Viva el dialète a cura di Angelo Pozzi
Anche noi del PONTE siamo felicemente sorpresi dell’interesse che suscita “el nòste dialète”. Di questo siamo grati, dunque, ai Santangiolini doc, che, anche se oggi abitano a Marudo o a Vidardo, hanno voluto dimostrare il loro attaccamento al paese d’origine. Siamo grati anche al signor Chizzoli, lettore di Spino d’Adda, che ha voluto unirsi ai complimenti degli altri per la nostra iniziativa. Per tutti queste ragioni siamo ancor più motivati a proseguire, anche perché, pure questa volta, sono ben 48 le risposte pervenute (ma molte di più le persone coinvolte) dai lettori che hanno proposto le traduzioni dei vocaboli dialettali.


Ecco la traduzione della quarta serie di 20 parole e la pubblicazione dei nomi dei partecipanti alla prima parte della sfida lanciata dal PONTE. Come sempre oltre al significato principale, viene indicato anche l’eventuale significato figurato o secondario, ricordando che, nel parlare corrente, la stessa parola può assumere sfumature diverse.


Hanno risposto al quarto elenco (in ordine alfabetico)

ABBIATI Angela (Castiraga Vidardo) - 12 risposte esatte e 3 di secondo significato- punti 13,5
ALTROCCHI Alessia - 15 risposte esatte e 2 di secondo significato- punti 16
ANELLI Alberto - 13 risposte esatte e 3 di secondo significato- punti 16,5
ARISI Stefano - 17 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 17,5
ARRIGONI Pierpaolo e PIZZOCCHERI Rosanna con altri - 15 risposte esatte e 2 di secondo significato- punti 16
AVOGADRI Erminio - 19 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 19,5
BAGNASCHI Rino - 17 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 17,5
BALDO Sara con i nonni BRACCHI Gino e DE VECCHI Rachele - 18 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 18,5
BAR DEL PONTE - 15 risposte esatte e 2 di secondo significato- punti 16
BELLANI Claudio, Greta, Erika - 13 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 13,5
BELLANI Gianni - 16 risposte esatte e 3 di secondo significato- punti 17,5
BELLIA Maria Grazia - 15 risposte esatte e 1 di secondo significato- punti 15,5
BIANCARDI Luigi - 11 risposte esatte e 4 di secondo significato - punti 13
BOARI Giovanna - 17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18
BORROMEO Giovanna - 17 risposte esatte - punti 17
BORROMEO Ivano e famiglia GRECCHI - 12 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 13
BRACCHI Mario - 16 risposte esatte - punti 16
CAPPELLINI Enrico - 17 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 17,5
CELLA Angelica e amici del Bar di via Mazzini 14 - 16 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 16,5
CENTRO DIURNO INTEGRATO: ospiti dai 71 ai 94 anni - 17 risposte esatte - punti 17
CHIZZOLI Gianfranco (Spino d’Adda) - 12 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 12,5
CIPELLI Cristian - 15 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 16
CIPRIAN Luigi - 15 risposte esatte - punti 15
CONFALONIERI Maria Luisa - 15 risposte esatte e 4 di secondo significato punti 17
DACCO’ Alessandro e ASCHENI Antonella, con l’aiuto del papà ASCHENI Mario - 16 risposte esatte - punti 16
FERRARI Angela Domenica - 15 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 16,5
FERRARI Lucrezia e nonna ROZZA Paolina - 17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18
FRATTI Marilena - 17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18
FURIOSI Rosa, FURIOSI Francesco - 17 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 17,5
GATTI Roberta, SALI Filippo e LAVARINI Angelo - 15 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 15,5
LEORDEAN Alessandra con l’amico Carlo - 12 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 13
MASSARI Alice - 18 risposte esatte - punti 18
NEGRI PIACENTINI Piera - 16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17
OPPIZZI Lucia (Marudo) - 16 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 17,5
PANCOTTI Mariantonia con BRACCHI Elena ed Elisa - 16 risposte esatte e 3 di secondo significato - punti 17,5
PERNIGONI FERRARI Patrizia - 18 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 19
PIEVO Paola e FERRARI Carlo - 12 risposte esatte - punti 12
ROGNONI Giuseppe - 17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18
ROZZA Daniela, AMICI Franco - 17 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 17,5
ROZZA Mario - 14 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 15
RUSCONI Carla con i nipoti Silvia e Michele - 18 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 19
RUSCONI Maria Luisa (Castiraga Vidardo) - 18 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 18,5
SARI Caterina, SARI Enrico - 16 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 17
SARI Silvia, SARI Enrico - 12 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 13
TONALI Marta - 17 risposte esatte e 2 di secondo significato - punti 18
VIGORELLI Albina con il nipote Christian - 18 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 18,5
VITALONI Carlo - 19 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 19,5
SENZA Nome di anni 69 - 14 risposte esatte e 1 di secondo significato - punti 14,5

