La storia militare santangiolina nel nuovo museo dei Combattenti

Recuperate armi, uniformi, lettere e fotografie dei soldati barasini al fronte


Nel panorama storico-culturale santangiolino merita un plauso l’iniziativa avviata dal presidente dell’Associazione combattenti e reduci Domenico Cordoni che, con la figlia Domenica, ha dato vita a un interessante museo sulla storia militare cittadina.
L’esposizione è stata allestita nei locali della sede dell’associazione, in via Forlani (ex via del Mulino) e ha aperto i battenti nel marzo 2010. Sono ancora pochi i santangiolini che hanno avuto modo di visitare il museo dell’associazione, che rappresenta una vera miniera di nomi, facce, esperienze, fotografie, uniformi, bandiere e armi. Si tratta, insomma, di una significativa novità per quanti amano avventurarsi nella Sant’Angelo del passato e in generale per gli amanti della storiografia.

Il museo è composto da tre locali, due piccole stanze e un corridoio, traboccanti di testimonianze del passato. Si inizia con la sala principale, nella quale trovano posto i faldoni dell’archivio storico dell'associazione.
Il presidente Cordoni e la figlia hanno raccolto con precisione maniacale le lettere dal fronte inviate dai santangiolini durante la seconda guerra mondiale, le invocazioni alla Madre Cabrini, le corrispondenze con don Nicola De Martino e don Ferruccio Ferrari, le domande di ammissione a socio dell’associazione, fin dalla sua costituzione nel 1927. L’archivio storico non si limita ai combattenti e reduci, ma raccoglie anche materiale di altre associazioni d'arma presenti a Sant’Angelo, dai trasmettitori e genieri (di cui Cordoni è presidente) a svariati altri corpi, che oggi non sono più attivi in città.
Ma la vera chicca dell’archivio è rappresentata da centinaia di fotografie, che ripercorrono il Novecento e che testimoniano l'attività delle associazioni d’arma santangioline e l’esperienza dei soldati barasini al fronte. Le fotografie non permettono solo di mantenere il ricordo dei tanti concittadini più o meno illustri che hanno fatto la storia (sacerdoti, politici, imprenditori, esponenti del volontariato locale, madri e padri di famiglia) ma offrono pure preziosi scorci della Sant’Angelo che non c'è più.
L’archivio storico è solo una piccola parte del museo, che custodisce un’infinità di altro materiale. Ci sono due uniformi e un cappotto indossati durante la seconda guerra mondiale dal dottor Vincenzo Rizzi, esposte accanto alle cartucciere, alla cintura e allo zaino. Ci sono il cappello da alpino e la spada del colonnello Vittorio Cortese, la giacca e il berretto del soldato Giuseppe Virgilio, le fotografie del militare Ettore Rognoni scattate in Africa e, sempre di Rognoni, è esposta una bella reliquia della Madre Cabrini. In un’altra teca si possono ammirare i reperti della seconda guerra mondiale: il calcio di un fucile, i residui delle granate, pugnali, coltelli e persino una “schiscetta” con la tazza in latta per bere.
Sono gelosamente custoditi anche il diario del soldato santangiolino Giovanni Battista De Vecchi, i libretti personali di decine di soldati, alcune tessere di barasini internati nei campi di concentramento.
Il museo, come detto, non si limita a raccogliere materiale dell’associazione combattenti e reduci: non è un caso, dunque, che si possano trovare anche due cappelli da bersagliere e una tromba. È impossibile raccontare in poche righe l’immenso patrimonio di storia conservato in via Forlani.
Uscendo dalla prima sala si attraversa il corridoio, caratterizzato da una piccola galleria di quadri e fotografie. La seconda sala è dedicata all'esposizione dei labari (non solo quelli dei combattenti e reduci) ma, soprattutto, ha le pareti tappezzate di fotografie: sono tutti gli associati morti dal 1927 ad oggi.
Chi è interessato alla storia militare di Sant’Angelo non può evitare di passare qualche ora all’interno del museo, ro-vistando negli archivi e ammirando il materiale esposto.
A conferma che le intenzioni del cavalier Cordoni e della figlia Domenica sono davvero serie, prima di abbandonare i locali di via Forlani è possibile lasciare una dedica sul libro delle visite. Visite che, si spera, siano numerose nei prossimi mesi, specie da parte delle scuole: il piccolo museo merita infatti di essere scoperto e arricchito giorno dopo giorno.
“Il Ponte” si spinge oltre, augurandosi che il ricchissimo materiale raccolto, catalogato ed esposto da Domenico e Domenica Cordoni possa presto trovare ospitalità in locali più ampi e decorosi. Siamo certi che il nostro appello non verrà lasciato cadere dalle istituzioni.
Lorenzo Rinaldi.

 


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