Donata Cappelletti, passione per la ricerca

Alla biologa il Premio “Ricercatissimi 2008”


“Ho sempre avuto in mente quel che volevo fare: la ricercatrice. Laboratorio, provette ed esperimenti, proprio come uno se lo immagina”. Donata Cappelletti mostra sin da subito il piglio sicuro, allo stesso tempo gentile e vivace, di chi ha le idee chiare: “Ho studiato ragioneria, ma ai miei genitori dissi immediatamente che non volevo occuparmi di saldi e bilanci. Appena dopo il diploma, infatti, mi sono iscritta a biologia a Pavia, dedicandomi alla biologia molecolare”.
La dottoressa Cappelletti dopo la laurea lavora per sei anni presso la clinica Maugeri di Pavia come biologa per il reparto di cardiologia; e successivamente per due anni presso la Fondazione Mondino, un istituto neurologico dove compie ricerche soprattutto sull’emicrania.
Ma la passione per la ricerca la riporta in ambito universitario: oggi Donata Cappelletti fa parte di un team di ricerca della Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia in qualità di dottorando in Patologia e Genetica: “Mi sto occupando di trovare le cause genetiche di determinate malattie, compiendo test ed esperimenti su campioni di DNA”.
Il suo gruppo di lavoro, formato dai colleghi del Dipartimento di Medicina Sperimentale e da ricercatori del laboratorio di Biochimica, ha da poco vinto il premio “Ricercatissimi 2008” per i suoi studi sull’Helicobacter Pilori, batterio tra i principali responsabili di malattie come ulcera, gastrite e alcuni tipi di tumori.
La dottoressa Cappelletti spiega più in dettaglio: “La mia ricerca al momento si concentra su un enzima prodotto dall’Helicobacter Pilori che si chiama L-asparaginasi. È il cuore della nostra scoperta, quello che ci ha permesso di aggiudicarci il premio. Questo enzima è in-fatti il responsabile della patogenesi delle malattie da Helicobacter Pilori: rappresenta la causa di diverse patologie, ma anche la possibile via per una cura. Un po’ come estrarre un antidoto dallo stesso veleno che si sta combattendo”. Provocando un po’ di sconcerto nel redattore de “Il Ponte”, l’Helicobacter Pilori e il suo prodotto L-asparaginasi sono presenti in moltissimi cibi cotti, come per esempio le patatine fritte: le ricerche della dottoressa Cappelletti possono dunque rivelarsi molto importanti sia da un punto di vista diagnostico - per individuare l’eventuale infezione - sia da un punto di vista di controllo alimentare, andando a intervenire sulla quantità di L-asparagina contenuta nei cibi da sottoporre a cottura ad alte temperature.


Donata Cappelletti (seconda da sinistra), con i colleghi del gruppo di lavoro, vincitori del premio “Ricercatissimi 2008” istituito dalla Regione Lombardia

Gli studi sull’Helicobacter Pilori e L-asparagina sono stati oggetto di una richiesta di brevetto, che si spera possa attirare case farmaceutiche capaci di fornire aiuti alla ricerca: studi sul DNA, esperimenti, ore passate in laboratorio a confrontare risultati e analisi hanno un costo non indifferente.
I problemi evidenziati da Donata Cappelletti sono comuni a molti settori della ricerca: finanziamenti a progetto, mai a lungo termine, e il rischio costante di dovere interrompere un lavoro da un momento all’altro perché, semplicemente, non vi sono più risorse. Lo stesso “Premio Ricercatissimi” da poco vinto rappresenta più una boccata d’aria a breve termine che la sicurezza di poter continuare a fare ricerca con piena tranquillità.
A questo, si aggiungono problemi tecnici nella conduzione degli esperimenti: i quali, nella stragrande maggioranza dei casi, sono condotti su topi da laboratorio, andando a vedere, per esempio, come l’Helicobacter Pilori agisce sul loro stomaco ed estrapolando poi i possibili effetti sullo stomaco umano.
Ovvio che sarebbe più facile, nonché più utile, operare direttamente sul corpo umano tramite biopsie. Vi sono, in questo, evidenti problemi di natura etica che non possono essere ignorati.
Tuttavia, mentre le strutture ospedaliere possono compiere una biopsia per fini di ricerca con relativa facilità, gli studiosi della Facoltà di Medicina hanno bisogno del consenso del paziente e di superare enormi ostacoli burocratici, con procedure che possono durare anche oltre due anni.
La dottoressa Cappelletti comunque non rimpiange assolutamente la scelta di tornare in Università: “È esattamente quel che cercavo da un punto di vista professionale ed umano. Da un lato mi dedico appunto alla ricerca, ma ugualmente gratificante è l’insegnamento, che rientra nelle mie mansioni. Al momento sono responsabile di corsi in biotecnologie. Mi piace moltissimo insegnare e interagire con gli studenti, trasmettere quanto ho appreso e lavorare con loro ai loro progetti. In molti, per esempio, sono venuti a chiedermi tesi di laurea legate ai miei progetti di ricerca. Per quanto sia impegnativo, mi dà molta soddisfazione l’essere in grado di gestire e coniugare le attività didattiche con la ricerca in laboratorio e i miei studi, che spesso mi portano i giro per l’Italia per varie conferenze. Mi è capitato di trovarmi di fronte a veri e propri luminari nel campo della ricerca, gente di cui avevo letto libri e pubblicazioni. Spesso ho dovuto esporre dinanzi a loro i risultati del mio gruppo di ricerca, e certo un po’ di paura c’era!”.
Risultati che hanno già confermato le grandi doti della dottoressa santangiolina, cui “Il Ponte” augura il miglior proseguimento nelle sue ricerche.
Massimo Ramaioli.



Donata Cappelletti