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Inaugurati i nuovi spazi espositivi del Bolognini Un fascino che sa di antico, il conforto di veder deposte le armi e aver lasciato al passato (quanto meno sulle terre d’intorno...) l’acre odore di guerre e battaglie: è in questo respiro che si ravvivano gli stanzoni del nostro castello, nelle cui teche riposano l’arme e gli onori dei tempi andati, or recuperati negli annali dalla collezione Bolognini al sapore di un revival medievalistico ottocentesco, dove si inserisce a pieno titolo anche la stessa rassegna di strumenti di difesa restaurata e nuovamente esposta al pubblico la scorsa domenica 9 giugno, nell’ottica di una nuova inaugurazione di quelle che saranno, una volta sistemate, tra le stanze visitabili e di pregio della nostra storica fortezza.
Sicché il turno dell’armeria ha visto accorrere dalle 16.00 molte più persone del previsto (circa duecento visitatori) sì da spostare al salone più grande di quelli adibiti a valorizzarne l’esposizione (aperta sul lato ovest del cortile) parte della conferenza in programma per far conoscere il valore di quanto ivi presente. Un segno più che mai significativo dell’esigenza di toccare con mano un bene culturalmente prezioso, desiderio di una riapertura pressoché imminente della monumentale location. Così Luigi Degano, direttore della Fondazione Morando Bolognini, presente col vicesindaco Aldo Cafiso al taglio del nastro, schierati dalla parte di un’operazione culturale annunciata in previsione, alla fine dell’estate, di una possibile riapertura integrale dell’imponente struttura artistica e architettonica “...a disposizione di chiunque intenda impegnarsi in questa direzione”. Un vanto di città e di paesaggio, che integra le esigenze di sopravvivenza del territorio migliorandolo decisamente, e per l’indotto da esso derivabile, e per l’identità storica in esso immanente, che non si deve affatto perdere. Oltre il malsano stereotipo che “con la cultura non si mangia”, testimonianza di un bieco materialismo di cui ancor ne paghiamo le conseguenze, verso un restauro culturale da cui non si può prescindere, tra novità positive e rinnovata vitalità. In primis l’esempio dello stesso evento che, impreziosito dall’intervento dell’esperto di armature e armi antiche o oplologo prof. Piersergio Allevi del Castello Sforzesco di Milano, ha visto poi gremita la sala adibita all’approfondimento del suo contributo, anticipato alla sala grande per la cospicua partecipazione. Un meticoloso excursus attraverso l’interesse nel riportare in auge lo spirito del Medioevo che accomunò molte famiglie nobiliari europee attraverso un collezionismo di armi non dinastico, quanto piuttosto “teatrale”, di scena, finalizzato a impreziosire le ornate stanze che, come i due saloni del Bolognini, si addobbano senza soluzione di continuità, espressione dell’“horror vacui” del tempo e esclusiva ricchezza al colpo d’occhio, tra lance e alabarde mutuate dagli arnesi contadini, passando per balestre, sciabole, fioretti, finimenti completi e armature per cavalli, elementi provenienti da terre lontane, nonché di uso quotidiano, fino ad armi da sparo più offensive per chi stava dietro rispetto a chi era davanti. Una rassegna museale, che si aggiunge a quanto di più celebre e prezioso diviene altresì elemento prestigioso della comunità e risorsa da riscoprire. Matteo Fratti. |
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