Ferita la serenità della vita cittadina

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Occorrono interventi tempestivi.....

Ma gli esecutori di questo delitto chi sono?
Vogliamo sapere chi sono non per conoscerne nome e cognome, data di nascita e luogo di residenza. Vogliamo sapere chi sono perché ci chiediamo quali siano le spirali esistenziali che portano un gruppo di persone a scagliarsi contro un loro simile fino a distruggerlo, fino ad annientarlo. Ora che i presunti colpevoli sono stati individuati, conoscere il loro nome cognome e indirizzo ci consente di isolarli per impedire loro di nuocere ancora, ma Mario Girati non tornerà per questo in vita.
Sapere invece qual è il loro profilo esistenziale e morale ci permetterebbe di tentare di prevenire altri fatti di questo genere, che sono già avvenuti, non infrequenti, in altri centri lombardi o italiani, che per la prima volta sono accaduti a Sant’Angelo, producendo sgomento, dolore, ma anche senso di insicurezza e di paura.
Il Sindaco ha dichiarato di non credere che “questo sia il segno che a Sant’Angelo manca la sicurezza”. Il suo atteggiamento è comprensibile e mirato a contenere allarmismi. Ma la stessa notte di capodanno un negozio di parrucchiera di Borgo San Rocco è stato scassinato e lo stesso negozio tre notti dopo è stato nuovamente visitato da malfattori.
Pensiamo che non servano altri delitti per ritenere che il livello di allarme, da parte delle istituzioni che sono deputate alla tutela dei cittadini ed alla sicurezza del territorio, debba essere innalzato. I cittadini potranno anche rinchiudersi nelle loro case, assumere un atteggiamento di maggior diffidenza e sospetto verso sconosciuti; ma tutto ciò, che rappresenta già una grave ferita alla serenità ed un regresso della qualità della vita cittadina, non basta. Quel che succede fuori dalle case dei cittadini: nelle strade, nelle piazze, di giorno e di notte, deve essere oggetto di attenzione e controllo e, se occorre, di interventi tempestivi - se possibile preventivi, se necessario repressivi - per evitare il lento ma inesorabile degrado della convivenza civile. I cittadini, che devono imparare a non aspettarsi sempre e solo soluzioni dall’alto, potranno anche contribuire ad incrementare il livello di sorveglianza; ma le informazioni, le direttive, i segnali, le necessarie sollecitazioni per un maggiore impegno civico, a tutti i livelli e da parte di tutti, quelli sì che dovrebbero partire da chi governa e amministra la comunità.
Angelo Pozzi

La mancata integrazione...........

Lasciamo agli esperti spiegare che nel Lodigiano il numero dei reati è in calo. Noi scegliamo invece di soffermarci sui sentimenti della gente - non sulle chiacchiere da bar, ben inteso - sottolineati da don Pierluigi Leva durante il funerale di Mario Girati.
Siamo di fronte a un senso di paura che ha molteplici origini, accentuato senza dubbio da un repentino mutamento della nostra comunità, che tende ad avere sempre meno punti di riferimento, a fronte invece di una complessità sociale che si avverte nella vita di tutti i giorni. Arriviamo dunque alla seconda riflessione: la nostra città dai primi anni Novanta sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, alle quali non era preparata vent’anni fa e, francamente, non sembra molto preparata neppure oggi, a parte qualche eccezione. L’arrivo di nuovi cittadini, in grandissima maggioranza stranieri, sta modificando la fisionomia della comunità santangiolina. E lo sta facendo in maniera repentina, veloce, senza che si possano avvertire segnali di un’inversione di rotta a breve. A Sant’Angelo, oggi, su 13mila abitanti, ci sono 1800 stranieri regolari. La comunità più numerosa è quella romena, ci sono poi albanesi e nordafricani. In totale sono presenti circa sessanta nazionalità differenti.
Una vera babele. Termine, quest’ultimo, in grado di sintetizzare bene un aspetto, negativo, che caratterizza l’immigrazione a Sant’Angelo: la maggior parte degli stranieri non è integrata, potremmo dire che vive per conto proprio, all’interno della comunità di connazionali. La realtà della città mostra dunque una forte disaggregazione, con una miriade di gruppi e gruppetti separati fra loro. Vecchi e nuovi cittadini sembrano non parlarsi e questo non fa che accentuare diffidenze e sospetti. La mancata integrazione è un problema latente di Sant’Angelo, che “Il Ponte” da anni denuncia, e che ora, dopo i fatti di cronaca che tutti ben conosciamo, è emerso in tutta la sua gravità.
Lo abbiamo detto in passato e torniamo a dirlo ora: senza integrazione la nostra città è destinata al declino e le conseguenze, anche in termini di sicurezza e ordine pubblico, potrebbero essere devastanti fra qualche anno. Chi sceglie Sant’Angelo, insomma, deve accettarne le regole, al pari dei santangiolini. La terza riflessione prende le mosse da quanto si è visto e sentito nei giorni successivi al delitto del tabaccaio. Hanno parlato in tanti, soprattutto politici e amministratori locali. Hanno parlato forse in troppi. La sensazione è che sia stata usata troppa demagogia, troppi luoghi comuni, un’abbondanza di frasi fatte di cui francamente non se ne avvertiva il bisogno.
Ora, alle parole devono seguire i fatti. Accogliamo l’appello di don Giancarlo Baroni, affinché le forze migliori della nostra città - spesso poco valorizzate o addirittura ignorate dalla politica - si diano da fare per risolvere i tanti problemi aperti.
Lorenzo Rinaldi