L'istruzione pubblica voluta dagli Austriaci all'inizio Ottocento
Le scuole a Sant'Angelo durante il Regno Lombardo-Veneto
Il Regolamento indica le nozioni che devono
essere impartite, la durata e gli orari dell'anno scolastico e tutto
quello che riguarda l'attività dei docenti e degli alunni
Nel consultare uno dei faldoni dedicati alla scuola custoditi nell'Archivio
parrocchiale di Sant'Angelo, mi sono imbattuto in un documento interessante:
il Regolamento per le scuole elementari nel Regno Lombardo-Veneto (1818).
Dopo averlo sfogliato, in compagnia di ben più leggere letture
estive, mi sono fatto un'idea abbastanza precisa sulla scuola italiana
d'inizio Ottocento: da una parte vi erano delle sostanziali differenze
rispetto al sistema attuale, ma per certi versi è possibile ravvisare
evidenti rassomiglianze, tali da sfatare persino luoghi comuni ben radicati
nell'immaginario collettivo (basti pensare alle temutissime punizioni
corporali!).
Il sistema scolastico voluto dagli Austriaci prevedeva tre tipi di scuole
elementari: quelle minori, le maggiori e quelle tecniche. Le prime (due
anni) offrivano l'istruzione di base a tutti gli alunni, cioè la
Religione cattolica, il Leggere, lo Scrivere, l'Aritmetica, nonché
"le regole della decenza e dell'urbanità". Chi superava
con profitto gli esami accedeva direttamente alla terza classe delle scuole
maggiori, chi invece veniva bocciato terminava comunque l'iter minore,
ma doveva iscriversi alla prima classe del ciclo maggiore. Le scuole elementari
maggiori (tre o quattro anni a seconda che si trattasse di un borgo rurale
o di una città) costituivano quindi un approfondimento delle discipline
impartite in precedenza, oltre a presentare nuove materie per gli alunni
migliori, come Calligrafia, Grammatica italiana e Latino. Per la verità
quest'ultimo spettava solo ai maschi, mentre alle femmine toccava esercitarsi
nei soliti lavori domestici, segno di un profondo maschilismo che ancora
impregnava la società italiana.
Nell'ultimo anno venivano insegnate nozioni di Architettura, Geometria,
Meccanica, Disegno, Geografia, Storia naturale e Fisica, ma, come già
detto, solo le scuole delle città erano organizzate in corsi di
quattro anni, a dimostrazione che tra città e campagna vi era una
forte discriminazione. Al termine delle scuole elementari maggiori un
alunno poteva iscriversi al Ginnasio o passare ad una Scuola Tecnica.
Manifesto che annuncia la riapertura dell'anno scolastico 1888-89
L'ordinamento
Proviamo
quindi a immaginare i protagonisti di allora impegnati ad affrontare,
come oggi, l'inizio dell'anno scolastico. La nostra scuola si trova a
Sant'Angelo, terzo distretto, Provincia di Lodi e Crema. Poiché
siamo in campagna, le elementari maggiori hanno solo tre classi destinate
unicamente ai maschi. Le femmine possono frequentare le scuole ma separatamente,
o nella stessa scuola ma in orari diversi rispetto ai maschi, o in un
altro edificio. Le notizie sono tuttavia scarse al riguardo, di certo
si sa che negli anni Cinquanta dell'800 esiste in paese una "Casa
d'istruzione femminile privata" diretta dalla maestra Vecchietti
Angela. Prima di allora non ci è dato sapere se effettivamente
le ragazzine frequentassero - e dove - le scuole.
Noi seguiamo le vicende dell'anno scolastico 1837-38 - di cui abbiamo
numerosi documenti -, soffermandoci in particolare sugli studenti e sull'attività
professionale dei docenti. L'anno scolastico comincia il 15 ottobre e
termina l'8 settembre successivo; le lezioni si tengono la mattina dalle
9 alle 11.30 ed il pomeriggio dalle 14.30 alle 16.30, tutti i giorni tranne
il giovedì dopo pranzo; oltre alle domeniche e alle feste di precetto,
sono considerati giorni di ferie gli ultimi tre della Settimana Santa
e la Vigilia di Natale. Ogni sei mesi si tengono gli esami, inoltre si
distribuiscono premi a tutti quegli alunni che "si saranno distinti
per diligenza, pei loro progressi e per costumatezza". Un elemento
curioso è che gli alunni migliori vengono iscritti nel "Libro
d'onore", mentre i negligenti e gli indisciplinati sono inseriti
in una sorta di lista nera, dopo che durante l'anno hanno conosciuto la
vergogna di essere confinati nel "Luogo dello scorno", chissà
forse dietro la lavagna come ai nostri tempi!
Gli alunni frequentanti sono in tutto 146: 103 in prima, 22 in seconda
e 21 in terza; essendo molto alto il numero degli alunni di prima, si
può dedurre che pochi riuscivano a superare gli esami e a proseguire
il ciclo o che comunque vi erano numerosi abbandoni nonostante l'obbligatorietà
della frequenza scolastica costringesse i genitori a mandare i loro figli
a scuola senza tante storie (la legge prevedeva una multa di mezza lira
per ogni mese di assenza).