Per la seconda parte della sfida, consistente nello scrivere un breve testo (racconto, poesia, descrizione, ecc.) totalmente in dialetto, nel quale compaiano alcune (almeno 5) delle 20 parole proposte, sono arrivati 10 brani scritti da Borromeo Giovanna, Oppizzi Lucia, Tonali Marta, Sali Filippo, Sari Caterina, Pievo Paola e Ferrari Carlo, Negri Piacentini Piera, Fratti Marilena, Vitaloni Carlo e Bagnaschi Rino. Ringraziamo vivamente gli autori, tuttavia questa volta, per ragioni di spazio, non siamo in grado di pubblicarli tutti. Abbiamo archiviato quelli di Sali Filippo e Negri Piacentini Piera, che hanno già visto pubblicate le loro piccole storie nei passati numeri del PONTE. Così come non abbiamo pubblicato una Ninna Nanna molto bella, inviataci da Confalonieri Maria Luisa, perché non contiene almeno 5 delle parole da indovinare. La terremo in considerazione al momento della pubblicazione nelle monografie del PONTE.
Anche questa volta i racconti ci parlano di piccoli momenti di vita quotidiana, con la freschezza di chi li ha vissuti e con l’immediatezza del dialetto, contribuendo a specificare meglio il significato dei vocaboli in un contesto realistico. Ci siamo permessi alcune minime correzioni, sostituendo vocaboli italiani dialettizzati con termini meglio aderenti al dialetto. Abbiamo invece conservato una apparente incongruenza ortografica: quella della parola fiammifero che in dialetto suona sia come sufranèl che come surfanèl.
Alla signora Pievo Paola, che ci chiede cosa sono i nastulén, rispondiamo, grazie al contributo datoci dalla signora Sari Caterina, che: i nastulén sono le bucce del melone, che dovevano però essere prima fatte appassire (possibilmente al sole) e poi venivano utilizzate per preparare la mustarda nègra.


Per una corretta lettura dei vocaboli riportiamo le consuete indicazioni fonetiche:
- š di casa, assorbe la z di zeta
- s di sasso, assorbe la z di azione
- ü di mür (muro)
- ö di öve (uovo)
- s/c le lettere “s” e “c” dolce vanno lette separate e non accoppiate come nella parola “sci” ma come nella parola
“s/cèna”, che significa schiena.

I lettori che partecipano al gioco, possono inviare l’elenco dei vocaboli, con la relativa traduzione, e gli eventuali testi al seguente indirizzoe-mail: info@ilpontenotizie.it
oppure consegnarli su scritto cartaceo in busta chiusa
presso la Libreria Centrale - Via Umberto I°, 50 - S. Angelo L.

Saranno presi in considerazione solo le risposte e gli scritti per i quali sono indicati nome, cognome, età ed indirizzo degli autori (ed anche di eventuali aiutanti e collaboratori: nonni, zii, conoscenti, ecc.).

Inviare le risposte e i racconti entro il 24 maggio 2013


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano

Ecco i racconti della quarta serie

Parìveme la féra dei
“oh bèi, oh bèi!”
Quande sèri a le scòle médie me, chì a Sant’Angel, parlème dei primi ani nuànta. A dil insì par nò pasàde tantu tèmpe, invece, a fàghe cašu bèn, è cambiàde un spavènte de ròbe.
Tàntu per cumincià, le fiulìne e i fiulén j’à vestìvun amò le mame e le none e no cùme quèi del dì d’incö, che j’en püsè mudèrni e i gh’àn anca le mudandìne firmàde. A pensàghe adès, me vèn da šgarì, ma no per nustalgìa, perché ch’le “brave dòne” che gh’èveme in cà i me cunsèvun cume tante pòre malàne.
Gh’èra ‘na me cumpàgna cui ögi in balöš, pòra picinìna, cun ‘na tremènda vèrtes da parte e ‘na cùa tüta stòrta, cume quèla d’un ašnén. Te capìvi no se la te guardèva a tì, o a quel che te gh’èvi dedré. L’oltra, gròsa impanelàda, cui calson cun la stàfa ne le scarpe sèmper vunci e cun le man sèmper petachènte de caramèle e de turtìne cul ciculàte. Un’òltra, vòlta me là, sèca ‘me un sufranèl, ancasì cui cavèi rùsi, tegnüdi indré da ‘na lastrìna pièna de perlìne che lüšìva. Al prime banche un fiulén cun du urgiàse da dunél, che le maèstre i gh’èvun di guai a vède quel setàde de fiànche. Me gh’èvi un fiòche rus in tésta che parìvi un pàche da regàl, le scarpe de vernìš roša confètto e ‘nà branca de pedagnén cui pisi. A guardàne tüti insèma in clas, parìveme la féra dei “oh bèi, oh bèi!“.
Marta Tonali, 31 anni

