Il dottor Felice Dehò: “medico della gente”


Il Medico di famiglia, uno di quelli “attaccati” al proprio lavoro, ma anche persona attiva nel volontariato e con l’hobby dell’apicoltura. Questo era il dottor Felice Dehò, morto il 15 marzo 2011. A Sant’Angelo è ancora molto vivo il suo ricordo ed è per questo che “Il Ponte” ha deciso di tratteggiarne il profilo.
Nato a Inverno (provincia di Pavia) il 12 agosto 1929, Felice Dehò si è diplomato presso il liceo scientifico Taramelli di Pavia nel 1949. Sempre a Pavia, presso la locale e prestigiosa Università, si è laureato in Medicina e Chirurgia, completando il percorso di studi e facendo una chiara scelta di vita.

Dal 1960 ha abitato a Sant’Angelo, dove ha svolto l’attività di medico di famiglia nell’ambito territoriale Sant’Angelo-Domodossola-Borgo San Giovanni e Pieve Fissiraga fino al 1997, per ben 37 anni.
“Il suo modo di essere medico, medico della gente, sempre disponibile dal punto di vista professionale e umano - ricordano i familiari - ha fatto si che su segnalazione della popolazione alla Pro loco di Sant’Angelo, il Comune gli conferisse nel 1980 la medaglia d’oro di riconoscenza”.
Importante la sua attività nel campo del volontariato. E’ stato tra i fondatori della sezione Avis di Borgo San Giovanni e direttore sanitario della stessa fino al 1980. Negli anni Ottanta è stato anche direttore sanitario della sezione Avis di Sant’Angelo. Animato da grande passione, è stato un infaticabile promotore del dono del sangue. Fu lui stesso generoso donatore: le sue donazioni sono proseguite sino a che la malattia lo ha bloccato, nel 1994.
Molto impegnato anche con Africa chiama. Si è recato numerose volte in Burkina Faso al seguito del gruppo missionario per prestare la sua opera professionale nei confronti degli infermi e dei malati di lebbra.
Essendo medico di famiglia, prese contatti con le industrie farmaceutiche in modo da ottenere ingenti quantità gratuite di farmaci (in particolare antibiotici e materiale per la medicazione) da inviare in Africa, essenziali per la sopravvivenza di centinaia di persone. Numerosi sono stati i container spediti dal dottore al missionario padre Giovanni Malinverni.

L.R.


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