Una pittura dalle emozioni profonde

In mostra al bar “Il Viaggiatore” i ritratti di Maria Luisa Ferrari


Quella della Ferrari è una pittura che ha il coraggio di sperimentare attingendo alle emozioni più profonde. I temi prescelti, infatti, hanno la loro radice nei sentimenti che i volti, ora di donna, ora di bambino, esprimono trasmettendoli all’osservatore.
Il più delle volte l’argomento è una sottile malinconia che riflette, forse, il grigiore di questo momento storico che stiamo attraversando, dove anche la figura più innocente porta con sé il suo carico di inquietudine e sofferenza. Triste è il bambino seduto sulla panchina, triste è la ballerina sola, ognuno con il suo vissuto personale.
Tutti, in fondo, siamo accomunati dal periglioso viaggio che è la vita, dove troppo spesso incontriamo il dolore e la gioia trova poco spazio.

Di fronte alle difficoltà che avanzano l’artista non può fare altro che fissare sulla tela, con la tecnica che le è più consona, in questo caso la matita e l’acquerello, il disagio con il quale queste stesse difficoltà vengono vissute. La Ferrari vi riesce bene. I suoi ritratti sono limpidi e molto espliciti. Personalmente, ciò che ho apprezzato di più sono stati i disegni. Nella loro morbidezza ritrovo due elementi apparentemente contrastanti, dolcezza ma anche deciso rigore. Forse ciò dipende dal fatto che la nostra artista è di professione architetto e dunque, di base, conosce molto bene la dimensione spaziale. Tra l’altro questi disegni sono, la bimba l’autoritratto di Marialuisa da piccola, il bimbo suo nipote.
La famigliarità ha portato la nostra artista a rendere vivi due volti semplici, normali, a creare interesse intorno a immagini quotidiane.
Marialuisa è dunque un’artista alla ricerca del modo più immediato di rappresentare la realtà che le sta intorno. Perciò è necessario che, da brava architetto, si impegni nel costruire atmosfere, nel suggerire modi di intendere ciò che la realtà ci comunica. Il suo tocco è personale ma non per questo meno obiettivo. Non avviene nessuna distorsione di spazio o di tempo; al contrario ciò che si vede è sperimentato contemporaneamente nel cuore e nell’anima dell’artista fine osservatrice. Particolare attenzione è dedicata anche alla figura femminile, quella più volubile nei suoi atteggiamenti. Dalla donna semi nuda a quella con le mani sul viso, al gruppo di donne ritratte in costumi folkloristici. Delicatezza e sensualità si scambiano, qui, i ruoli, mostrando uno spaccato di vissuto femminile. La donna è, dunque, ora oggetto dei sensi, ora femminilità affranta, ora appartenente alla storia di un paese esotico.
È, in fondo, quello della Ferrari, un interrogativo sulla sorte del sesso al quale lei stessa appartiene.
In questo mondo dove la vita appare sempre più difficile e problematica, l’artista si interroga sull’atteggiamento che deve assumere su ciò che vuole comunicare, sul come e sul perché vuole lanciare un messaggio che non passi inosservato. In questo senso la sperimentazione della Ferrari acquisisce un contenuto per niente banale ma al contrario di peso e significato.
Tatiana Gorla


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