Elenco degli alunni della Scuola elementare maggiore maschile di Sant'Angelo, che hanno ottenuto gradi di merito negli esami del secondo semestre dell'anno scolastico 1832-33
I
maestri
Il
corpo docente è costituito da soli quattro insegnanti: don Cesare
Rozza, 32 anni, santangiolino, a cui è affidato l'insegnamento
della religione cattolica; Andrea Marconi, quarantenne di Marudo, maestro
della terza classe; Alessandro Rota, 28 anni, di Sant'Angelo, maestro
della seconda classe; infine, Luigi Mascheroni, 31 anni, maestro della
prima classe, anch'egli del paese. Il direttore è il parroco don
Giacomo Dolci, mentre don Cesare Rozza assume l'incarico di vice-direttore
e percepisce uno stipendio di 70 lire austriache, per gli altri è
previsto un compenso direttamente proporzionale al grado della classe
(da 380 a 500 fino a 600 lire per la terza).
Tutti i maestri hanno dovuto frequentare un corso semestrale di "Metodo
d'istruzione" e conseguire l'attestato di idoneità; poi, sotto
giuramento, hanno dichiarato di non appartenere a nessuna società
segreta. Ma questi non sono i soli requisiti fondamentali, poiché
il buon maestro "dev'essere dotato di una buona pronunzia, e sano
di sensi e di corpo", in quanto rilevanti difetti fisici "potrebbero
renderlo ridicolo presso i fanciulli, e farlo scadere da quell'autorità
che gli è necessaria". Al termine dell'anno il Direttore compila
un prospetto nel quale valuta: "Diligenza, Abilità, Moralità
e Buona condotta" dei maestri usando gli aggettivi "Somma"
e "Grande". E' interessante notare come tutti e quattro i maestri
abbiano riportato il massimo giudizio nelle prime due competenze, mentre
per la moralità i due celibi, Rota e Mascheroni, risultino un gradino
più in basso ("Grande") rispetto al sacerdote e al maestro
Marconi, sposato con due figli. Ciò evidentemente conferma quanto
fosse importante per un insegnante avere famiglia per l'immagine di maturità
ed equilibrio che essa era in grado di dare.
I maestri devono precedere i loro alunni di almeno mezz'ora rispetto all'apertura
della scuola, affinché quelli che vengono da lontano possano ripararsi
dal freddo dell'inverno o dalle alte temperature estive. Poiché
il maestro è come un padre, egli deve pretendere dai ragazzi l'obbedienza,
l'ordine, il silenzio, la diligenza, la "pulitezza" "I
fanciulli immondi e sudici debbono essere rimandati alle case loro"),
la modestia, la docilità, la civiltà e la cortesia. Non
deve invece tollerare le menzogne, le beffe, i motteggi, le ingiurie,
"i baratti, le vendite, lo stare seduto sguajatamente ed il tener
nascoste le mani"
"ed alle fanciulle proibirà di
frammischiarsi coi maschi" lungo il tragitto di andata e ritorno.
Sempre come un padre deve anche saper essere indulgente, sensibile, paziente
e mansueto; quindi non deve usare parole troppo disonoranti, né
ricorrere subito alle punizioni.
Il Regolamento proibisce severamente le punizioni corporali, cioè
"le guanciate, le orecchiate, lo strappar de' capelli, gli urti e
le percosse, il porre ginocchioni i figliuoli, sia sopra punte acute (sic!),
sia pur solamente sul nudo terreno". Il fatto che le norme le sanzionassero
con vigore significa che molto probabilmente tali pratiche erano piuttosto
diffuse.
A tal proposito abbiamo notizia di alcuni maestri locali che una ventina
d'anni più tardi sono chiamati dall'Ispettore provinciale a rispondere
di metodi correttivi ritenuti un po' troppo pesanti. Comunque, il maltrattare
gli alunni provocando danni fisici è punito per la prima volta
con l'arresto da tre giorni sino ad un mese.
La reputazione del maestro dipende molto dalla sua condotta a scuola,
dall'aspetto esteriore (si raccomanda un abito "netto e decente"),
ma anche da atti e comportamenti riconducibili al suo mondo privato: dare
ospitalità a "gente scandalosa", lasciarsi trascinare
nel gioco d'azzardo o nelle risse sono pericolose tentazioni non confacenti
con il suo profilo morale.
Gli
alunni
Un
ultimo sguardo agli alunni. Ad essi è richiesta la cura dei libri
e dei materiali, l'igiene personale (pulizia del volto e delle mani, taglio
delle unghie, capelli in ordine), la puntualità. Lungo il tragitto
per giungere a scuola è proibito fermarsi e intrattenersi con altre
persone, fare chiasso o camminare in modo scomposto. Giunti davanti alla
scuola, tutti si ripuliscono i piedi dal fango o dalla neve, poi entrano,
si scuotono cappelli e pastrani e li ripongono nel vestibolo. Nel varcare
la soglia dell'aula un "inchino decente" al maestro e un saluto
composto ai compagni. Quindi ci si siede al posto assegnato e si aspetta
seduti e in silenzio l'inizio della lezione. Questa è preceduta
dalla recita della preghiera, in piedi (da notare che ai non cattolici
e agli ebrei era consentito entrare in aula terminata l'orazione). Ora
si inizia sul serio, il maestro dice quale libro o materiale si deve estrarre
dal cassetto posto sotto il banco. Tutti ascoltano in silenzio, seduti
ma "ritti sulla vita", gli occhi rivolti unicamente al maestro,
entrambe le mani sul banco.
E così un altro anno è iniziato.
Antonio Cutillo
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