“La rivoluzione passa dal Delmati” titolava lo scorso 19 luglio “Il Cittadino”, comunicando la notizia che l’ospedale di Sant’Angelo diventerà uno dei cinque Presidi ospedalieri territoriali (Pot) della regione Lombardia. La sperimentazione è stata deliberata dal Pirellone il 18 luglio. Accanto al polo di Sant’Angelo, il progetto Pot riguarda anche gli ospedali di Somma Lombardo, Soresina e gli istituti clinici di perfezionamento milanesi di via Farini e via Livigno.
Non è ancora chiaro cosa arriverà al Delmati e come l’ospedale santangiolino muterà. Per il momento si sa che l’obiettivo della giunta regionale è incentivare l’integrazione tra ospedali, territorio e medici di famiglia, ma anche l’assistenza domiciliare integrata. Il nosocomio barasino dovrebbe mantenere l’attuale assetto (servizi e reparti dunque non dovrebbero essere toccati) sul quale si innesterà la sperimentazione. Dunque, nessun taglio e attività aggiuntive, almeno nelle intenzioni della Regione.
Il capogruppo di Forza Italia in Regione, il lodigiano Claudio Pedrazzini, nel commentare la rivoluzione del Pot ha affermato che “la fase attuativa del progetto, che mira ad affiancare a strutture di eccellenza per acuti dei punti di riferimento per le patologie croniche, comincerà tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2015”. Il progetto era già stato anticipato dall’assessore alla sanità della Regione, Mario Mantovani, in occasione della sua visita a Sant’Angelo il 3 marzo scorso. Mantovani aveva garantito che il Delmati non avrebbe chiuso e non sarebbe stato accorpato ad altri ospedali.
La mappa dei presidi sanitari lombardi potrebbe però cambiare già nei prossimi mesi. Lo stesso Mantovani, a fine agosto alla festa dell’Unità di Crema, ha annunciato infatti l’ipotesi di aggregare l’Azienda ospedaliera di Lodi (ospedale Maggiore di Lodi, ospedale Delmati, ospedale di Codogno e ospedale di Casale) alle aziende ospedaliere di Crema e di Treviglio. Per ora - lo sottolineiamo - è solo un’idea.
L. R.