L’impianto di trattamento dei rifiuti della Ecowatt di Vidardo

Inceneritore: domande e perplessità



L’impianto di trattamento dei rifiuti di Castiraga Vidardo

Storia ormai decennale per l’impianto di trattamento dei rifiuti della Ecowatt a Castiraga Vidardo.
Infatti anche se l’impianto è tornato alla ribalta recentemente per l’autorizzazione al trattamento di CDR (combustibile da rifiuto prodotto dalla parte secca dello stesso) in paese è da tempo che ci si confronta con la sua presenza continua.
Il bruciatore è nato per trattare pulper di cartiera. In un primo tempo era sembrato un naturale completamento del lavoro della cartiera. Ma poi il vecchio stabilimento ha chiuso e nell’area è rimasto solo l’impianto con numerosi problemi che si sono manifestati nel corso del tempo.
Ora i proprietari hanno chiesto il permesso di passare ad altra forma di trattamento dei rifiuti (il CDR) che gli è già stata accordata, mentre proprio a ridosso del bruciatore sta sorgendo una nuova area residenziale.
Questo il quadro della situazione tra dubbi, domande senza risposta e non pochi imbarazzi da parte di molti.
Intanto bisogna sottolineare che l’impianto è nato come innovativo seguendo indicazioni del ministro verde Ronchi. Si pensava, (si pensa) di poter trattare rifiuti producendo energia. Ma il limite al progetto sta nell’aver situato l’impianto ormai così vicino alle case. Da subito sono co-minciati i problemi dovuti al rumore notturno dei macchinari a cui si è aggiunto il problema degli odori che (si presume) molte volte arrivino proprio da lì.
Nei primi tempi poi numerosi cittadini denunciavano la calata di ceneri nere sui panni appena stesi o nei giardini.
I cittadini che, sempre a titolo personale si sono rivolti all’ARPA hanno ottenuto aiuto, ma anche la consapevolezza che la carenza di personale dell’organismo non consente di organizzare un controllo efficiente.
Insomma una situazione poco gestita lasciata in balia di se stessa.

Che cos’è il CDR
In Italia il CDR è il rifiuto in uscita da un impianto di recupero che necessita di smaltimento. Detto anche frazione secca, viene bruciato in cementifici ed in appositi stabilimenti.
Mentre in un primo tempo il CDR era classificato rifiuto ordinario, ora è rientrato nella categoria dei rifiuti speciali. Questo consente una sua commercializzazione al di fuori della regione di produzione.
La legge stabilisce anche tabelle rigide sulla composizione del rifiuto (in alcuni casi si parla di CDR di qualità) e sulle procedure di incenerimento.
La fissazione di limite alle emissioni non dovrebbe peraltro essere disgiunta da un severo esame delle caratteristiche del CDR, considerato che i sistemi per produrlo sono diversi, come diversi sono anche le percentuali dei relativi componenti.
Tratto da: http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20sito/Combustibili

Da parte mia ho sempre pensato ad alcune questioni:
1) Probabilmente questi impianti sono ormai in grado di garantire la sicurezza per la salute dei cittadini se usati correttamente e senza risparmio di denaro sugli impianti di sicurezza. Purtroppo però questi impianti sono spesso in mano a imprenditori che antepongono l’interesse alla salute. I controlli poi sono talmente in difficoltà da risultare inefficaci. Insomma si rischia di lasciare il settore alla più libera iniziativa imprenditoriale. Darebbe maggiori garanzie una miglior presenza del pubblico.
2) La situazione è stata gestita con troppi imbarazzi e con troppe deleghe dalla comunità vidardese. Solo negli anni ’90, al momento della partenza dell’impianto c’erano state proteste poi tutto è stato delegato ad altri, all’Amministrazione, agli ecologisti.
3) Credo che per risolvere il problema queste forze non bastino. Occorre la creazione di un forte comitato popolare che veda la presenza di tutte le forze del Santangiolino per ottenere dei risultati. Insomma non si può delegare, occorre agire.
4) Visto che si tratta di impianti innovativi promossi dal Ministero (di questo stiamo parlando) credo sia utopistico chiederne la chiusura. Ma chiedere il trasferimento perché l’impianto è troppo vicino all’abitato e tenere al-tissima la vigilanza per fare in modo che la tutela della salute dei cittadini sia massima mi sembra un obiettivo raggiungibile ed allora a fianco del comitato potrebbe sorgere un osservatorio permanente. Insomma il lavoro da fare è tanto. In altri Comuni è stato fatto e si sono visti i risultati ma a Vidardo e a Sant’Angelo chi vorrà farlo?
Cristoforo Vecchietti