Nutrire e non riempire il nostro corpo

Mangia che ti fa bene!


Il nostro modo di vivere è profondamente cambiato dall’inizio del XX secolo: le condizioni di vita sono molto migliorate e ci si potrebbe aspettare che grazie al nostro grado di sviluppo tecnologico sia migliorato anche lo stato di salute individuale. Ma allora come si spiega il fatto che le morti per cause naturali siano divenute rarissime?
Siamo passati ad un tipo di alimentazione industriale che sfugge al nostro controllo ed alla nostra comprensione: è finito il tempo in cui frutta e verdura si compravano dall’ortolano nostro vicino di casa e con certezza ci veniva indicato luogo e metodo di coltivazione. Magari non tutte le mele erano lucide e splendenti e fra i pomodori ne trovavi qualcuno un po’ ammaccato. I cachi però li trovavi in novembre, le melanzane d’estate ed i mandarini erano bellissimi per il giorno di Santa Lucia.
Oggi invece si deve produrre su larga scala, e la coltivazione intensiva spesso esige che il rendimento abbia la precedenza sulla qualità. È possibile coltivare qualsiasi cosa fuori stagione, si possono addirittura far crescere le verdure senza terra, mettendo i semi in vasche colme di prodotti chimici che sostituiscono le sostanze presenti nel suolo. E così nei supermercati troviamo di tutto e sempre: un tutto più ricco di acqua e più povero di nutrienti.
Ma una semplice somma di vitamine, oligoelementi e altri componenti prodotti chimicamente non può uguagliare il prodotto naturale, perché solo attraverso la sintesi dei quattro elementi - sole (fuoco), terra, aria ed acqua - avviene una vera e propria trasformazione in energia vitale. Nonostante la forma perfetta, il colore lucente e la confezione invitante, siamo di fronte ad alimenti “senza vita”, che forse ci riempiranno la pancia ma che non ci nutrono. Dico forse perchè altrimenti non si spiegherebbe la fame compulsiva di chi divora in continuazione ogni sorta di cibo, senza che ciò che ingoia possa soddisfarlo.
Se invece impariamo a nutrire il nostro corpo, evitando di riempirlo, troveremo un giusto equilibrio: smetteremo di sentire fame in continuazione se daremo al nostro corpo ciò di cui ha bisogno, e ciò di cui ha bisogno sono i nutrimenti vitali.
Poiché il nostro organismo ha una grande capacità di adattamento, la carenza di nutrimenti vitali non si fa sentire subito, ma prima o poi emerge, causando problemi di salute e malattie vere e proprie alle quali non sempre siamo in grado di dare una risposta efficace: i medici ci prescrivono i farmaci utili a sedare la malattia, ma spesso non se ne ricercano le vere cause. L’uomo non viene vi-sto nella sua globalità, si cura la malattia e non la persona malata. L’alimentazione, che è alla base della guarigione, viene trascurata o considerata per un breve periodo di tempo (quello per guarire) e poi si riprende a riempirsi e non a nutrirsi.
Mangiare è un atto di comunione con la natura e la natura va rispettata: ma quanto è difficile! La lontananza del posto di lavoro, il viaggio con il bus per raggiungerlo, gli orari massacranti, la me-tropolitana, lo smog e la necessità di lavorare hanno sconvolto la vita di tante persone. Mangiare è diventato una perdita di tempo e lo si fa in fretta e male, con un panino veloce od una insalata pronta mista (mista di chissà che…).
A casa si cucinano cibi precotti, surgelati, scaldati al microonde (apparecchio di cui sarebbe bene non abusare…) pensando di risparmiare tempo, di togliere tempo al cibo per dedicarlo ad altro. In questa logica non serve avere una grande cucina dove la famiglia si trova per cucinare, apparecchiare la tavola e mangiare insieme serenamente. E così negli appartamenti moderni la cucina è stata sostituita dall’angolo cottura: ed è proprio all’angolo che è stata messa la buona alimentazione.
Il progresso, questa parola magica: un tempo si attingeva l’acqua al pozzo con la “tromba”, poi con grande gioia l’acqua è “arrivata” nelle case. Ora però non ci fidiamo dell’acqua del rubinetto a causa dei pesticidi, fertilizzanti, nitrati e altre sostanze tossiche che inquinano le falde acquifere e quindi, non più a piedi come un tempo ma con le nostre automobili, ci rechiamo nei supermercati a comprare l’acqua nelle bottiglie di plastica.

La zuppa di ceci e farro

La necessità di cucinare nel minor tempo possibile ci ha fatto dimenticare che esistono cibi in natura di altissimo valore nutrizionale. C’è chi sostiene che solo le proteine della carne sono complete, ma in realtà l’associazione legumi-cereali copre l’intero fabbisogno proteico ad un costo molto inferiore rispetto a quello della carne.
Ingredienti: 300 gr di ceci da agricoltura biologica messi in ammollo per almeno 24; 250 gr di farro da agricoltura biologica; 1 carota; 1 gambo di sedano; 1 scalogno; 1 patata piccola; 1 peperoncino fresco; olio Evo; 1 rametto di rosmarino; 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro; sale marino integrale.
Procedimento: Scolate i ceci dall’acqua dell’ammollo e cuoceteli in una pentola di coccio per almeno 1 ora con un pezzetto di alga Kombu. Lessate il farro, dopo averlo lavato, per circa 30 minuti. In una casseruola fate appassire in poco olio Evo ed un cucchiaio di acqua lo scalogno tritato, la carota a tocchetti, il sedano affettato sottile ed il peperoncino (a piacere). Aggiungete ora i ceci scolati dalla loro acqua che terrete a parte. Aggiungete il concentrato di pomodoro, la patata tagliata a tocchetti ed il rametto di rosmarino, aggiungete l’acqua dei ceci che avete tenuto da parte (circa mezzo litro) e cuocete il tutto per circa 15 minuti. Infine aggiungete il farro e cuocete ancora per circa 20 minuti aggiustando con il sale. Fate riposare la zuppa e servitela con un filo di olio Evo e del pane fatto in casa.
Ho tratto alcuni passaggi da Siamo quello che mangiamo, di P. G. Besson, A. Bondil, A. Denjean, P. Kero; la passione e la ricetta dall’amica Jasmin (www.cucinandosenza.blogspot.com).

Marina Cecchi