Continua l’impegno della protezione civile di Sant’Angelo verso i paesi devastati dal sisma del 6 aprile. Due volontari sono stati impegnati in questa missione di aiuto per una settimana dal 12 aprile. Poi, dal 13 al 20 giugno, è partito un altro gruppo di tre volontari, di cui facevo parte. Abbiamo raggiunto Monticchio Uno, sede operativa del polo logistico per i volontari della Protezione Civile della Lombardia. L’impegno è proseguito dal 22 al 29 agosto: tre volontari sono stati presenti nel territorio esprimendo attenzione nei confronti di quanti stanno vivendo un disagio.
In Abruzzo il lavoro è tanto ma con la collaborazione di tutti diventa un po’ più facile. Molti ospiti del campo sono già inseriti nei servizi gestiti dai volontari.
Durante la nostra permanenza a Monticchio Uno c’è stata la visita al campo di Roberto Formigoni che ha parlato della Casa dello Studente, simbolo della tragedia del terremoto, ma che sarà anche il simbolo della rinascita. La struttura infatti verrà ricostruita: questa la promessa fatta da Formigoni, presidente della regione Lombardia, ente che ne finanzierà i lavori.
Il momento più toccante della mia permanenza è stata la vista a Onna: abbiamo infatti chiesto ai nostri responsabili di andare con don Cesare, che tutti i giorni da Monticchio si reca al campo di Onna per celebrare la S. Messa. E lui ci ha accompagnato. Il paese è distrutto, c’erano macerie dappertutto e un silenzio irreale. Non c’è famiglia che non pianga uno o più cari. I fiori sono ormai appassiti ma il ricordo di quelle persone è palpabile. La terra continua a tremare dopo la notte del 6 aprile, ma tutto questo “domani” finirà.
Chi ha potuto visitare quei luoghi e incontrare la gente d’Abruzzo sa a cosa mi riferisco. Dagli sguardi della gente e dal racconto dei fatti di quella notte emerge un’angoscia difficilmente comprensibile a chi il sisma non l’ha mai vissuto. In quegli interminabili 24 secondi, assieme alle case è crollata ogni sicurezza: tanti, oltre alla casa, hanno perso il lavoro, l’intimità della famiglia. Molti hanno dovuto rivedere i progetti per il futuro, tutti hanno nel cuore una cicatrice che probabilmente non andrà mai via.
Eppure, nel buio di questo momento, la speranza non si è mai spenta.
Una flebile ma tenace luce continua a rimanere accesa rendendo quasi visibile il giorno in cui tutto (o quasi) tornerà come prima.
Salvatore Rizzo
volontario.