Surfanèi o tirabüsòn?
Se sa che, al dì d’incö, i nòsti fiöi i parlun no el dialète.
La me Angela, maniman, quande ghe parli insèma, la capìs no e la me guarda cun i ögi in balöš.
Gh’èvi dumandàde da ‘ndàme a tö un po’ de büla per i dunéi d’la šia, che j’an fai sü un po’ de vunciamènte in cantìna!
Ma papà, la me rispunde, ...se l’è la büla? E perchè gh’ème nöme i dunéi? La mama la sa?
Eh… se l’è la büla? ...E cume se dis büla in italiano? Me vèn no in mènte!
Alura ghe diši: “I dunéi gh’j’ème nöme perchè la šia l’è ‘ndài al mar e j’à lasàdi chì! Sicùme la pensiòn indùe la va, i ciàpun no le béstie, la pudèva no tirài adré!
La màma la sa no, ma quande se na ‘ntajarà, la gnarà rusa vernighènta! E me gh’ò bišògne la büla per netà la rüdera che j’an fai in cantìna. Intante che la mama la se perdèva via a salüdà i fiulén, me ò ciapàde i dü dunéi e j’ò misi šu. Ma se me sarà gnüde in mènte?!
Sènte Angela, se tò mama la vèn a ca e la vède el petacamènte che j’an fai ‘sti pòri dunéi, la me fa la vèrtes per šbiés e, ...prima che ghe bàlca el nervùs, stème frèschi tüti!
Va a tö un po’ de büla... e… me manca anca i sufranèi. Te capìde?”
La me Angela l’è tròpu brava! L’à capìde pròpi tütecòs!
L’è gnüda a ca cun la “segatura”. Brava! Pecà che al poste dei sufranèi la m’à töi dü tirabüson!
‘Sti fiöi!!!!!!
Pievo Paola e Ferrari Carlo

L’invèrne
Quande vèn l’invèrne me piàs fà la pulènta cul dunél, amò sül föghe, cume fèva me mama, quande sèri una fiulìna.
Ò cercade i sufranèi per pisà el camén, e cun el tirabüson ho verìde una butìglia de ven bianche da mète nel dunél.
Dopü un po’ che mesèdi la pulenta, dal camén ven šu la cališna!
Per furtüna l’è ‘ndai no nela pulènta ...!
Quande è rivàde la me fiöla g’ò dì: „Va inànse ti a menà la pulènta, che me son stràca”, ma le la s’è pèrsa via cun la televišiòn, insì la pulènta l’è tacàda al culdirö.
M’è tucàde ‘ndà inànse amò me: sèri tüta rusa vernighènta.
Finalmènte, a mešdì gh’èra prunti: ò ciamàde el me òme, che l’era in sul divan un po’ šgnùnse, e sème misi a mangià: che buntà!
Me piàs, ògni tante, pisà el föghe, prò gh’è un po’ da vuncià.
Borromeo Giovanna, anni 66
con le sue nipotine Arianna e Martina Bellan, 10 e 8 anni.

