“Chiarire le reali motivazioni della chiusura del Castello”

Intervista a Rocco Giannoni, presidente degli “Amici del Castello”


“Comune, Provincia, Regione e Amici del Castello devono unirsi per presentare una proposta unitaria alla Fondazione Bolognini al fine di riaprire il Castello”.
È la sfida lanciata da Rocco Giannoni, l’imprenditore santangiolino che presiede l’associazione Amici del Castello, a distanza di quattro mesi dalla chiusura shock del maniero. Giannoni, nella lun-ga intervista che ha concesso a “Il Ponte”, chiama in causa le autorità romane che gestiscono il Castello, si dice preoccupato per lo stop delle attività al suo interno e lancia un grido di allarme per i lavori di riqualificazione della struttura, che oggi sono al palo.

Dottor Giannoni, molti santangiolini sono rimasti stupiti dalla chiusura improvvisa del Castello, senza che ci fossero stati segnali o avvertimenti. Si è trattato di una decisione presa sulla loro testa. Condivide?
“È stata una decisione assolutamente autonoma, come del resto abbiamo già avuto modo di dire. La posso capire, ma non giustificare”.



Perché la può capire?
“Perché in alcune parti ci sono reali problemi di stabilità, e non lo nega nessuno, ma questo secondo noi non impedisce l’agibilità e la fruibilità parziale di almeno tre quarti della struttura”.

Dal giorno della chiusura fino ad oggi non sembra che siano stati fatti molti passi in avanti per riaprire.
“Purtroppo la politica ha tempi lunghi, e questi sono nemici della volontà e dell’entusiasmo che eravamo riusciti a creare attorno al Castello negli ultimi tre anni. Registravamo risposte sempre più interessanti, ma soprattutto vedevamo coinvolte sempre più persone, che volevano usufruire del Castello per eventi di tutti i tipi”.

Oggi questo entusiasmo non c’è più?
“Il timore degli Amici del Castello è che si perda l’entusiasmo e si torni alla passività, con un Castello in mezzo alla città ma irraggiungibile perché chiuso. Tre anni fa invece, la prima cosa che avevamo fatto era stata l’iniziativa “Cortile aperto”, per tenere aperto il cortile del Castello. In questo modo si voleva coinvolgere la cittadinanza. Dopo il progetto “Cortile aperto” ci siamo impegnati per la ristrutturazione dello scalone, che avrebbe rappresentato il primo passo per riaprire il Giardinone e per collegarlo al restauro di cascina Ortaglia”.

Ci sono anche altri lavori in progetto. La chiusura del Castello li mette a rischio?
“Oltre alla riqualificazione dello scalone volevamo sistemare la sala dei Cavalieri e il Museo del pane, per una spesa di circa 300mila euro di cui la metà messi a disposizione dalla Fondazione Cariplo. Purtroppo la chiusura del Castello ha letteralmente annullato queste iniziative. E se entro la fine del 2008 i lavori non saranno realizzati rischiamo di perdere il finanziamento Cariplo”.

Brutte notizie insomma. Dopo gli ultimi incontri che ha avuto in settembre con le istituzioni del territorio qual’è lo stato dell’arte oggi?
“Purtroppo lo stato dell’arte è quello di fine luglio, non è cambiato molto. Mi auguro che ci si possa trovare con la Provincia di Lodi e il Comune per ogni iniziativa utile che possa portare alla riapertura. Il Sindaco di Sant’Angelo si farà portavoce interessato presso la Provincia per arrivare tutti insieme a una proposta concreta da fare alla Fondazione Bolognini. Non ci presenteremo come terzo soggetto in grado di assumere la gestione del Castello, ma chiederemo di fare chiarezza sulle reali motivazioni che hanno portato alla sua chiusura. Inoltre bisogna tastare il terreno per capire se ci sono alternative alla situazione attuale, cioè se è possibile riaprire il Castello mantenendo le stesse condizioni esistenti fino allo scorso giugno. Ripeto, non ci sono motivi per una chiusura totale. Inoltre noi stavamo già muovendoci per pensare alla ristrutturazione delle parti più a rischio”.

Cioè?
“Prima della chiusura ci eravamo incontrati con l’assessore regionale alla cultura Roberto Zanello per chiedere un sostegno del Pirellone in vista di uno studio strutturale del Castello. Studio che sarebbe poi sfociato in interventi concreti. Aveva-mo anche già contattato un professore del Politecnico, poi è arrivata da Roma la notizia dello stop”.

In conclusione, secondo lei come è necessario muoversi per la riapertura? I santangiolini possono fare qualcosa per non farsi “mettere i piedi in testa” da Roma e dalla Fondazione Bolognini?
“È indispensabile coinvolgere tutte le autorità politiche lombarde, a vario livello, per presentare alla Fondazione Bolognini un’idea concreta per la riapertura e capire come questa intende muoversi. Il problema è che il simbolo laico della tradizione santangiolina oggi viene a mancare totalmente. Ci dispiace perchè in questi ultimi anni l’avevamo fatto rinascere”.

Lorenzo Rinaldi


Per il Castello Bolognini, l’anno 2007 sarà quello più difficile da dimenticare. Alcuni giorni dopo l’improvvisa chiusura del maniero, l’artistico pozzo collocato al centro del cortile grande è rovinosamente crollato e, come se non bastasse, nei giorni successivi, la manovra errata di un automezzo ha lesionato il muretto che delimita il fossato

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Rocco Giannoni, presidente dell’associazione
“Amici del Castello e dei suoi Musei”