Caro maestro…
Il
maestro Gianmario Tedeschi con i suoi alunni durante il corteo celebrativo
del 25 Aprile dell'anno 1957.
Alle sue spalle è riconoscibile il maestro Renato Biancardi.
Una foto più recente del maestro Gianmario Tedeschi.
Il maestro Gianmario Tedeschi è conosciuto a Sant'Angelo
soprattutto per aver ricoperto il ruolo di direttore didattico delle scuole
elementari Morzenti. Eppure lui, volendo essere pignoli, quella carica
non avrebbe mai dovuto ricoprirla.
A dirla tutta, il maestro Tedeschi non avrebbe dovuto nemmeno fare il
maestro, se avesse seguito le proprie inclinazioni; e men che meno lo
avrebbe fatto alle scuole elementari di Sant'Angelo, visto il primo impatto
a dir poco scostante avuto con il plesso di via Morzenti: "Vidi
le scuole di Sant'Angelo per la prima volta che ero ancora un bambinetto
- racconta - arrivando in paese in canna alla bicicletta di un mio
zio che insegnava a San Rocco al Porto. L'edificio non mi piacque per
niente, così squadrato e con i mattoni a vista, mi sembrò
cupo e austero, vetusto già allora. Ne ebbi una pessima impressione".
Gianmario Tedeschi nacque a Lodi nel 1933. Il padre era proprietario di
una fabbrica di ceramica ben avviata a cui, secondo i piani, il giovane
Gianmario sarebbe stato destinato dopo il conseguimento della laurea in
chimica. Ma il destino, per chi ci crede, cambiò idea.
"La mia prima maledizione - ammette Tedeschi - fu la guerra.
Mio padre fu costretto a vendere la fabbrica al Fascio di Lodi: non si
facevano più grandi affari con la ceramica, negli anni in cui c'era
ben poco per riempire quelle stoviglie raffinate". Così
Gianmario, dopo il ginnasio frequentato al Verri di Lodi, cambiò
programma e nel 1951 conseguì il diploma presso l'istituto magistrale
Maffeo Vegio.
"La mia seconda maledizione - continua - fu di vincere
il concorso che mi permise di cominciare l'insegnamento presso la scuola
carceraria di Lodi. Il lavoro non si poteva certo disdegnare, ma mi sottraeva
molto tempo agli studi visto che in quegli anni frequentavo il Magistero
di Lettere del-l'Università Cattolica a Milano".
Alla scuola carceraria, Gianmario lavorò tre anni passando anche
per un'esperienza molto particolare: "Sperimentai l'avventura
di essere sequestrato. Fui coinvolto in una protesta e mi tennero in ostaggio
per qualche ora. Ad ogni modo non fu nulla di drammatico, sapevo che non
mi avrebbero fatto del male: i detenuti mi volevano bene e avevamo un
rapporto di estrema cortesia".
Nel 1955 Tedeschi vinse un concorso per insegnanti di ruolo in Milano
e provincia, e il primo settembre divenne il maestro di 43 alunni proprio
in quella scuola che da bambino gli aveva suscitato tanta angustia e severità.
Il lavoro, che si protraeva dal mattino fino alle quattro del pomeriggio,
fu il colpo di grazia per gli studi universitari di Gianmario, che da
allora indirizzò tutte le proprie energie all'insegnamento.
"Continuavo ad abitare a Lodi - racconta il maestro Tedeschi
- e la strada fino a Sant'Angelo l'ho percorsa con tutti i mezzi possibili.
Si cominciava alle nove con la distribuzione del latte caldo nel cortile,
in quello spazio accanto al quale adesso c'è il locale caldaia".
Tra il 1960 e il '61 il maestro tenne lezione anche alla Scuola Popolare
Serale, presso le stesse Morzenti. Poi, per dieci anni, insegnò
lettere al corso Cracis, che permetteva agli adulti che ne avevano necessità
di conseguire la licenza media. "Il corso Cracis - spiega
Tedeschi - si teneva presso la scuola media Cabrini, dalle otto di
sera alle undici. Considerando il mio lavoro in via Morzenti e qualche
altra lezione, si può dire che non facessi altro, nelle ventiquattrore,
che insegnare".
Fu nel 1961 che Gianmario Tedeschi, da poco sposato, si trasferì
a Sant'Angelo.
L'anno seguente fu eletto direttore del Patronato Scolastico, organismo
sul quale gravava la gestione delle scuole elementari di Sant'Angelo (via
Morzenti e viale Monte Grappa con in più le frazioni di Maiano
e Ranera), Vidardo, Valera, Marudo, Pieve Fissiraga e Villanova.
"Dal Patronato dipendevano 171 insegnanti e l'amministrazione
si doveva occupare di materie che poi, negli anni '70, con una serie di
decreti delega, furono affidate ai vari assessorati comunali. Un impegno
ed una responsabilità enormi, per far fronte ai quali avrei potuto
chiedere di essere distaccato dall'insegnamento. Non lo feci, perché
sentivo di avere un voto sociale al quale sarei venuto meno. Facendo finta
di essere solo un amministratore non sarei stato più né
carne né pesce".
È facile intuire come il Patronato Scolastico dovesse curare un
giro d'affari pari a quello di una grande azienda, che Tedeschi afferma
di aver guidato in una sorta di gestione famigliare.
Negli anni in cui il maestro Tedeschi ne fu il direttore, fino al 1975,
il Patronato si dovette occupare di una serie di problemi complessi come
la gestione delle mense e l'organizzazione ex novo dei trasporti, che
fecero nascere anche accese controversie istituzionali con le amministrazioni
comunali.
Racconta Tedeschi: "Per quanto riguarda i trasporti, la questione
non fu semplice soprattutto per le allora esistenti scuole speciali: dovemmo
organizzare il sistema che raccogliesse gli alunni di tutta la plaga per
convogliarli a Sant'Angelo. Comprammo tre pullman e io feci prendere la
patente a due bidelli e ad un altro dipendente comunale".
Il Patronato era composto da una rappresentanza politica, da insegnanti
e genitori che eleggevano una giunta. L'amministrazione Tedeschi fu riconfermata
per tredici anni. "Poi, dalla sera alla mattina - racconta
Tedeschi - fui catapultato in direzione, ad inventarmi un ruolo che
non avevo mai ricoperto".
Il direttore didattico di allora, il professor La Perna, lasciò
improvvisamente l'incarico a Sant'Angelo. Dei suoi tre collaboratori ufficiali,
Tedeschi era quello designato con funzioni vicarie, con il compito cioè
di sostituirlo in caso di provvisoria assenza. La situazione di provvisorietà
si protrasse dal 1975 al 1985.
"Il Provveditorato mi inviò la nomina a direttore incaricato,
ma si doveva trattare di una soluzione temporanea. Per essere direttore
didattico occorreva vincere un concorso al quale io non ho mai partecipato.
Avrei dovuto concludere gli studi universitari, ma con tutti gli impegni
ed una famiglia con tre figli da mandare avanti era davvero impensabile.
Per cosa, poi? Uno stipendio adeguato alla carica che di fatto ricoprivo?
O per prestigio sociale?".
Il maestro Tedeschi avrebbe potuto impugnare quella nomina che lo gravava
di responsabilità non dovute, ma non lo fece: "La protesta
non è consona a chi, per il suo ruolo, in qualche modo rappresenta
lo Stato".
Gianmario, che tornò ad insegnare per un paio d'anni prima di essere
collocato a riposo il primo settembre 1987, non ha una buona opinione
dell'istruzione primaria italiana ai giorni nostri: "Un grosso
errore fu compiuto negli anni immediatamente successivi al boom demografico,
quando si diede il via ad una valanga di assunzioni. Poi, quando la situazione
si stabilizzò di nuovo, ci si trovò con una marea di insegnanti
assunti senza alcun criterio, e solo per giustificare quei posti di lavoro
si inventò la necessità di più maestri per classe,
una necessità che di fatto non sussisteva. Si trattò di
un'operazione populista. Personalmente lasciai il lavoro prima dei trentacinque
anni di servizio perché ero stomacato da quello che la scuola stava
diventando. La politica entrò nella scuola, e lo fece nel modo
peggiore togliendo agli insegnanti quell'autorità che gli è
necessaria per svolgere il loro compito. Il rapporto con le famiglie venne
stravolto e una demagogia selvaggia fece passare per conquiste le vicende
esclusivamente politiche di alcuni partiti".
Pensando a qualcosa di buono che caratterizzi la scuola di oggi, il maestro
Tedeschi sorride amaramente e non sa cosa dire. Conclude solamente: "Purtroppo,
sembra che il fondo non sia ancora stato toccato".
Giuseppe Sommariva
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