TLa vera arte non conosce confini e l’artista che ne è consapevole ne percorre tutti gli spazi per trovarne le più alte espressioni: è questo il senso di lettura dell’interessante e particolare mostra proposta da Angelo Savarè alla Sala Girona dal 10 al 26 maggio scorso dal significativo titolo “Sacro e Profano” che ben identifica la summa della ricca ricerca artistica del pittore santangiolino.
Il lungo e articolato percorso nella pittura di Savarè è infatti contraddistinto essenzialmente da due principali filoni tematici: un figurativo dal risvolto sociale, con sfumature surrealiste, alternato a una dotta dedizione alla pittura sacra che lo ha portato a realizzare importanti opere in diverse chiese della nostra regione.
Nella cosiddetta arte profana Savarè si distingue per una pittura sostenuta da tecnica sopraffina e da grande attenzione per il dettaglio con cui ha realizzato dipinti prettamente figurativi, ma mai in modo statico o fine se stessi e sempre con un messaggio intrinseco.
Alla Girona l’artista ha però presentato un aspetto inedito della sua espressione, pur sempre nella coerenza di un dato stilistico distinguibile; in una ventina di opere il pittore ci ha infatti mostrato una pagina nuova della sua pittura, con dipinti che raccontano di luoghi che apparentemente crediamo di conoscere ma in realtà non è così.
Le scene di fondo sono scorci suggestivi di Sant’Angelo che il pittore però ci presenta come mai li avevamo visti, usando pittura e collage magistralmente accostati che si intersecano, delineando l’area di lettura. Il risultato che ne esce è già di per sè suggestivo ma il pittore va oltre e aggiunge figure o sagome di carta le quali, sia che entrino sulla scena o ne stiano in disparte, portano la nostra fantasia altrove, in situazioni sospese tra il reale e il fantastico.
L’altra parte della mostra, quella dedicata all’arte sacra, era riservata al grosso lavoro decorativo che l’artista ha realizzato nella chiesa di Santa Maria ad Nives a Santa Maria in Prato nel comune di San Zenone al Lambro.
Un’opera imponente che interessa tutta la parte interna della chiesa e realizzata da Savarè in circa dieci anni di lavoro a cicli pittorici successivi.
Una sequenza che si avvia dall’arco sopra l’altare, per estendersi al fornice, alla controfacciata alle pareti laterali e fino alla volta in un’esplosione di figure e colori che raccontano scene dal Vecchio e Nuovo Testamento, al Giudizio universale fino alla Gerusalemme liberata.
Un lavoro enorme che ha richiesto una profonda e preliminare ricerca su testi sacri che il pittore ha consultato intensamente per interpretarne, con ottica personale supportata da maestria tecnica e sapienza tematica, le raffigurazioni scelte.
Nell’arco di un decennio, quindi, tutte le superfici interne dell’edificio si sono trasformate in globale dipinto che avvolge e coinvolge, facendo sentire il visitatore parte di una situazione sospesa tra terra e cielo, tra materia e spirito.
Una sensazione che si può vivere solo visitando la chiesa, ovviamente, ma la sublime suggestione dell’opera era ottimamente riportata nella mostra mediante l’ausilio di una tecnica fotografica sofisticata elaborata da Valerio Pardi, che ha realizzato, con straordinaria perizia e sensibilità una riproduzione fotografica definita “immersiva”, a tutto tondo, del dipinto e poi riversata in un mega video interattivo con altissima fedeltà delle pitture.
Oltre alla fotografia digitale il dipinto era riprodotto in alcuni particolari anche dalla fotografia d’arte a cura di Paolo Sartorio che ne ha colto gli aspetti più suggestivi con mirabili scatti d’autore stampati su carta.
Anche le due sezioni fotografiche hanno così contribuito a donare alla mostra “Sacro e Profano” un ulteriore dato di esposizione di rilevante livello culturale ed artistico.
Gianpiero Brunelli