L’anno appena trascorso è stato un anno difficile, per il contesto internazionale e interno della Bielorussia. Le campagne elettorali, le elezioni, i 20 anni da Chernobyl ci hanno fatto pensare ancora di più ai nostri bambini bielorussi.
Oggi il quadro internazionale è più chiaro, ma non per questo più facile. La Bielorussia è dentro ad un processo geopolitico di grande complessità per la sua ridefinizione dei rapporti di forza, economici e culturali, in cui collocarsi. Sicuramente molti di noi hanno seguito sui giornali le vicende e gli articoli più o meno esaustivi circa le elezioni e i piccoli tumulti di protesta, cercando di intravvedere spiragli luminosi, per essere soprattutto rincuorati circa il progetto di ospitalità da realizzare qui a Sant’Angelo Lodigiano, ormai giunto al quinto anno di attuazione. Oggi, guardando i volti dei nostri piccoli ospiti, possiamo finalmente permetterci di essere felici. Una gioia dettata dalla consapevolezza di essere coinvolti e protagonisti di un’azione senza un interesse né nazionalistico, né di mercato, ma con la convinzione del dono amichevole.
A 20 anni da Chernobyl deve essere chiaro che il lavoro di aiuto centrato sul risanamento post-catastrofe ha ancora un grande senso civile. Penso a tutti i programmi e le celebrazioni avvenute nello scorso aprile nell’anniversario, ma anche alla mimetizzazione, all’utilizzo non sempre chiaro, all’incertezza perfino di valutazione clinica della catastrofe di Chernobyl. Quindi i soggiorni sono un “valore” da confermare. Sappiamo che Chernobyl è stata solo la prima, ma non l’ultima catastrofe in Belarus; la fine dell’Unione Sovietica, la difficile transizione economica, la ripresa dopo gli effetti devastanti di Chernobyl hanno provocato in Bielorussia una crisi sociale di vastissima portata. Allora il nostro peso reale deve essere un ponte e uno snodo. Accogliere un bambino bielorusso, significa la creazione di un rapporto di aiuto di altissimo valore, ma anche di altissima complessità.
Il gruppo dei 47 ospiti bielorussi, con le accompagnatrici
Quest’anno il progetto che stiamo realizzando vede coinvolte 41 famiglie, i bambini ospiti sono 47 di cui 30 femmine e 17 maschi. Li accompagnano Tamara, l’interprete di Minsk al terzo anno qui da noi in città, e l’insegnante del villaggio di Antonovka, da cui provengono la maggior parte dei piccoli, Irina, che ha lasciato il suo bambino di 3 anni dalla nonna.
A tutte le famiglie abbiamo affidato, nell’ultimo incontro, quello imminente l’arrivo del 28 maggio, queste parole “…Le famiglie alla prima esperienza, sappiano che siamo a loro disposizione, e possano vivere questa buona azione con entusiasmo e pura generosità. Un piccolo consiglio: non fate di questa esperienza un vissuto tutto personale, ma sappiate viverla come un atto che giova anche agli altri che ci stanno intorno.
Per le altre famiglie, quelle veterane, invece un suggerimento: non date tutto per scontato, infatti i bambini hanno sempre delle sorprese e quello che noi vorremmo aspettarci, a volte, o quasi sempre, non è poi quello che riusciamo ad ottenere! Non dimentichiamo poi che questi ragazzi hanno una famiglia alle spalle e i loro affetti sono sempre ben radicati nella loro terra”.
Perciò, oltre a programmare e realizzare un buon soggiorno e una divertente vacanza qui a casa nostra, vorremmo sempre migliorare la qualità sociale ed educativa con i buoni valori e con l’ottimismo che ci contraddistinguono, per comunicare a questi ragazzi la speranza verso il futuro, con il tentativo di una crescita comune di responsabilità.
Giuliana Lunghi Danova.