Non conoscevo Carlo Fratti, i suoi studi, i suoi dipinti speciali.
Appena sono entrata nel bar “Viaggiatore” l’impatto con le sue opere è stato quello di essere trasportata in un mondo magico e sognante: mi sembrava di essere coinvolta in un racconto fiabesco dove la dimensione spazio-temporale non esisteva più.
C’ero solo io e di fronte a me il mistero.
Il simbolo del mistero è stato in questo caso rappresentato dalle torri numerose che il nostro ha disegnato e dipinto.
Torri di Babele? Torri magiche? Quale il loro significato? Il mio primo pensiero è stato quello di avere di fronte edifici che rappresentano l’istintivo desiderio di salire in alto per conquistare un mondo che qui su questa terra è ormai perduto.
Sospeso tra le forze del Bene e quelle del Male (si veda la statua che respinge Satana e l’Occhio di Dio impresso nel tempio), l’uomo costruisce le sue torri, che rappresentano i suoi sogni, immerso in un’atmosfera irreale, dove cavalli e cavalieri da lontano ammirano l’utopia mai realizzata, la torre-forza creatura umana che anela il divi- no.
Un paesaggio attraversato da nubi che trascolorano dal rosa al verde e che circondano la vallata ove sorgono le torri, enigmatiche come, rivisitando la storia, i volti dell’isola di Pasqua, trionfo della capacità immaginativa di un artista che non manca certo di finezza e di dolcezza e di grande stile nelle sue opere.
Ogni torre, si faccia attenzione, è come un gradino che l’uomo-artista sale nel tentativo di arrivare in cima per cogliere ciò che è ai confini dell’esprimibile.
Vi sono, per questo, la piccola torre gotica, la grande torre, la torre che sorge nelle nuvole con i flutti sottostanti, la torre fra le rocce, la quarta vetta, la torre luminosa, la torre quadra e la torre con gli alberi rossi… Ogni torre è simbolica nel suo stesso essere, è una meta per l’artista-scalatore, è il successo ottenuto sudando fatica.
Che il salire sia permesso da qualche immaginifico sortilegio che ci guida a nostra insaputa, incoscienti come siamo di cosa in alto ci attenda dato che il sapere prima della vetta non si disvela, ciò è di poco conto, ciò che conta è il viaggio, il sapere che non siamo noi umani esseri destinati alla quiete ed alla noia ma all’azione ed alla scoperta.
Come gli antichi cercavano di immaginare cosa vi fosse oltre le Colonne d’Ercole così il pittore- poeta, così con Carlo Fratti immaginiamo un premio, in cima alle sue Torri, ma un premio che non ci è dato di conoscere se non quando avremo toccato il cielo.
Fino a che l’uomo non sarà in grado di liberarsi dalle catene dell’opinione comune, la doxa di greca memoria, per elevarsi a un sapere liberante e illuminato, le torri saranno lì ad attenderlo, baluardi della conoscenza, veicoli lì presenti a rammentarci che è sufficiente guardare in alto per capire che solo l’ascesa conduce al Bene, alla nostra salvezza.
Queste torri hanno dunque una forte valenza filosofica, sono segnali terreni di un mondo che terreno non è ma al quale l’uomo che lo decida può destinarsi.
Tatiana Gorla