Venerdì 15 settembre 2006,
in Basilica, l’opera è stata presentata alla cittadinanza
Restaurata la pala cinquecentesca di San Cristoforo, San Raffaele e Tobia
A chi frequenta abitualmente la nostra Basilica non sarà certamente sfuggita l’assenza di una delle sue opere più interessanti, la pala di San Cristoforo, San Raffaele arcangelo e Tobia. L’opera, infatti, che versava da tempo in cattive condizioni, è stata prelevata nell’estate 2005 per essere destinata ad una complessa operazione di restauro, condotta dalla dottoressa Carlotta Beccaria con la collaborazione di Roberto Buda, intrapresa grazie al contributo di Banca Intesa. A restauro ultimato la pala è stata esposta al pubblico in occasione della mostra “Restituzioni 2006. Tesori d’arte restaurati” (Vicenza, Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, 25 marzo - 11 giugno 2006) per fare infine ritorno a Sant’Angelo il primo agosto di quest’anno.
Una lunga attesa, ricompensata però dalla soddisfazione di constatare la qualità del recupero eseguito, le cui varie fasi sono state illustrate dalla stessa restauratrice nel corso della serata di presentazione tenuta lo scorso venerdì 15 settembre presso la Basilica. La signora Beccaria, avvalendosi anche della proiezione di immagini scattate nel corso dei lavori, ha spiegato le problematiche del dipinto, che interessavano sia la superficie pittorica (sollevamenti e distacchi di colore, offuscamento della cromia causato da verniciature) sia il supporto ligneo (attacco di tarli, fessure). Un ulteriore problema consisteva nella pesante griglia fissata sul retro dell’opera nel corso di un antico restauro, che, impedendo al legno di compiere i propri movimenti di adeguamento ai cambiamenti di temperatura e umidità dell’aria, aveva determinato pericolose fenditure nelle tavole. Il restauro ha portato all’eliminazione della griglia, e alla conseguente applicazione di un più moderno sistema di sostegno; si è proceduto anche alla disinfestazione del legno, al risanamento delle fessure, alla pulitura, alla rimozione di strati di colore non originali, all’integrazione delle parti di pellicola pittorica perdute.
Presente alla serata anche la dottoressa Cristina Quattrini, funzionario di zona della Soprin-tendenza ai beni storico-artistici, a cui si deve l’approfondito lavoro di ricerca bibliografica e archivistica di supporto al restauro, che ha portato la studiosa a ricostruire le vicende storiche del dipinto ed elaborare una nuova, e convincente, ipotesi attributiva. Secondo il suo studio il dipinto va identificato con la pala dell’altare dedicato a San Cristoforo e San Raffaele che si trovava nell’antica chiesa parrocchiale e poi trasferito nella nuova chiesa costruita nel 1662. La dottoressa Quattrini conferma la datazione generalmente indicata per il dipinto (realizzato intorno al 1540-45), così come l’attribuzione alla bottega milanese del piemontese Gaudenzio Ferrari. Escludendo, per motivi di ordine stilistico, l’intervento diretto del maestro (presente forse come “supervisore”), la studiosa riferisce la realizzazione della pala al più importante membro della bottega, Giovan Battista Della Cerva, i cui dipinti mostrano singolari affinità con la pala santangiolina. Interessante l’osservazione della dottoressa circa l’unicità dell’opera all’interno del panorama artistico cinquecentesco lodigiano, dominato dalla figura di Callisto Piazza e difficilmente rivolto verso le botteghe milanesi.
La serata è stata allietata dalle musiche eseguite dal trio “George Sand” ed è stata occasione per ringraziare il parroco Mons. Carlo Ferrari, giunto alla fine del suo mandato, per il suo impegno nel-la salvaguardia del patrimonio storico e artistico della parrocchia. Il parroco ha fornito la propria lettura del dipinto, del tutto personale ma pertinente: a destra è raffigurato Tobia, che mostra impazienza di tornare a casa per guarire il padre con le interiora estratte da un pesce, come indicatogli dall’arcangelo; al centro, però, ecco lo stesso S. Raffaele bloccargli la via per far avanzare alla sua sinistra S. Cristoforo, che reca sulle spalle il Bambino Gesù, vero artefice della guarigione.
Nel corso della serata è stato sottolineato che la pala non è l’unica opera di rilievo conservata presso la Basilica, che ad un’attenta analisi si dimostra molto ricca di testimonianze artistiche interessanti, spesso sconosciute agli stessi santangiolini.
Silvia Trivellato