Gesti e voci di una Sant’Angelo d’altri tempi, fissati sulle pagine di un volume edito dalla Società della Porta - con il contributo della Provincia di Lodi - per tramandare alle future generazioni una parte della nostra identità, quella fondata sul lavoro quotidiano dei nostri avi.
Questo è il senso del libro “Mestieri di una volta” che abbiamo presentato lo scorso 29 aprile, davanti al numeroso pubblico accorso in Castello. Un volume di agevole lettura corredato da molte fotografie d’epoca, che riprende in modo organico alcuni articoli pubblicati da “Il Ponte” negli scorsi anni.
L’iniziativa, prima uscita di un più ampio progetto editoriale denominato “Le monografie de “Il Ponte”, nasce proprio con lo scopo di non disperdere il valore culturale di alcuni scritti che il giornale ha pubblicato nei suoi 15 anni di vita.
Nel volume si parla sia di lavori per i quali c’è ancora in paese una memoria piuttosto viva, sia di lavori quasi completamente dimenticati.
Uno scorcio del numeroso pubblico presente.
Si parte dai tilè (i venditori ambulanti di tela) per poi affrontare le storie dei curdè (i cordai), dei filsunè (i produttori e venditori dei filsòn di castagne).
Si resta nel commercio, con uno sviluppo addirittura internazionale, con le vicende dei pularö (i pollivendoli), degli inguriè (venditori di angurie) o di alcuni lungimiranti commercianti di bestiame.
Si racconta del lavoro di un artigiano dei sapori, il masulàr (insaccatore di salumi), di quello dei curéri (corrieri di merci) e si dà uno sguardo alla Sant’Angelo dell’Ottocento con le sue botteghe e i suoi caffè. E poi ancora la sorprendente attività dei tupé (cacciatori di talpe) e le vicende dei geron (cavatori di ghiaia) che insieme ai pescadù (pescatori) traevano da vivere dai fiumi e canali della zona.
L’argomento scelto e lo stile della raccolta - le interviste a protagonisti integrate da lavori di ricerca storica - hanno suscitato l’interesse di moltissime persone. Il libro ha avuto un immediato successo, come del resto lo ebbero gli articoli pubblicati a suo tempo, utilizzati anche in ambito scolastico come sussidio per lo studio della storia locale.
La serata di presentazione ha visto la presenza di diversi ospiti. Tra gli altri hanno preso la parola l’assessore provinciale Cristiano Devecchi e il direttore de “Il Cittadino” Ferruccio Pallavera.
Devecchi, tra i primi a credere nell’iniziativa, ha sottolineato la sua soddisfazione anche perché l’evento apriva ufficialmente la programmazione di “Castello aperto”, una serie di appuntamenti straordinari del Castello Bolognini, dopo un lungo periodo di chiusura.
Il direttore Pallavera, autore della brillante introduzione al volume, ha invece intrattenuto il pubblico con una dissertazione sull’importanza delle fonti orali e sulla tipicità di Sant’Angelo e di alcuni suoi famosi figli.