Toponomastica femminile
Anche Sant’Angelo nel progetto


È Il progetto sulla Toponomastica femminile, svolto in una classe del Liceo “Maffeo Vegio” di Lodi, ha destato subito moltissimo interesse e coinvolgimento nelle studenti e anche nelle loro famiglie, contente di vedere le ragazze così motivate e operose.
Partendo dalla lettura del libro di Maria Pia Ercolini, Roma, percorsi di genere femminile, abbiamo cominciato a indagare quante e quali fossero le donne a cui sono dedicate vie, strade o piazze, nei nostri Comuni. Abbiamo scritto una lettera ai sindaci, chiedendo loro di farci avere lo stradario con i nomi propri dei personaggi indicati nelle vie, e ciascuna studente ha preso in considerazione il proprio comune di residenza.



Funerale e sepoltura di Maria Garibaldi (in alto a destra) e Luigi Semenza a Sant’Angelo nel luglio del 1944.
Foto Artistica “Città di Milano”

Abbiamo elaborato i dati di 18 Comuni del lodigiano e complessivamente abbiamo visto che la percentuale di donne a cui sono dedicate vie, rispetto ai personaggi maschili, è del 9,4%, un poco più alta rispetto alla media nazionale, che è ferma intorno al 6-7%. A Lodi, per esempio, ci sono 499 vie, di cui 180 dedicate a personaggi maschili e 19 a femminili: il 10 % circa. E quali donne? Prevalgono le religiose (Santa Francesca Cabrini, Madre Teresa di Calcutta, moltissime vie dedicate alle varie figure della Madonna…) e seguono le scrittrici (Ada Negri, Grazia Deledda…) o le artiste.
Anche Sant’Angelo è stato censito, questi i risultati: numero totale di vie 250, vie intitolate a personaggi maschili 126, vie intitolate a personaggi femminili 9, ossia il 7% nel rapporto maschile/femminile. E quali donne? Eccole: Maria Aloni Concordati – Santa Francesca Cabrini – Lina Minestra – Ester Manzoni – Santa Maria – Santa Maria Regina – Coniugi Semenza (Maria Garibaldi) – Madre Teresa di Calcutta – Ada Negri. Il lavoro ci ha portato anche a ricerche molto particolari: quanti in paese conoscono, per esempio, il nome della moglie dei coniugi Semenza, a cui è intitolata una via? Era il 1° luglio dell’anno 1944, quando nel corso di una spedizione punitiva, i coniugi Semenza furono uccisi dalla ferocia nazifascista, perché in seguito a un grave ferimento di due Guardie Repubblicane, la notte del 30 Giugno partiva da Milano una spedizione punitiva di circa 1.200 uomini della Squadra Muti, che bloccarono completamente il paese. I militi incominciarono ad entrare casa per casa seminando ovunque terrore con sparatorie, intimazioni, perquisizioni di ogni genere. Il più grave fu che la sparatoria si fece anche per le strade, mentre inermi cittadini iniziavano la loro giornata. Così, dicono i resoconti dell’epoca, una povera madre con sette bambini che si recava a prendere il latte per i suoi piccoli veniva freddata da una raffica di mitraglia. Il marito della poveretta, che si recava a chiamarla, veniva pure gravemente ferito. E quella donna, sposata Semenza, si chiamava Maria Garibaldi!
L’indagine è però anche servita per interrogarci su quali possano essere i motivi di questa enorme disparità tra presenze maschili e femminili sulle targhe delle nostre vie. È evidente che ciò rispecchia caratteristiche storiche e culturali della società: fino al secolo scorso alle donne era precluso l’accesso all’università e agli studi superiori in generale, come stupirsi di trovare meno donne letterate, scienziate, artiste...? A questo si lega un altro aspetto, perché anche le poche che hanno avuto la possibilità di distinguersi ed eccellere nelle scienze, nelle arti o in posizioni sociali e decisionali importanti, sono state considerate meno “importanti” e sono tuttora meno ricordate (Ipazia nel passato, come Maria Montessori oggi, a cui sono dedicate due sole vie nei comuni da noi presi in considerazione). C’è poi un altro motivo, che riguarda ciò a cui una società dà più valore... tanti condottieri, generali, politici, statisti... a cui sono intitolate le nostre strade dimostrano un prevalente interesse per la sfera pubblica, a cui pure le donne non hanno avuto accesso (e forse non lo hanno ancora?), mentre gli ambiti più vicini alla sfera delle relazioni (cura, educazione, sostegno...) in cui tante donne hanno impiegato esemplarmente la loro vita, non sono considerati così “rilevanti” da dover essere ricordati. Accorgersi che il riconoscimento pubblico non rende giustizia alla presenza e al lavoro delle donne nella società, è un primo passo per cambiare non solo le leggi ufficiali, ma anche quelle pratiche e quelle mentalità che governano la vita e le scelte quotidiane. Il 6 e 7 ottobre i dati lodigiani sono stati portati al primo Convegno nazionale sulla Toponomastica femminile a Roma.
Danila Baldo.

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano