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L’INTERVISTA Classe 1965, tifo viscerale per i colori rossoneri (barasini), Beppe Roveda è il presidente del Sant’Angelo protagonista in questo primo sprazzo di stagione nel campionato di Eccellenza. Generalmente riservato con la stampa, poco incline a finire sui giornali, il “pres” (come lo chiamano i suoi collaboratori) ha accettato di rivelare a “Il Ponte” i sogni e le speranze di un tifoso diventato - per i casi della vita - il “numero uno” della squadra del cuore. Presidente Roveda, con quali sensazioni ha vissuto in queste settimane la partenza del Sant’Angelo? “Sensazioni fin troppo positive, non c’è il minimo dubbio. Abbiamo lavorato a fondo durante l’estate per creare un gruppo di alto livello, organizzato, professionistico, con un mister e uno staff tecnico preparati. Basta pensare che abbiamo ingaggiato anche un medico sociale specializzato in medicina sportiva, che sarà fondamentale nel recupero degli infortunati”. Ha dichiarato più volte che vuole vincere il campionato di Eccellenza. Si direbbe che non è scaramantico... “Più che altro sono realista. Quest’anno non possiamo nasconderci, perché abbiamo una squadra e uno staff tecnico di grande spessore”. “Sinceramente si. Ma la cosa positiva è che ci sono alcune cosiddette lodigiane, come Codogno e Sancolombano, oltre al Crema e al Villanterio. Il girone bergamasco-bresciano non mi preoccupa: lo dico non per arroganza, ma perché sono consapevole dei nostri mezzi”. Perché e quando è arrivata la scelta di un tecnico “di peso” come Cortelazzi? Tre nomi della rosa del Sant’Angelo su cui il presidente scommette... “Chiaia: da due anni cercavamo di portarlo al Sant’Angelo. Lo conosco da tempo come persona e come calciatore e so che aveva grande voglia di tornare in rossonero, dove era stato da ragazzo. Oddone: credo sia veramente un giocatore da categoria superiore. Non svelo un mistero se dico che anche in questo primo scorcio di stagione è seguito da alcune società professionistiche. Il terzo nome è Tolomeo, perché ho visto i suoi gol ai tempi del Riccione”.
L’obbligo di schierare una folta pattuglia di giovani rappresenta un’opportunità o un problema? “Sono contrario all’obbligatorietà di questa norma: se un giovane è bravo, è comunque destinato a emergere. Detto questo, aggiungo che per fortuna quest’anno i giovani stanno rappresentando un punto di forza del Sant’Angelo”. Perché avete ceduto Loprieno? “Ha scelto lui di andare altrove. La società gli aveva proposto di restare. Al Sant’Angelo ha dimostrato di essere un professionista serio ed è per questo che quest’anno volevamo dargli una se-conda opportunità”. “Confermo in pieno. Sta crescendo l’interesse degli imprenditori verso la società e la squadra. Certo, è necessario fare passi avanti ulteriori, ma le porte sono aperte a chi vuol dare una mano. Se vogliamo portare il Sant’Angelo nel calcio dei professionisti occorreranno infatti risorse economiche importanti”. Avete ottenuto dal Comune la gestione decennale dello stadio “Chiesa” e dell’impianto per gli allenamenti. Questo fa presagire un progetto di sviluppo del centro sportivo? “Il progetto di un grande Centro Sportivo Barasino per il momento è sulla carta. Gli investimenti sono previsti, anche se la crisi economica ovviamente non ci agevola. Mi faccia aggiungere che il Comune rappresenta uno dei nostri principali sponsor, visto che le utenze dei campi sportivi sono a suo carico: evidentemente però ha trovato nella società Sant’Angelo Calcio un interlocutore serio e affidabile”. Settore giovanile: risale a poche settimane fa l’accordo con l’oratorio San Luigi. Di cosa si tratta? “L’obiettivo è far restare a Sant’Angelo i ragazzi che vogliono giocare a calcio, evitando che si disperdano nelle mille società dei paesi vicini. I Pulcini rimarranno all’oratorio San Luigi nella Junior, mentre il Sant’Angelo proporrà squadre di Esordienti, Allievi e Giovanissimi, oltre alla Juniores ovviamente. E, altra novità, quest’anno i Giovanissimi del Sant’Angelo giocheranno sul campo dell’oratorio San Luigi. È un accordo a cui tengo molto”. In Eccellenza esiste un reale problema legato ai costi di gestione? “Il problema c’è e, se ci guardiamo attorno, notiamo che è pure serio. Sono però convinto che una società organizzata e affidabile è in grado di intercettare investitori e sponsor. Fare bene, insomma, aiuta ad attirare risorse economiche”. “Lo scorso anno la media è stata di 400 spettatori a partita. Quest’anno puntiamo a fare ancora meglio. L’obiettivo è creare interesse negli appassionati di calcio e dare soddisfazione ai nostri magnifici tifosi, che ci seguono ovunque in numero consistente. Senza contare che più gente viene allo stadio e più la società recupera risorse economiche da investire nella squadra”. Chiudiamo con una domanda personale. Qual è il più bel ricordo legato al Sant’Angelo Calcio che conserva il presidente? Lorenzo Rinaldi
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