El grùpe in gùla
Se te prövi a scrive una stòria in dialète, o te sèn un artista o te ris/ci da pasà da vége.
Te vèn in mènte tütecòs, anca quel che sarés da dešmentegà.
Chi l’è che vurarés véghe ancamò el fugòn in curte, tüte nègher d’la calìšna, cun la lègna da s/cincà cul sigürén per fa el föghe e sculdà l’aqua per la bügada del lünedì?
Chi l’è che vurarés véghe ancamò i pavimènti da lavà cun aqua e büla, invéce che le piastrèle bèle lüstre, che basta una scuàda e un stras? Me no.
Prò, quande guardi le me futugrafìe, fai dal Miro, cun el vestì d’la fèsta, el bambucén in man e la gàsa ‘ndi cavèi, o cul vestì d’la Crèšima, cun la me bèla frangèta fin’ai ögi e la me bèla vèrtes, lunga e drìta, che la par fai cun la riga de me papà, vèdi anca la rüdèra che, a la Masàia, la ‘ndèva šu al Lamber, fin al giràl de l’EstTicino. E nön che, in pepertèra per vuncià no le savatìne de pésa, de scuš d’la mama, pasèveme in més, tra vèdri ruti e “pignutén” dei sènsa cèsi, per ‘ndà a bagnàs arènta al Lamber Morte, ‘ndel rušén, arènta ala crušèta del fiöl de ‘Ngiuleta la Canàgula, morte ‘ndel pescà de sfros cul carbùro, o per ‘ndà ‘ndla buschìna de ‘Ngiulèta a béve l’aqua d’una funtanéla, o a cercà le viòle e le margherite. E Bernàrdu, ch’i ghe dišèvun Bagnàdu, ch’el me ciamèva Lucìa del Lamber Morte e me me parìva da vés speciàle, perché me ciamèvi Lucìa cume quèla de l’opera e cume la santa pusè bèla del munde, quèla che la purtèva i regài e che tüti i festegèvun. E la vöja da giügà, da vive, da diventà granda. E la vus de me mama che la me ciamèva, perchè la sèva no ‘nde sèri… E le curse…per rispunde in tèmpe…
Brüta roba, la nustalgìa, che la fa parì bèle anca le robe brüte….
L’è no facil fa balcà el mal de nustalgìa. L’è no asè un calmén! Apèna te se n’intàji, bisògna pèrdes vìa.
El munde adès l’è amò bèl, fursi pusè de prima. Manca apèna che ai nosti fiöi (che i san de internet, de twitter, face book, spread, deficit, casta; che i pàrlun l’inglès, el tedèsche, el cinès, l’arabe, anca se i stüdiün pü el latén per riesì in cumèrciu) se dešmenteghème no de parlàghe in barašén. Pöde das che i truaràn sèmper la strada giüsta per ‘gnì a ca.
Lucia Oppizzi (Marudo)

Halloween non c’era ancora….
- Fiulén se fi amò sü? ‘Ndì namò a durmì?
- Nonna, c’è il temporale! Abbiamo paura…
- Vedarì che in cin minüti el balca.
- E se va via la luce…?
- Pisarème ‘na candìla cun un sufranèl…Sü, sü, a durmì che ve cünti el pruèrbis di stregulén…
- Cosa sono i stregulén?
- I’èn umén picinén picinén, brüti e gnurànti, ch’i stan sü la pianta de fìghi, j’èn vestìdi de stràsi e sèmper bùrdeghi petachènti. I vègnun föra apèna de nòte a fa i dispréši; j’èn lur che cacia šu i fighi da la pianta, perchè ghe piàs vuncià da chì e da là e caciàte lì la cùrte ‘me ‘na rüdèra…e se i pödun apèna i te ràfun anca un quai giügatulén.
‘Na volta i gh’àn purtàde via tüte le pigòte a ‘na fiulìna. Alùra so papà el gh’à criàde adré e el gh’à dì che se gh’j’à dèvun no indré el gavarés tajàde la piànta. Al dì adré le pigòte j’èrun tüte in fila in méš a la curte...
- Nonna avevi ragione, il temporale è finito! Domani ci racconti un altro “pruèrbis”?
- Vedarème n’é…, ma per stasìra “pan e pès l’è furnìde adès”.
Sari Caterina 38 anni
e Sari Enrico 80 anni

El scatulén del lüster
La storia che son adré a cüntà sü, la par ‘na còmica, ma l’è capitàda per dabòn, seš o set’àni fà. Un bèl dì, dopu che gh’èvi netàde per bèn tüta la cüšìna e l’èvi tiràda lüstra pròpi tame un spége, vèn sü da la cantìna el me òme, cun in man un scatulén de lüster de le scarpe. El me dis: “Guarda chel scatulén chì, el gh’à trent’àni, m’l’à dai l’esèrcite quand’ò fai el suldà: queste l’è un lüster de quèi bòn, ma dal mumènte ch’j’en pasàdi un sache de àni, l’è dür tame ‘l cimènte”.
A me m’è vegnüde un prešentimènte: “O Signùr s’el gh’avarà mai in mènte?” Infàti, dopu apèna un mumènte l’à pisàde la fiàma del furnél e gh’l’à mis a sura. Da lì a poche el scatulén l’è s/ciupàde. E’ ‘ndai lüster per tüti i cantòn, la fiàma del furnél l’è diventàda un fugòn. Lü el gh’èva la facia tüta rusa vernighènta, con i ögi föra e in balös; el sèva pü s’el gh’èva in sacòcia. Prima l’à ciapàde el sügapiàti, ma el fugòn el se fèva püsè gros. Alùra l’à ciapàde la scua de sagìna che gh’èra föra sül balcòn e patapìm e patapàm, fin che gh’l’à fai! Quande el s’è giràde, che visiòn me s’è presentàde! Son restàda a buca vèrta: el gh’èva tüta la fàcia nègra vuncia impetachènta, cun in man la scua de pàja, quaši tüta brüsàda, cun ‘na tremènda vèrtes in més. El bèl l’è che el gh’à ‘vüde el curàge de fa lü l’ufèš, ma me me son intajàda dopu, che l’è stai una tàtica per ‘ndà föra de cà, insì a me m’è restàde tüta la cüšina da netà!!
Marilena Fratti, 53 anni

