Appunti di storia santangiolina

Avvenimenti e curiosità

La consultazione della rivista "Archivio Storico per la Città e i Comuni del circondario di Lodi", fondata nel 1881 dal sacerdote lodigiano Andrea Timolati è, senza dubbio, per gli appassionati di storia locale, fonte inesauribile di documenti, studi, cronache e notizie riguardanti la nostra borgata. Nel corso dei suoi 124 anni di vita, non sono molti i santangiolini che di questa pubblicazione siano stati assidui lettori. La rivista, fino a pochi anni fa era distribuita solo attraverso la forma di abbonamento postale e da un elenco dei sottoscrittori pubblicato nel 1925, si può rilevare che solo 19 santangiolini ne facevano parte. Inoltre c'è da considerare che la nostra Biblioteca comunale ne conserva solo le annate più recenti e qualche copia dei numeri più antichi. Esaminare attentamente questa pubblicazione, è perciò importante per attingere notizie interessanti e, perlopiù, sconosciute.

Villanterio e Sant'Angelo

Un atto del 1138, che documenta la sottomissione di Sant'Angelo e Graminello alla Signoria feudale di Villanterio, soggetta alla decima del Vescovo di Pavia ed alla giurisdizione del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro, è riportato nella storia di Villanterio compilata da Giacomo Bescapé nel 1926. E' pure illustrato il percorso della strada romana che da Pavia portava a Castel Lambro, per poi ripartirsi in tre direzioni: quella centrale per Lodivecchio, quella a sinistra per Melegnano e la destra per Sant'Angelo.
Oltre ai pedaggi delle persone e ai dazi delle merci che transitavano sul ponte del Lambro, nel tratto Pavia-Lodi, i feudatari, che avevano l'obbligo di difendere le strade, percepivano un tributo dai mercanti.
(1931 - pagg. 202/203)

Santangiolini del Cinquecento

Nel rapporto riguardante le entrate feudali di Sant'An-gelo nell'anno 1593, compilato su incarico del presidente delle Reali entrate ordinarie dello Stato di Milano, è possibile ricavare notizie sulle attività di quel periodo nella nostra borgata e conoscere alcuni nomi dei santangiolini di quel tempo. Le osterie di Sant'Angelo, in quell'anno, sono cinque: l'osteria "Dell'Angelo" di Gerolamo e fratelli Pandini; l'osteria "Sant'Antonio" di Stefano e Cristoforo Malcovati; l'osteria "San Giorgio" di Francesco Sasso; l'osteria "Del Sole" di Nicolò Pila e l'osteria "Della Corona" con il dazio della catena di Bernardo Scariono. Le esazioni del dazio sono affidate a Pasquale Maldura, mentre quelle della pesa a Francesco Rozza e a suo figlio.
(1905 - pagg. 139/144)

L'ospedale di Santa Maria della Misericordia

Un manoscritto compilato nella metà del Seicento dal canonico Defendente Lodi, contiene la notizia di un ospedale collocato nell'oratorio di Santa Maria della Misericordia di Sant'Angelo (era la denominazione dell'antica chiesa di San Martino, che prese il nome di ospedale perché servì da lazzaretto per gli appestati. NdC).
A conferma di questa denominazione viene citata l'indulgenza concessa da Papa Gregorio XIII nell'anno 1575, in cui viene chiamata "Ecclesia Hospitalis Sanctae Mariae de Misericordia". Viene inoltre riportata la testimonianza del conte Massimiliano Bolognini che, nella visita pastorale dell'anno 1617, riferisce al Vescovo mons. Seghizzi, che la tradizione popolare indica questo luogo con il nome di ospedale, perché in esso venivano assistiti i contagiati dalle pestilenze del 1523 e del 1529.
(1905 - pagg. 3/4)

Napoleone requisisce gli argenti delle chiese

Durante la prima campagna di Bonaparte in Italia, il 30 maggio 1796, la Congregazione Generale dello Stato di Milano che esercitava il potere politico-amministativo, deliberava un prestito forzato da parte dei cittadini più facoltosi e la consegna forzata di argenti delle chiese e dei monasteri.
L'importo complessivo delle requisizioni compiute nella città e nella provincia di Lodi, ammontano a lire milanesi 224.659, soldi 12 e denari 10. Da un prospetto si rileva che a Sant'Angelo furono requisiti alla Parrocchiale 850 oncie di argento per un valore di lire 5.774, alla Scuola del Santissimo Rosario oncie 219 per lire 1.496 e ai Padri Agostiniani oncie 66 per lire 450.
(1931 - pagg. 203/221)


L'ordine di consegna degli argenti, da parte di Napoleone Bonaparte, a don Pietro Faruffini, prevosto di Sant'Angelo Lodigiano (Archivio parrocchiale).

