nella storia della seconda guerra mondiale a Sant'Angelo.
La pubblicazione di questo documento vuole essere anche un omaggio al prevosto don Giuseppe Molti che, arrivato a Sant'Angelo nell'ultimo periodo della guerra, si adoperò assieme a don Ni-cola De Martino e don Sandro Beccaria per aiutare renitenti e soldati fuggitivi.
Un lato poco conosciuto di don Molti, è stato l'aiuto che ha rivolto agli ebrei, i quali, al termine delle ostilità, rivolgeranno a don Molti l'attestazione del "ricordo perenne di gratitudine".

Antonio Saletta

Maria Garibaldi

1 luglio 1944

Eccellenza Ill.ma
e Reverendissima

Credo opportuno mettere al corrente l'Eccellenza Vostra Ill.ma e Rev.ma, sui luttuosi fatti avvenuti nella mia Parrocchia dalla notte dal 30 Giugno al 1 Luglio corr.
In seguito ad un grave ferimento avvenuto per parte di facinorosi di due Guardie Repubblicane, la notte del 30 Giugno partiva da Milano una spedizione punitiva di circa 1.200 uomini della Squadra Muti, che bloccavano completamente il paese. Dapprima sembrava che la spedizione avesse carattere solamente razziale di una squadra di delinquenti che da tempo compiono furti in grande stile, ma subito ci si è accorti che le cose erano ben affatto diverse. I militi incominciavano ad entrare casa per casa seminando ovunque terrore con sparatorie, intimazioni, perquisizioni di ogni genere. Il più grave fu che la sparatoria si fece anche per le contrade, mentre inermi cittadini si recavano alla chiesa e per le provviste mattutine.
Si portavano in Caserma donne, uomini vecchi, ragazze, mentre la sparatoria aumentava di violenza, cosicché, circa le ore 7,30 si ebbero i primi tristissimi frutti di tanti gesti insani. Una povera madre con sette bambini che si recava a provvedere il latte per i suoi piccoli veniva freddata da una raffica di mitraglia. Il marito della poveretta, che si recava a chiamarla, veniva pure gravemente ferito ed ora si trova all'Ospedale Maggiore di Lodi. C'è un filo di speranza di salvarlo, ma sarà molto difficile perché si tratta di una perforatura dell'intestino in sette posti.

Luigi Semenza

Mentre io mi recavo all'Ospedale per assistere la povera madre, i militi si portavano in sagrestia per richiedere il Chierico Bracchi (il futuro don Giovanni Bracchi, ndr) che stava servendo da suddiacono per un Ufficio di Funerale. Il Sagrestano fece presente la cosa, ma si volle che piantasse la funzione a metà e si portasse in Caserma per le chiarificazioni richieste. Se fossi stato presente, non avrei permesso che i militi fossero entrati con tanta spavalderia. Ho saputo poi di frasi ed indirizzi lanciati all'indirizzo dei sacerdoti ed anche di minacce. L'indignazione ed il fermento in paese continuavano ad aumentare di pari passo con il terrore che si andava spargendo, non si sa dire se con cattiveria o bravura da pazzi. Verso le ore 9,30 mi sono portato in Comune dove aveva sede il comando della Guardia Repubblicana per poter intercedere a mezzo del Commissario Baciocchi perché si ponesse fine a tanto terrore, ma il Commissario si era allontanato dal paese dichiarando poco prima al Rev. Don Nicola di essere stato tradito, e che mai più si sarebbe lasciato vedere a Sant'Angelo Lodigiano.
Mi sono presentato al Comandante della Guardia, il quale mi assicurò che i padri e le madri nonché le sorelle sarebbero stati rilasciati, come difatti avvenne. Verso mezzogiorno la razzia dei giovani terminava con una quarantina di fermi, fra i quali quattro dei presunti capi banda.
Partivano finalmente con tutti i giovani requisiti e questi repubblicani, mentre tutto il paese era nella costernazione, si mettevano a cantare a squarciagola le loro canzoni e davano un'ultima prova della loro assenza di civismo con un'ultima sparatoria di addio per le contrade, spaventando così ancora una volta per intimidire la popolazione.
Dei sette bambini della povera morta, quattro (le bambine) le ho fatte subito ritirare presso le Suore Mis-sionarie, ed i bambini presso buone famiglie, in seguito si penserà alla sistemazione.
Voglio segnalare un episodio di incredibile cinismo. Uno di questi militi (un ragazzotto di non più di 15 anni) mentre si era nella sala dell'Ospedale, dinnanzi alla morta, venuto la con altri messeri, sghignazzava fu-mando la sigaretta, ed alle rimostranze dei presenti per i poveri bambini orfani si rispose "Paga la Repubblica"! In paese è una gara di offerte per i disgraziati. Solo sabato nel pomeriggio vennero raccolte più di Lire 20.000.
Domani Lunedì, si svolgeranno i funerali che vorranno essere un plebiscito di cordoglio e di affetto verso la povera vittima, che era una delle migliori mamme della parrocchia.
Si volevano fare i funerali nel pomeriggio di domenica, ma l'Autorità di Lodi non lo ha permesso, temendo forse qualche dimostrazione di protesta.
Posso assicurare però Vostra Eccellenza, che la calma in paese è completamente ritornata e dal pulpito non ho mancato di incitare alla calma ed alla preghiera.

Sac. Molti D. Giuseppe
Prevosto Vicario Foraneo

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