Marién e Flipén
Marién e Flipén j’èrun dü mulìta del bergamàsche.
I dü fradéi, püsè che laurà, ghe piasèva giügà per fa pasà el tèmpe.
Un bèl dì (no l’èr no bèl) a Flipén ghe vèn l’idea da druà un maràs per giügà. El giöghe l’èra insì: Marién el ciapèva in man el maràs, Flipén, invece, cul dide el segnèva ‘na furmìga, vencèva quel ch’el tajèva a metà püsè tante furmìghe!
Un pò j’à fèva vön e un pò j’à segnèva l’olter: basta vés švèlte a tirà indré el dide, prima da fàsel saltà via. La dificultà l’èra che Marién el gh’èva i ögi in balös. Dài ‘na volta e dài un’oltra volta, quèl che duèva sücéde l’è sücès! Flipén l’è stài no švèlte asè a tirà indré el dide (unchidön j’àn dì che Marién, in del véghe i ögi in balös, l’à sbagliàde la misüra!).
Cun el dide in buca Flipén el pensèva a so pàder che duèva gnì šu, e l’èr vön ch’el schersèva no; alùra via de cursa a tö un pò de büla per fa nète le tavéle tüte petachènte.
Marién el guardèva sò fradél e ghe dispiašèva per quel che l’eva fai, pensàndu s’el duèva fa per tegnì bon so papà. El ciàma Flipén e ‘l ghe dis: “Ghe fème truà el dunél che i m’àn regalàde, cun la butìglia de vén e ‘l tirabüsòn; cumìncia a pisà el föghe cul sufranèl, che fa frège. Fème gnì rusa vernighènta la lama dèl sigürén, ch’la va bèn per cicatrišà le ferìde. El so che te farà mal, ma l’è sèmper ménu d’le bòte che ne darà noste pàder!”.
La m’è ‘ndai bèn, el mal el cumència a balcà.
Fin che scampi vöi sentì pü parlà de furmìghe!
Rino Bagnaschi, 74 anni

Lisànder
Lisànder l’èra un mercànte che girèva tüte le casìne e i paišén d’inturne.
L’èra un òme vòlte, cun i ögi in balös, cavèi lunghi, scüri, una vèrtes in més, che la parìva fai cul sigürén. Ultra a vés particulàr da vède, l’èra anca una “tèpa”, ridìcul e, per quèste, tüti i ghe vurèvun bèn, specialmènte i fiulén, che quande la vedèvun, i ghe fèvun festa. El girèva tüte el dì, cul sò fagòte in spàla. El vendèva de tüte: scusài, soche, pìsi, sügamàn, fasulèti, scalfaròti, ninsö e via discurèndu.
Al lunedì matìna, el gh’èva el gir in casìna e, quande el rüvèva, le dòne j’èrun a fà bügada, i fugòn i ‘ndèvun a mila, la curte l’èra tüta traversàda da còrde cun le furséle, prunte da stènde i pàgni lavàdi. Ma quande rüvèva Lisànder, i se fermèvun tüte e i curivun da lü a cumprà.
Lisànder el sèva bèn che quèla l’èra una piàsa buna, el gh’èva da laurài un pò, ma el sèva che, ala fén, el vendèva bèn. El gh’èva una gran facia de tòla e guài se un chividòn critichèva la sò ròba: el se rabièva. El dišèva ogni volta: “Dòne…son no chì per vènde la büla, ma per vènde la roba bèla, sü dòne, fèghe la dòta ale vòste fiöle, che i gh’àn da spušàs! ”
Chi mumènti là j’èrun difìcili, se gnèva da una guèra che la n’èva lasàde cun pü gnèn, de danè ghe n’èra pòchi e, quande le dòne i gh’èvun da pagà Lisànder, a vòlte i se impatèvun cun quel che i gh’èvun: late, salami, dunéi o pulàstri. Insì, capitèva che Lisànder el gnèva indré a cà cun el fagòte pusè pièn e pešante de quande l’èra ‘ndài via ala matìna.
Vitaloni Carlo