I trì dì d'la mèrla

Nelle sere degli ultimi tre giorni di gennaio, tradizionalmente chiamati "giorni della merla", nelle campagne del Lodigiano, era consuetudine riunirsi sull'aia, con gli uomini che sparavano colpi di fucile in aria, mentre le donne intonavano allegre e caratteristiche cantilene.
Tra le diverse versioni di questi canti popolari eseguiti nel Lodigiano, è riportata quella che si cantava a Sant'Angelo, dal titolo "La colombina e la merla", che fu raccolta dalla viva voce di un'anziana donna, abitante alla frazione Domodossola.

La colombina bianca
la sgula sü la broca
la broca la dundarà.
La Colombina bianca
la sgula in alto mar
la sgula in sü l'uliva
per vède el marinar.
Ciapa la roca e 'l füs
tral in més a l'èra.
I'an trai na sciupetàda
sül balcòn
e i an feride la bèla
in d'un galòn.
(1887 - pagg. 1/42)

Il professor Francesco Orsi

Il 1° gennaio 1900, muore il professor Francesco Orsi, nato a Sant'Angelo Lodigiano il 28 ottobre 1828. Giovanissimo, nel 1848, si arruola volontario nei moti rivoluzionari contro l'Austria e, nel 1855, accorre nel Bresciano ad assistere i colpiti dall'epidemia di colera. Laureato in medicina all'Università di Pavia, è assistente dell'ospedale di questa città dal 1856 al 1863. Nel 1864 assume l'incarico di professore ordinario di clinica medica all'Università di Genova, che ricopre per due anni. Nel 1866, è nominato ordinario di patologia speciale e di clinica medica all'Università di Pavia, cattedra che tiene per 34 anni, fino alla morte. A Francesco Orsi si devono un importante "Trattato di patologia Speciale Medica" e fondamentali contributi nel campo della semeiotica e della diagnostica. Dalla scuola di Francesco Orsi sarebbero poi usciti illustri Maestri fra i quali Carlo Forlanini, che gli succedette nell'incarico, che lasciarono un'impronta indelebile nella storia della medicina.
(1901 - pag. 47)


Il professor Francesco Orsi.

Don Francesco Pelli

Nato a Sant'Angelo Lodi-giano il 12 luglio 1845, don Francesco Pelli si laurea in Teologia e assume l'incarico di insegnante nel Seminario di Reggio Emilia. Richiamato in Diocesi, diviene segretario di mons. Domenico Maria Gelmini vescovo di Lodi, cancelliere della Curia e direttore del settimanale "Il Lemene". In seguito è direttore del collegio "Campi" di Cremona e rettore del liceo ginnasio della Repubblica di San Marino. Si spense il 24 marzo, a 57 anni, nella Casa di Salute di San Colombano al Lambro e fu sepolto nel cimitero di Sant'Angelo Lodigiano.
(1903 - pag. 52)

Scoperta di tombe antiche a Belfuggito

In un campo della frazione Belfuggito, a circa 80 metri dalla strada che conduce alla villa "La Favorita", si ritrovano due tombe costituite da mattoni con cocci di vasi in terracotta rossa e un vaso contenente monete romane, databili al II secolo dopo Cristo.
Il cronista deduce che nelle vicinanze avrebbe dovuto esistere una necropoli, perché pochi anni prima, a poca distanza, furono rinvenute altre tombe e vasi dello stesso tipo.
(1930 - pagg. 104/105)

Inaugurazione della circonvallazione


La benedizione impartita dal parroco mons. Enrico Rizzi, assistito da don Nicola De Martino, per l'inizio dei lavori della nuova circonvallazione.

Domenica 30 ottobre 1932 viene inaugurata la nuova strada di circonvallazione che unisce la strada di Milano con quella per Lodi, San Colombano e Pavia. L'opera, finanziata dalla provincia di Mi-lano, ha dato lavoro per lungo tempo a molti operai santangiolini. Negli scavi per la fondazione di un pilone del ponte sul fiume Lambro, vengono trovati oggetti di epoca romana: mattoni, cocci di anfora, vasi in terracotta, una falce, uno strumento per lavoro campestre, un piattino di bronzo e ossa umane.
(1932 - pag. 299)


Alcuni dei vasi in terracotta trovati sulla sponda del fiume Lambro durante i lavori per la costruzione della circonvallazione.

A cura di Antonio Saletta

CHIUDI ARTICOLO