Il Wwf Lodigiano nelle scorse settimane è intervenuto in paese, con un volantino, per segnalare nuovi tagli di piante che decorano le nostre vie. In particolare ci si è concentrati sulla situazione di via Polli e Daccò, dove sono stati tagliati, senza essere sostituiti, dei prunus padus e della via che porta alla chiesa di Santa Maria, dove è stato annunciato il taglio dei filari di tiglio.
È una vecchia storia per Sant’Angelo, iniziata (ma probabilmente in quel periodo avevo da poco cominciato ad interessarmi ai fatti ecologici e non ricordo tagli precedenti) con il taglio degli storici filari di via Morzenti. Da allora i santangiolini sembrano aver perso qualcosa. Nel tempo al Wwf venivano segnalati sempre nuovi tagli: viale Montegrappa, la circonvallazione dove ora sorge il centro commerciale, lo stesso boschetto ha subìto dei tagli.
Ogni volta i volontari ambientali si sono recati in comune ed ogni volta l’Amministrazione comunale (quasi sempre la stessa) mostrava i permessi della forestale, le perizie agronomiche e la constatazione che le piante erano malate e quindi era necessario intervenire. Ogni volta il Wwf non ha potuto far altro che fermarsi di fronte alla documentazione, considerato che non si è mai trattato di piante di pregio.
Quest’ultima volta abbiamo agito diversamente denunciando il fatto e ottenendo poi un lungo, animato, confronto con il sindaco, fermo sulle sue posizioni.
A questo punto davvero è necessario fare un ragionamento da un altro punto di vista. Intanto abbiamo l’impressione che le piante si ammalino in fretta perché le forze per la cura e la manutenzione siano insufficienti per i più svariati motivi. Allora proviamo a ragionare da un punto di vista paesaggistico e culturale. In paese le piante è meglio averle che non averle. Sembra un concetto di un personaggio televisivo di qualche tempo fa. Dividiamole allora in due categorie. Quelle che dobbiamo rassegnarci a far tagliare dopo un certo periodo, chiedendo però la sostituzione con una pianticella nuova e quelle che vogliamo difendere e curare. Individuiamo una zona del paese che conservi una ricca e amata area verde e facciamola diventare un simbolo culturale del paese. Che le piante vengano curate in modo da evitare frequenti malattie e possano crescere floride per costruire un vero e rigoglioso filare in città. In Provenza nei centri dei piccoli paesi si trovano piante centenarie e a nessuno viene in mente di tagliarle, anzi ci si organizzano feste e luoghi di ritrovo, proprio sotto la pianta simbolo della comunità. È così difficile prendere esempio dai nostri concittadini europei?
Se proprio dovessi scegliere io indicherei come viale da conservare, curare e arricchire via Morzenti. Facciamo in modo che le piante possano restare negli anni ed esprimersi alla loro massima vitalità. Ci sono filari nuovi curiamoli e facciamoli crescere. Sarebbe stato bello anche conservare il viale di entrata di villa Cortese, ma ne rimangono solo degli scarsi resti. Lì bisognerebbe ripristinare, ma magari il Wwf lo chiederà un’altra volta.
Cristoforo Vecchietti