A due anni e sei mesi
dalla pubblicazione della riforma scolastica

Tra fare e sperimentare nella provvisorietà

Il 1° settembre 2005, si è avviato per il personale della scuola un nuovo anno scolastico, a distanza di due anni e quasi sei mesi dall'emanazione (12 marzo 2003) della Legge 53, la legge della Riforma del nostro sistema scolastico, nota come "Legge Moratti". E' una legge "delega", e come ogni legge di tale natura può essere attuata solo con decreti delegati, regolamenti e provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie.
Questo tempo avrebbe po-tuto risultare più che sufficiente per avvicinare il traguardo della piena applicazione delle riforma: un faticoso dibattito interno al Governo e alla maggioranza, ma soprattutto la difficoltà e la non volontà di assicurare alla nuova scuola le risorse necessarie fanno apparire ancora assai lontano il raggiungimento dello scopo.
Il dissenso largamente maggioritario interno alla scuola e l'opposizione delle Organizzazioni Sindacali non hanno però minimamente condizionato le azioni del Ministro e delle forze politiche che lo sostengono.
Il Decreto Legislativo n. 59, recante le "Norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione", è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 marzo 2004: l'anno scolastico 2005/06 si avvia dopo un anno, cinque mesi e 30 giorni dall'evento.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 27 maggio u.s., ha approvato "in via preliminare" lo Schema di Decreto Legislativo per la realizzazione del secondo ciclo, articolato nel sistema dei licei e nel sistema dell'istruzione e formazione professionale: il Ministro ne chiede la sperimentazione e intende predisporre un progetto nazionale. Il termine previsto dalla Legge (24 mesi dalla sua approvazione) è trascorso da poco e, in qualche modo, i Decreti Legislativi richiesti dalla delega sono stati predisposti e, ad eccezione di quello sul secondo ciclo, sono ormai divenuti operativi.
Il Premier ed il suo Ministro lo hanno annunciato in una conferenza stampa appositamente convocata: un'altra significativa realizzazione degli impegni sottoscritti con gli elettori.
Nessun imbarazzo per quel "piano programmatico di interventi finanziari", che doveva essere presentato "entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge" e che non è mai stato formalmente ed esaurientemente proposto alla valutazione del Parlamento, delle forze sociali e della pubblica opinione.
Qualche fantastica promessa è stata pronunciata.
Con tanta cautela: del resto la stessa legge 53 vincolava i finanziamenti alle disponibilità di bilancio: una programmazione insolita, non vincolante, ritmata (si fa per dire) da "finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria, in coerenza con quanto previsto dal Documento di Programmazione Economico-Finanziaria ".
La inconsistenza dei fondi dedicati in questi ultimi due anni è purtroppo ben nota a operatori, utenti ed Enti locali.
L'attuale clima economico del Paese non lascia intravvedere nessuna svolta significativa: il DPEF appena presentato non incoraggia a sperare.
Vi leggiamo infatti un più che succinto e generico ac-cenno ad "un programma di rilancio nazionale… in coerenza con l'Agenda di Lisbona": tra gli obiettivi del decennio, quel documento sottolineava la necessità che i sistemi di istruzione e formazione si adeguassero alle esigenze di una società dei saperi e al miglioramento del livello e della qualità dell'occupazione.
Ci consoliamo leggendo che la spesa dello Stato sarà differenziata ed il meccanismo di contenimento (crescita del tetto, non superiore al 2% per ogni Ministero e Pubblica Amministrazione) non inciderà sulle "tradizionali aree dei servizi sociali". Un po' poco, per essere fiduciosi... la riforma della scuola muove oltre ottocentomila operatori, che sono tuttora in attesa del rinnovo del contratto economico del biennio 2004/05: dopo l'intesa (?) sull'entità dei costi, intercorsa ormai tre mesi or sono (27 maggio 2005), relativa a tutto il Pubblico Impiego, il Governo non ha avviato nessuna procedura di contrattazione per le singole categorie, non avendo ancora inviato all'Aran, l'ente incaricato alla contrattazione le necessarie direttive. L'impegno assunto, in sede di accordo del luglio 2003, di integrare il Contratto di Lavoro con le modifiche "necessarie in relazione all'entrata in vigore della Legge 53" non è stato assolto dal Governo, limitatosi ad alcuni, infruttuosi incontri che non hanno mai assunto il carattere di vera trattativa.
Sarebbe forse questo il modo migliore per coinvolgere ed impegnare i lavoratori della scuola nella realizzazione del disegno riformatore?
Il nostro giudizio sulla riforma, dunque, non può che essere negativo, come è stato ben delineato nella mozione finale del Congresso della Cisl Scuola.


a cura di Claudio Rigettini
della segreteria Cisl Scuola Provinciale

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