Il 30 settembre, nella sua abitazione di Cuasso al Piano (Varese) all’età di 86 anni, è morto Mario Bagnaschi, l’autore di tanti episodi gustosi, in dialetto, accaduti a Sant’Angelo, durante il tempo della sua giovinezza.
In una lettera che aveva scritto a “Il Ponte”, pubblicata nell’aprile 2004, così raccontava le sue origini santangioline: “Son nasüde ala Costa nèla curte de Tugnén de Piòta (Arrigoni) e dei Rozza (i gigantòn) il 16 dicembre 1921. Dopu un ane, la me famiglia la fai samartén a la Vignöla, che alura la se ciamèva via Ugo Foscolo, lì sèrème cin fradéi, quater masci e una fèmina. Me papà l’èra Isidoro (Zidòr), e me mama Luigia Granata de Sant’Angel”. Di professione ambulante, si era trasferito in Valle d’Aosta, e poi a Cuasso al Piano.
Nella sua corrispondenza non nascondeva il suo amore per Sant’Angelo definendosi “un santangiulén purosangue, tupén della Costa”.
Da segnalare l’ultimo suo gesto altruistico, la donazione delle cornee.
La redazione de “Il Ponte”, profondamente addolorata per la sua scomparsa, porge alla famiglia le più sentite condoglianze, unite a quelle dei lettori tutti, ai quali mancheranno le sue sapide storie.
Dai copiosi manoscritti che Mario Bagnaschi ci ha inviato, nell’occasione della sua scomparsa ci piace pubblicare un brano struggente nella sua poetica semplicità.
La burda
O fitta nebbia lodigiana che copre ogni cosa e tutto diventa mistero, mentre in alto il sole sta lavorando per scacciare le ombre che sulla terra lodigiana la fanno da padrone, aiutate in grande quantità dai fiumi e dalle rogge.
Solo chi spera nel sole, la cui potenza è guidata da Dio, potrà avere la certezza di avere la luce e la pace nel cuore.
Evitando liti e incomprensioni, ci fa ricordare che solo Dio può salvarci e, mettendoci nelle sue mani potremo viaggiare senza timore, se nel nostro cuore regna il suo amore.
Mario Bagnaschi
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