Il grido alla vita nella pittura del Gatto Nero

Una innovativa mostra di arte astratta al castello Bolognini


Finalmente una mostra innovativa nel castello di Sant’Angelo Lodigiano. Si tratta di un pittore proveniente per formazione dalla Street Art, l’arte di strada che tanto permette all’ingegno di sbizzarrirsi e di esprimere emozioni e sentimenti lasciando spazio a fantasia e creatività.
Gatto Nero è il nome scelto da Alessandro Gatti, che ha iniziato la sua carriera con le bombolette spray “imbrattando” i muri con figure umane-animalesche che denotano il desiderio di essere trasgressive ma con un tocco di eleganza e con una capacità tecnica fuori dal comune.
Se lo spray è il primo sperimentare di Gatto Nero, le tele che incontriamo presso la sala Lydia, nuovo spazio espositivo del castello Bolognini, sono espressioni altrettanto trasgressive ma realizzate in maniera totalmente diversa ricorrendo all’Arte astratta.
Forti pennellate di rosso-fuoco, arancione, giallo fanno sì che lo spettatore si soffermi catturato da tanta veemenza e da tanta voglia di comunicare la passione che Gatto nero coltiva e traduce in arte materica.
È noto che spesso il messaggio dell’Arte ha valore universale e nel caso di questi dipinti l’impatto visivo non può che rimandare a sensazioni molteplici, amore, rabbia, libertà, soprattutto.
Dunque comunicare con l’uso delle mani, la gestualità della pittura, il suo valore simbolico: Gatto Nero come dice il titolo della sua mostra, graffia, provoca, attacca i ben pensanti, propone un messaggio giovane, alternativo, ma mai deleterio benché dolcemente aggressivo.
La sua abilità consiste proprio in questo: punzecchiare lo spettatore distratto a fare maggiore attenzione al proprio modo convenzionale di pensare, a ricercare dentro sé quale fuoco arda nascosto alla coscienza in attesa di esplodere manifestandosi.
Il messaggio di Gatto Nero vuole essere anche un inno all’unione fra i popoli, dove la singolarità scompare a beneficio della totale condivisione, della partecipazione a creare una realtà solida contro le disgregazioni.
Le bandiere degli stati dunque non hanno più forza e senso di essere, le distinzioni si eliminano a vicenda per dare spazio ad un mondo nuovo, fatto di colori, di voglia di vivere assaporando il gusto di ciò che è istintivo e razionale nel medesimo tempo.
È proprio vero che l’opera d’Arte è figlia dell’artista. Questo si può notare conoscendo la personalità di Gatto Nero, personalità che emerge subito appena si inizia a dialogare con lui.
Di energia il nostro ne ha da vendere e soprattutto si nota in lui questo desiderio di sperimentazione incessante, di ricerca continua nel colore e nell’espressività delle sue tele. La scelta dell’astratto, del resto, è sempre e comunque una sfida; qui le interpretazioni possono essere molteplici e si accavallano.
Eppure la sfida sembra abbia proprio un esito vincente, poiché è sufficiente osservare pochi tratti dei dipinti esposti per comprendere il messaggio univoco di Gatto Nero: il grido alla vita, il gettarsi a capofitto nell’esistenza per trarne tutte le risorse che le appartengono e contemporaneamente quello che lui chiama graffio, l’aggressività felina che ha scopo sia offensivo che difensivo.
Non possiamo fare a meno di augurare a Gatto Nero di non smettere mai di graffiare con energia e vitalità!
Tatiana Gorla.


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