Sussurri e grida


Nel 2007, l’allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Lodi, Piergiorgio Spaggiari, presentava il progetto di creazione di un “polo della riabilitazione” all’ospedale Delmati di Sant’Angelo. A occupare due piani dell’ospedale sarebbe arrivata la Fondazione don Gnocchi, portando la riabilitazione cardiologica e la riabilitazione pneumologia. Sarebbe nato un polo d’eccellenza, capace di creare anche un indotto per il territorio. La storia ha poi preso altre strade e l’esito è noto a tutti: si sono levate ferme opposizioni da parte dei sindacati e di alcuni gruppi politici, è cambiato il direttore generale, è passato del tempo. Morale: la don Gnocchi non si è fatta più vedere e probabilmente prima o poi aprirà un nuovo centro riabilitativo d’eccellenza in qualche altra città.
Intanto però, solo poche settimane fa, l’Azienda ospedaliera ha annunciato sui giornali che la riabilitazione cardiologica si farà a Codogno. A Sant’Angelo si farà quella pneumologica. Ma in quali tempi? Con quali risorse? Il Delmati dovrebbe poi diventare l’ospedale di riferimento per la day surgery della provincia, cioè per le operazioni chirurgiche in giornata. Staremo a vedere. Nel frattempo, complice anche il blocco del progetto dell’ozonoterapia, non vorremmo che si fosse bocciato il progetto don Gnocchi per trovarci, fra qualche anno, con un ospedale mezzo vuoto, con un pugno di mosche in mano…

Diversi cittadini, liberi pensatori, ci hanno chiesto cosa sta succedendo alla Pro Loco, o meglio, cosa sta accadendo attorno a questa nobile e storica associazione, ormai ultrasettantenne. In effetti, da qualche mese, assistiamo a un fenomeno particolare. Il Comune tende ad assegnare l’organizzazione di feste e momenti di socialità e svago ad associazioni private, certamente degne di rispetto, mentre per la Pro Loco gli spazi di “espressività” sembrano essersi ridotti. Un consigliere comunale, pochi giorni fa, ci ha poi segnalato che basta dare con regolarità un’occhiata all’albo pretorio del Comune per notare stanziamenti di qualche migliaia di euro alle associazioni private incaricate per il Comune di organizzare, come detto, feste ed eventi.
Non intendiamo assolutamente soffermarci sul boom di queste nuove realtà associative, ci preme invece ragionare ancora sulla Pro Loco. Sappiamo bene che le forze sono sempre limitate, che si impegnano sempre poche persone alle quali va il nostro grazie, ma al tempo stesso abbiamo la sensazione che qualcosa non funzioni.
Lo diciamo apertamente: riteniamo che il Comune dovrebbe rilanciare la Pro Loco, sfruttare una realtà con oltre settant’anni di storia, tanta esperienza e validi volontari. Le associazioni private, grandi o piccole che siano, possono durare cent’anni oppure scomparire nel breve volgere di qualche anno. La Pro Loco, invece, resiste dal 1938. Perché non darle un po’ di fiducia?