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Intervista al concittadino Gaetano Boggini, membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Morando Bolognini Il Castello Bolognini è chiuso ormai dal mese di giugno 2007. In questi mesi però sono stati fatti dei passi avanti per la sua riapertura. Abbiamo chiesto al dott. Gaetano Boggini, membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Bolognini, di spiegare ai santangiolini cosa sta succedendo tra le mura del Castello.
“Mentre la gestione della Fondazione da parte dell’Istituto di Cerealicoltura non rappresentava un grosso problema, per il CRA, che si deve interessare della gestione di ben 28 ex Istituti di Ricerca in esso confluiti, tale gestione non è prioritaria anche perché alcune sue problematiche (vedi la gestione del Castello e dei suoi musei) esulano dalle finalità dell’Ente di Ricerca. Per tali motivi la conduzione della Fondazione, a partire dal 1999, è diventata più difficile con continui rinvii di decisioni importanti per la gestione del patrimonio e delle attività agricole connesse ai compiti statutari della stessa, compresi anche gli interventi relativi alla sicurezza del patrimonio immobiliare”. La sicurezza del Castello è un tema particolarmente caldo. Come stanno davvero le cose? “A causa di questa ultima problematica, assai urgente per il Castello, lo scorso giugno il CdA ha deciso la chiusura cautelativa del Castello e dei suoi Musei. In effetti, sebbene negli ultimi anni siano stati fatti diversi interventi per la messa in sicurezza del maniero, altri interventi sono ancora necessari, in particolare quelli relativi alla prevenzione incendi ed alla sistemazione dei tetti delle torri del lato nord. I costi di realizzazioni di tali interventi sono abbastanza ingenti, ed i proventi derivanti dalla gestione agricola delle aziende non sono sufficienti per far fronte all’impegno economico necessario, così come sempre più difficile è l’ottenimento di finanziamenti pubblici per la loro realizzazione”. La chiusura improvvisa del Castello ha creato parecchi malumori. “Personalmente non ho condiviso la decisione del CdA di chiudere il Castello, tuttavia debbo ammettere che la stessa ha consentito di creare una situazione locale che ha generato un maggiore interesse per il nostro Castello, al quale confesso di essere, come tutti i santangiolini, molto affezionato per averlo frequentato e vissuto, in particolare come dipendente dell’Istituto di Cerealicoltura, fin dal 1964, compreso il periodo dal 1979 al 1985 durante il quale ho ricoperto l’incarico di Funzionario Delegato della Fondazione. Ora, invece, mi trovo coinvolto come membro del CdA, nominato nel novembre scorso dalla Camera di Commercio di Milano”. Cosa avete fatto da novembre ad oggi per i rilevanti problemi del maniero? “In questi pochi mesi, in collaborazione con la professoressa Claudia Sorlini, preside della Facoltà di Agraria di Milano e membro del CdA del CRA, come il sottoscritto delegata a trattare con le autorità locali il futuro del Castello, mi sono impegnato per trovare una soluzione al problema Castello e Fondazione, coadiuvato anche dal responsabile scientifico, in loco, della Fondazione. Il CdA della Fondazione, prima della mia nomina, aveva già avviato contatti con la Regione Lombardia al fine di trovare o creare un nuovo soggetto a cui affidare la gestione del Castello. La Regione ha svolto un importante lavoro in tal senso ed i contatti avviati sembrano portare alla creazione di questo nuovo soggetto, al quale pure la Fondazione aderirà, oltre a contribuire economicamente alla gestione”. Ci parli degli interventi concreti che avete deciso di avviare. “Con l’approvazione del bilancio preventivo 2008, il primo CdA al quale ho partecipato ha deliberato la realizzazione di alcuni interventi strutturali al Castello (sistemazione dello scalone del Giardinone e del salone dei Cavalieri, realizzazione di una scala di sicurezza ed altri interventi minori) grazie al contributo della Fondazione Cariplo ed ai co-finanziamenti del Comune di Sant’Angelo, degli Amici del Castello e della Fondazione Bolognini”. È vero che avete deliberato uno studio finalizzato a riaprire il Castello? “Nel secondo CdA, a cui ho partecipato, è stata affidata ad un professionista la progettazione di un piano di sicurezza del Castello con la relativa stima delle spese da sostenere per la realizzazione. Con questo nuovo piano si potranno avviare gradualmente gli interventi necessari alla messa in sicurezza e si potrà procedere alla richiesta, alle competenti autorità, dell’autorizzazione per una graduale riapertura di alcune parti del Castello”. La Fondazione Bolognini però non si occupa solo del Castello. Che prospettive ci sono per questo importante ente? “Infatti, i problemi della Fondazione non sono solo quelli del Castello ma altresì quelli legati alla gestione delle aziende agricole, per le quali si può ipotizzare la trasformazione in una azienda didattico-sperimentale a disposizione di tutte le strutture di ricerca del CRA che operano, non solo nel Lodigiano, ma anche in altre Regioni e pure aperta alla collaborazione con altri Enti di ricerca agricola ed agro-alimentare presenti nel territorio. Cosa occorre fare per realizzare tutto quanto descritto? Per realizzare tutto ciò è auspicabile la massima collaborazione non solo delle Amministrazioni pubbliche regionali, provinciali e comunali, ma anche di tutte quelle realtà locali che possano contribuire al rilancio del nostro Castello che, anche se di proprietà del CRA, rimane sempre uno dei più importanti simboli della nostra città. Da parte mia, come membro del CdA della Fondazione e come santangiolino, continuerò l’impegno affinché al più presto venga risolto il problema dell’agibilità del Castello, del suo rilancio turistico e di una migliore valorizzazione del patrimonio e delle funzioni della Fondazione Bolognini”. La Redazione |
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