Aspettative e progetti in un libro edito dall’azienda Basso Lambro

La speranza di un Lambro pulito



L’immagine sorprendente di una recente battuta di pesca sul fiume Lambro

I titoli dedicati al fiume Lambro si ampliano ulteriormente con una pubblicazione edita dall’azienda Basso Lambro Impianti spa (più nota a Sant’Angelo come il Consorzio). Qualcuno potrebbe pensare «altre parole quando invece servirebbero fatti concreti», ma non è così perché l’intento riuscito del presidente dell’Azienda Antonio Danelli è stato proprio quello di creare un altro evento, un altro fatto per ricordare a tutti gli organi preposti che il Lambro esiste e va risanato.
“Acquamara”, è il nuovo volume sapientemente curato e realizzato da Luigi Albertini e Sergio Galuzzi che del fiume più amato da pochi (i rivieraschi) e disprezzato dai più, ha scritto molto. La ricerca è una raccolta di contributi di diversi osservatori affacciati sulle rive del Lambro. Comincia lo stesso presidente della “Lambro impianti spa”, dandoci una chiave di lettura. Il Lodigiano è completamente depurato ma il fiume non è pulito. Allora «Riteniamo necessaria una inversione di tendenza al degrado ambientale legata all’adozione di modelli di sviluppo che assumano come obiettivo la qualità ambientale» ma poi Danelli trova le parole più semplici ed umane per affrontare il problema «ma l’attesa è troppo lunga... Ci vorranno diversi anni prima di assistere ad atti concreti…». Per i pescatori parlano meglio le fotografie delle parole.

Una bella immagine a piena pagina, a colori, racconta di una grande pesca nel Lambro: «Con grande sorpresa i pesci non avevano tardato a rispondere, alcuni cavedani e parecchi aspi di piccola taglia avevano gradito l’offerta» commentano Mario Narducci e Cesare Loranti in battuta di pesca sul fiume malato.
Poi il libro lascia spazio agli aspetti scientifici. Si tratta di un lungo capitolo, arricchito di grafici e tabelle intitolato «La qualità del Lambro nel tratto da Melegnano al Po e le possibili ricadute ambientali e sanitarie» a cura di un gruppo di osservatori scientifici a cui fa capo l’ARPA della Lombardia.
Un dato di cui sospettavamo «conferma il ruolo bioconcentratore di inquinanti rivestito dai sedimenti, che rappresentano la memoria storica dei fenomeni di contaminazione che hanno interessato, in passato, il corso d’acqua in esame».
Il libro si completa con una serie di schede dedicate agli impianti di depurazione del consorzio Basso Lambro.
Solo alla fine spunta la penna di Luigi Albertini, regista dell’operazione editoriale. Le sue conclusioni si intitolano «Con l’acqua alla gola». In due paginette riassumono un secolo di storia ma lanciano un nuovo accorato appello «Ed allora ricominciamo da capo, partendo certo da una situazione migliore rispetto a quegli anni Settanta in cui le popolazioni rivierasche si mobilitarono, rivendicando un fiume pulito anche a tutela della loro salute. Molto rimane da fare…». Insomma la conclusione del libro e del convegno ad esso dedicato è che i depuratori milanesi finalmente funzionanti, non sono bastati e non basteranno a sanare il fiume. L’ingegner Elefanti presente al convegno in rappresentanza della Regione Lombardia ha sottolineato che «le acque del Lambro con l’entrata in funzione dei depuratori milanesi sono state catalogate da pessime a scadenti». Tanto si è fatto tanto è ancora da fare.
Cristoforo Vecchietti