La sera di venerdì 15 ottobre scorso, il grigiore di un’attesa da tempo consumata si accende di toni e colori, rivitalizzando i muri di un troppe volte ignorato centro del sapere come potrebbe essere una piccola biblioteca di paese, spinta lentamente a riaprire già dall’estate 2009.
Sicché anche grazie al Comitato “Unpercento per una biblioteca attiva” a Castiraga Vidardo, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, si smuovono le acque intorno alla Biblioteca Civica, inaugurando quanto concerne un luogo altrimenti a rischio inutilizzo.
Iniziativa d’avvio oltremodo partecipata è allora la serata dal grosso calibro culturale e divulgativo, sancita stavolta dal primo incontro pubblico in paese col trentatrèenne e concittadino Gianluigi Rozza, già dottore e ingegnere, impegnato quale ricercatore dal Politecnico di Milano all’Ecole Politechnique Federale de Lausanne, passando dal celebre Massachussets Institute of Technology di Boston, attraverso i numerosi riconoscimenti scientifici e non (visto che nel 2005 anche il Comune di Sant’Angelo gli ha assegnato la Riconoscenza civica) che lo hanno condotto oggi, giovane uomo di scienza a livello internazionale, a riportare la sua esperienza a casa.
Unico italiano insignito del celebre Bill Morton Prize a Londra per i giovani ricercatori infatti, dopo il conferimento dell’Eccomas (European Community on Computational Methods in Applied Sciences) ad Amsterdam per la miglior tesi di dottorato in Europa sui metodi numerici applicati all’ingegneria, Rozza è pure oggi “voce” bibliografica dell’enciclopedia americana “Who’s Who”, tra i trentatremila ingegneri più influenti al mondo. Ma in un’atmosfera conviviale come si confà ad una conversazione in famiglia, il dottor Rozza ha illustrato quanto di meglio i modelli matematici possano offrire nel campo delle applicazioni alla medicina, all’ambiente e nello sport.
Contraltare alla caratura delle tematiche affrontate, la disinvoltura di Rozza nel parlare delle stesse, nella crescente curiosità, come un moderno Piero Angela, a fronte di un uditorio che ha infine condiviso l’amore per il sapere e sullo stato di salute della ricerca nel nostro “martoriato” paese.
Col monito che già qualcosa possono fare anche le piccole biblioteche di provincia.
Matteo Fratti