In serata l’inquinamento è a San Zenone, dove lavora un’altra task force con vigili del fuoco e protezione civile. Impegnati lungo il corso del fiume anche i volontari di Sant’Angelo.
Gli sbarramenti poco possono contro la marea nera, che prosegue inesorabile la sua corsa e arriva a Sant’Angelo Lodigiano, dove il ramo settentrionale del Lambro (quello inquinato) si congiunge con quello meridionale, proveniente dal Pavese.
È ormai mercoledì quando le acque nere del Lambro, piene di petrolio, si buttano nel Po, a Corte Sant’Andrea. L’attenzione da questo momento in poi si sposta sul Grande Fiume e sul mare Adriatico. Vengono moltiplicati gli sforzi e ci si concentra su Isola Serafini (Piacenza), dove in corrispondenza degli sbarramenti della centrale Enel si lavora per fermare l’inquinamento. La maggior parte della marea nera viene fortunatamente arginata. Una parte residua dell’inquinamento arriva comunque al mare. Nonostante inizialmente si temessero gravi danni per il delta del Po, questa zona è stata la meno interessata dal fenomeno.
Moltissimi invece sono stati i problemi per l’ecosistema del Lambro, con moria di pesci e danni incalcolabili per le specie animali e vegetali. I danni hanno riguardato anche le strutture: canali artificiali e terreni vicino alle rive del fiume sono stati contaminati. Il 24 febbraio la procura della Repubblica di Monza avvia l’indagine contro ignoti per disastro ambientale e inquinamento delle acque. Resta da capire, inoltre, come può essere avvenuto che la “Lombarda Petroli”, per non rientrare nella direttiva Seveso, abbia dichiarato di avere nei propri serbatoi una limitata quantità di prodotti chimici.
Il disastro del Lambro ha colpito da vicino, e pesantemente, anche la realtà di Sant’Angelo, che in passato era stata tra le più vivaci nella lotta all’inquinamento. Basta pensare che negli anni Settanta sono state proprio le forti proteste scoppiate a Sant’Angelo a dare il via a un movimento che ha portato alla nascita del Consorzio del Basso Lambro e di decine di depuratori in tutto il Lodigiano. Negli ultimi anni, tuttavia, l’attenzione verso il degrado del fiume era diminuita.
L’incidente dello scorso febbraio sembra però aver riacceso una fiammella. C’è già chi parla della possibilità che il comune di Sant’Angelo, assieme agli altri centri interessati dall’inquinamento, si costituisca parte civile in un eventuale futuro processo per i fatti di Villasanta.
Al di là di questa eventualità, siamo convinti che le istituzioni locali, non solo santangioline ma dell’intero territorio lodigiano, debbano tornare a ricoprire un ruolo di primo piano nella battaglia del Lambro.
Sindaci e amministratori tornino dunque in campo e chiedano a gran voce alla regione Lombardia un serio progetto di risanamento delle acque. Facciano in modo, insomma, che dal disastro dello scorso febbraio si possa ricavare anche qualche elemento di speranza.
Lorenzo Rinaldi |
intervenute e quanto ci costerà ripulire le rive e il fondo da quello che la marea devastante si è lasciata dietro. La giornata del 23 febbraio è stata nera anche perché ad essa è seguita una ben debole reazione. Ben presto dai media il nostro fiume, il Lambro, è sparito per lasciare spazio al grande Po. In fondo è prevalsa una sorta di negativa rassegnazione ed un veloce ritorno agli affari privati, quotidiani. Dal mio paese che sempre è stato in testa alla battaglia per il Lambro negli anni ’70 mi sarei aspettato molto di più. Ed invece stiamo a guardare.
Intanto il comune di Sant’Angelo ha aderito al contratto di fiume per la pulizia del Lambro voluto dalla regione Lombardia. Mi auguro che qualcuno, in veste ufficiale, abbia preso uno dei tanti mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi, per contattare e protestare con i capofila del progetto che si sta muovendo alla velocità del bradipo. Poi da Melegnano è arrivato un ordine del giorno che i comuni rivieraschi stanno approvando. Atto simbolico certo, ma utile per la discussione e per tener alti i valori di difesa del Lambro. Sostanzialmente l’ordine del giorno propone che il 23 febbraio venga dichiarata giornata del fiume ed inoltre che i comuni si co-stituiscano parte civile nel processo che si celebrerà contro gli inquinatori. Mi auguro che Sant’Angelo sia tra questi. Ancora: nei cassetti dei nostri comuni dormono i progetti per la realizzazione dei parchi di interesse sovracomunale del Lambro (i cosiddetti Plis). Non è tempo di fargli prendere aria?
Non mi risulta che Sant’Angelo abbia organizzato un consiglio comunale straordinario tutto dedicato al fiume. Anche questo sarebbe stato un bel segno. E poi con un po’ di fantasia e coinvolgimento l’Amministrazione avrebbe potuto organizzare i cittadini in una protesta. Invece tutto tace e se la popolazione non reagirà resteremo nella nostra giornata nera.
Cristoforo Vecchietti
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