Il 2010 annus horribilis per l’economia? Se non proprio tutto nero certamente il segno “meno” domina su quasi tutti gli indicatori che rilevano la congiuntura economica o che cercano di anticiparne l’evoluzione. E, a fianco di qualche inversione di tendenza positiva, rimane forte il problema della disoccupazione che continua a crescere.
Come infatti ci hanno insegnato i guru dell’economia, se il 2008 ha segnato l’inizio della crisi finanziaria (con il fallimento di diverse banche internazionali innescato dalla bolla immobiliare), e il 2009 è stato l’anno della crisi industriale che ha costretto le aziende a drammatici processi di riorganizzazione, è nel 2010 che la crisi sta impattando maggiormente sull’occupazione.
Cassa integrazione alle stelle e organici al minimo sembrano essere le tattiche industriali di un periodo in cui si devono contenere i costi in attesa di una svolta che tarda ad arrivare.
I dati nazionali
I segnali che emergono dai dati forniti dall’Istat o dagli uffici studi di Confindustria e Sindacati, permettono più che altro di fotografare una situazione il cui andamento è ancora contraddittorio.
Il dato nazionale definitivo sulla disoccupazione media nel 1° trimestre 2010 è pari al 9,1% contro il 7,9% dello stesso periodo dell’anno scorso. La tendenza rilevata nel trimestre è quella di un continuo calo dei lavoratori a tempo indeterminato, di una battuta d’arresto nel calo del lavoro temporaneo e di una tenuta del lavoro a tempo parziale.
Si possono immaginare, dietro questi dati, le scelte aziendali che li hanno originati: dopo aver tagliato in via prioritaria i lavoratori precari, ora si stanno licenziando i lavoratori a tempo indeterminato.
Anche la stabilizzazione del lavoro part time viene in-terpretata come un ulteriore indicatore della crisi, trattandosi in pratica di part time “involontario” cioè di lavori accettati per mancanza di altre occasioni a tempo pieno.
E i dati sulla cassa integrazione parlano da soli: nei primi 8 mesi dell’anno il ricorso alla cassa integrazione registra un +60% rispetto allo scorso anno.
La crisi nel Lodigiano
Come si pone il Lodigiano con oltre 12.000 disoccupati iscritti al centro per l’impiego?
Con un tasso di disoccupazione che è salito dal 6,2% del dicembre scorso al 7,8% del giugno 2010 c’è da stare vigili.
Cogliere i segnali della congiuntura e promuovere azioni di recupero è dunque d’obbligo. È ciò che sta cercando di fare il “Tavolo per la gestione della crisi economico-occupazionale sul territorio lodigiano”, convocato congiuntamente dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Lodi con la presenza delle parti sociali e degli operatori economici.
L’osservatorio ha disegnato il quadro della crisi nel Lodigiano, evidenziando anche da noi qualche segnale, purtroppo ancora incerto, di ripresa.
I dati forniti si riferiscono al secondo trimestre del 2010 e riguardano le circa 16.000 imprese attive nel Lodigiano che, nel periodo analizzato, rimangono stabili come numero di unità.
L’analisi del “Tavolo” scorpora le aziende nei vari settori ed evidenzia la situazione attraverso indicatori che vengono confrontati con gli stessi dati del trimestre precedente.
Il settore dell’Industria mostra un segno positivo nella produzione dei beni, mentre stabili rimangono gli indicatori del fatturato e degli ordinativi (segnale anticipatore).
Mostra qualche segnale più incoraggiante l’Artigianato, potendo contare su miglioramenti in tutti e tre gli indicatori, anche se, a detta degli operatori, la situazione è ancora molto pesante a causa dei problemi di liquidità.
Il Commercio ha mantenuto il proprio volume d’affari che invece è diminuito nel settore dei Servizi. Le Banche infine, pur iniziando a cogliere qualche ripresa nei finanziamenti alle aziende, lamentano che molti imprenditori sono restii ad impegnarsi in nuovi progetti per scarsa fiducia nell’immediato futuro.
Chi perde il lavoro e chi non lo ha mai trovato
Sfiducia e scoraggiamento affliggono anche chi è in cerca di un lavoro, se è vero che il numero degli “inattivi” non è mai stato così alto. Fra essi si annoverano infatti anche coloro che, disoccupati da lungo tempo, ormai non cercano nemmeno più.
La crisi finanziaria è diventata crisi sociale: colpisce i più giovani (1 disoccupato su 4 ha tra i 15 e 24 anni) e angoscia i cinquantenni, fascia di età critica anche dal punto di vista psicologico. Chi perde il lavoro a questa età, spesso con un carico famigliare da sostenere, percepisce il proprio stato come un fallimento personale, una vera e propria espulsione. Affacciarsi alla ricerca di un nuovo posto e trovare quasi unicamente offerte a tempo determinato certamente non aiuta.
Eppure questo è il momento di reagire con forza. È necessario non perdersi d’animo e muoversi con impegno, metodo e determinazione: dopotutto cercare lavoro è “un lavoro”!. Bisogna non chiudersi in se stessi e affidarsi anche agli strumenti che i Centri per l’impiego sapranno indicare, magari per ripensare al proprio percorso e approfittare della ferma obbligata per frequentare corsi di aggiornamento gratuiti per collocarsi meglio.
Stimoli allo sviluppo e sostegno a chi è in difficoltà
In attesa che si rimetta in moto l’economia (qualcuno pronostica che nel 2011 ci possano essere degli spiragli di luce), tocca alla Politica mettere in campo tutti gli sforzi per sostenere i mercati in un contesto globale sicuramente complicato. Ma anche le amministrazioni locali possono fare la loro parte. Dai lavori del “Tavolo per la gestione della crisi economico-occupazionale sul territorio lodigiano” emerge l’esigenza di politiche di attrazione di nuovi insediamenti produttivi. Tocca agli enti locali rispondere, definendo questioni quali quelle degli oneri di insediamento, della burocrazia, della individuazione delle aree disponibili.
Sul fronte delle azioni a favore delle famiglie in difficoltà a causa della crisi, i Comuni sono inoltre invitati a partecipare al Fondo Solidarietà anticrisi provinciale (Sant’Angelo ha già aderito con un contributo di euro 26.648,00).
Anche i singoli cittadini possono dare una mano partecipando, ad esempio, alle raccolte di denaro a favore del Fondo anticrisi istituito dalla Diocesi di Lodi o facendo offerte alle singole parrocchie cittadine nelle quali Caritas e Fac, come abbiamo più volte raccontato, sono sempre in prima fila davanti alle emergenze.
Giancarlo Belloni