Un’opera di notevole interesse storico e artistico
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È recentemente tornato alla Parrocchia dei Santi Antonio Abate e Francesca Cabrini, dopo un restauro condotto presso lo studio milanese di Luca Quartana, un crocifisso ligneo di grande valore, ma quasi sconosciuto anche agli stessi parrocchiani.
L’opera, infatti, è stata a lungo riposta nei magazzini, senza che ne fosse fatto utilizzo alcuno, se si escludono alcune rare esposizioni in occasione di particolari momenti dell’anno liturgico. Soltanto nel corso dell’allestimento del Museo della Basilica l’opera è diventata oggetto di maggiore attenzione e, grazie ad un’attenta valutazione, è stata per la prima volta riconosciuta come opera antica e di notevole interesse storico – artistico.
Il crocifisso presentava alcuni problemi di conservazione, ma soprattutto una poco convincente verniciatura, lucida e a base di colori molto accesi.
Le indagini condotte nel corso del restauro hanno messo in luce che essa non corrispondeva alla colorazione originale dell’opera: il corpo di Gesù Cristo, infatti, era stato più volte ridipinto e al di sotto di questi diversi strati di pittura esisteva ancora la pellicola pittorica originale. Il restauratore ha dunque provveduto a ripulire la scultura da questi strati di colore, riportando l’opera il più possibile vicino a come doveva presentarsi subito dopo la sua realizzazione.
Il crocifisso è stato inoltre rimosso dalla croce a cui era fissato, in quanto questa era di fattura piuttosto recente (probabilmente è stata realizzata nel sec. XX a sostituzione di quella originale, perduta o irrimediabilmente deteriorata) e dunque non coerente con la scultura di Gesù Cristo.
I risultati del restauro consentono di valutare meglio il crocifisso e, grazie all’osservazione stilistica, è possibile avanzare qualche ipotesi sulla sua datazione. Colpiscono certamente alcuni particolari dell’opera, come l’anatomia stilizzata, poco rispondente al vero, e in alcuni punti anche piuttosto rigida. Le costole, ad esempio, segnano il petto di Gesù Cristo come una gabbia; le gambe sono state scolpite senza alcun in-teresse per la definizione della muscolatura; i piedi, un po’ troppo grandi, sono un blocco appena abbozzato.
Questi particolari inducono a proporre una datazione compresa tra la seconda metà del secolo XIV e la prima metà del XV. Ciò è confermato anche dall’osservazione del volto di Gesù Cristo, affilato, fine, con occhi allungati, elegantemente incorniciato da una capigliatura che ricade sulle spalle disegnando onde aggraziate e regolari: un linguaggio che rimanda alla produzione tardo-gotica.
Non è al momento possibile ricostruire chi sia l’autore del crocifisso: le opere così antiche restano purtroppo quasi sempre anonime. Si può tuttavia ipotizzare che l’opera sia stata realizzata nell’Italia settentrionale, in quanto non è dissimile ad altri esemplari presenti in quest’area geografica. Nulla vieta di pensare che il crocifisso sia stato realizzato appositamente per una delle antiche chiese di Sant’Angelo, soprattutto se si considera che l’opera, pur nella sua delicatezza, presenta caratteri piuttosto “provinciali”, lontani cioè dal linguaggio estremamente raffinato e ricercato che era invece diffuso nelle capitali del gotico, come Milano e Pavia.
La relazione del restauro, che si attende a breve, preciserà forse ulteriormente l’ambito di realizzazione del crocifisso e la sua datazione. Le poche osservazioni del presente articolo sembrano comunque sufficienti per cogliere l’importanza di questo manufatto (che entra a far parte del gruppo delle opere d’arte più antiche della basilica e, forse, dell’intera città) e del suo restauro (al quale ha contribuito il Rotary Club Sant’Angelo-Belgioioso).
Il crocifisso sarà presentato il 17 gennaio 2009 nella festa patronale.
Silvia Trivellato
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