Quattro anni e mezzo fa “strada facendo...” mi sono ritrovata a fare un viaggio importante che da Roma mi ha portata qui a Sant’Angelo. Come all’inizio di ogni nuova avventura mi sentivo spaesata ma con la voglia di esplorare un ambiente per me del tutto nuovo. Il tempo passava ma non riuscivo ancora a trovare dei punti di riferimento.
È stato così che un giorno, inaspettatamente, ho ricevuto una telefonata dalle Acli nella quale mi veniva proposto di lavorare per il doposcuola. È passato qualche anno ormai e l’esperienza fatta fin qui con gli amici con cui ho lavorato e con tutti i bambini e i ragazzi incontrati è stata ed è per me una fonte di crescita personale e una riscoperta dell’altro, della diversità che ci caratterizza e che ci arricchisce.
Ho avuto, infatti, la possibilità di conoscere, di confrontarmi e di costruire dei rapporti con tanti bambini e tanti ragazzi, alcuni dei quali di cultura e lingua diversa, piccoli viaggiatori con un bagaglio prezioso di tradizioni e abitudini differenti dalle nostre, che si trovano a dover affrontare il dolore per aver lasciato il proprio paese, gli amici e magari parte della famiglia e che arrivati qui devono reinventarsi, trovare nuovi affetti e un nuovo equilibrio. E come se non bastasse tutti questi cambiamenti avvengono in un’età in cui la sicurezza e la stabilità del proprio ambiente e delle proprie relazioni è fondamentale per un benessere e una serenità interiore.
Così, lungo questo percorso è nata l’attenzione e l’interesse per quello che è stato l’argomento del mio lavoro di tesi sul disagio dei minori stranieri valutato tramite dei questionari volti a misurare gli stati d’animo, l’umore, l’ansia, la sicurezza di sé, il comportamento, l’autocontrollo, le prepotenze agite e subite nella scuola, il rispetto delle regole e le relazioni con i pari.
La ricerca è stata realizzata a Sant’Angelo Lodigiano, Caselle Lurani e San Colombano al Lambro, nelle stesse scuole in cui viene svolto dalle Acli il doposcuola, su un campione complessivo di 206 studenti di scuola secondaria di primo grado di cui 167 di origine italiana e 39 di origine straniera.
La parte più complessa e allo stesso tempo più significativa dello studio è stata quella dell’incontro con i ragazzi. Accogliere i loro dubbi, le loro ansie e i loro timori di essere giudicati è stato un primo passo fondamentale per conquistare pian piano la loro fiducia e per costruire qualcosa di importante insieme. Infatti, sono loro stessi che condividendo i pensieri, le difficoltà, le paure, le emozioni, le insicurezze e i sogni hanno permesso di raccogliere dei dati interessanti.
Tra i risultati più rilevanti è emerso che in molti degli aspetti indagati non vi erano particolari differenze tra i ragazzi del posto e i ragazzi immigrati ma, i giovani stranieri del nostro campione mostravano un umore più triste, maggiore impulsività, maggiori problemi nella condotta, più difficoltà nel rispetto delle regole e nella relazione con i pari.
Come è stato già evidenziato da molte altre indagini sull’argomento, è possibile ipotizzare che in parte questi aspetti siano legati alle difficoltà della famiglia e del giovane immigrato nell’inserimento sociale, nell’adattamento ad un ambiente nuovo, sconosciuto in cui si deve reimparare tutto daccapo e allo stesso tempo trovare dei nuovi amici e una stabilità affettiva.
I risultati di questa ricerca sono importanti non perché mostrano qualcosa di nuovo, ma per ciò che suggeriscono e che ricordano alle famiglie, alla scuola in cui i ragazzi passano gran parte della loro giornata e alla comunità che tutti noi rappresentiamo e cioè la necessità di cogliere questi piccoli segnali di disagio e di interrogarsi su co-me intervenire per prevenire ed evitare che queste forme di malessere portino con il tempo, senza il giusto supporto, ad una sofferenza, ad un senso di insoddisfazione di sé e della propria vita e ad un isolamento più profondi e poco raggiungibili.
Non è molto utile pensare che non ci riguardi perchè si tratta di ragazzi appartenenti ad altre culture oppure reagire con intolleranza. Si tratta sempre di noi, dei giovani che rendono viva la nostra comunità e che ne disegneranno il futuro.
“Strada facendo…” ho raccolto le voci di 206 ragazzi che hanno raccontato di sé. Le riporto con la speranza che dopo averle ascoltate possiamo trovare insieme un modo per non dimenticarle.
Grazie a tutti i ragazzi, genitori e insegnanti che hanno partecipato alla ricerca e alle Acli per il prezioso percorso che stiamo facendo insieme.
Chiara Principia
kiakkia83@libero.it
Chiara Principia è una psicologa, laureatasi il luglio scorso presso l’Università La Sapienza di Roma, a conclusione del corso di laurea in “Psicologia dinamica e clinica dell'infanzia, della adolescenza, della famiglia” con la tesi “Disagio del minore straniero: un’indagine esplorativa su un campione di adolescenti in ambito scolastico”.
Ha collaborato in qualità di educatrice e di coordinatrice didattica ai progetti di doposcuola delle Acli “La Rete” e “Strada facendo...” che hanno offerto lo spunto e il campo di indagine alla sua tesi di laurea.
.