In corsia con il passo da alpino
Ritratto del medico santangiolino Giancarlo Bertolotti scomparso il 5 novembre 2005 in un incidente

di Lorenzo Rinaldi


Negli ultimi anni sulla stampa locale e su quella specializzata si è molto parlato di Giancarlo (Gino) Bertolotti, medico santangiolino morto in un incidente d’auto il 5 novembre 2005 e per il quale è in corso il processo di beatificazione. “Il Ponte” non si è mai occupato di questa figura e ha deciso di farlo ora per una ragione particolare. Qualche settimana fa il fratello di Gino Bertolotti, Gianni, ci ha consegnato una relazione scritta dalla dottoressa Laura Montanari di Pavia, medico attualmente in pensione ma che per anni ha lavorato accanto al ginecologo santangiolino all’ospedale San Matteo. La relazione è una testimonianza a tutto tondo dell’operato di Gino Bertolotti e lo descrive in maniera efficace sotto l’aspetto medico, delineando chiaramente al tempo stesso i suoi convincimenti personali (primo su tutti la difesa della vita fin dal concepimento) e lo stile di vita sobrio e umile. Abbiamo pertanto deciso di occuparci del medico santangiolino partendo proprio da questa relazione, concentrandoci in modo particolare su Gino Bertolotti uomo di scienza.
“Mille parole sarebbero troppe per Giancarlo - scrive la dottoressa Montanari - silenzioso, riservato ma non timido, coraggioso e determinato fino alla cocciutaggine quando si trattava di tradurre in pratica quei principi che erano frutto di un lungo studio, elaborazione, meditazione e sicuramente anche preghiera”. Il rapporto di lavoro tra la dottoressa Montanari e Gino Bertolotti al San Matteo è durato oltre trent’anni e la ginecologa pavese sottolinea che per Bertolotti “la clinica ostetrica era la sua seconda famiglia, una famiglia costituita sia dalle pazienti che dai colleghi e dal personale ostetrico e infermieristico”. “Nei confronti delle pazienti - aggiunge la dottoressa Montanari - Gino ha profuso quelle doti che lo caratterizzavano: impegno nell’aggiornamento e nei livelli di preparazione tecnica e scientifica, serietà e lavoro meticoloso nel controllo dei decorsi postoperatori, disponibilità al colloquio anche se alcune pazienti che non lo conoscevano bene lo definivano “il dottore un po’ asciutto”.
La passione di Gino Bertolotti per l’alpinismo diventerà stile di vita e di lavoro. “In sala operatoria eri preciso, pignolo - ricorda la dottoressa Montanari - eri un buon camminatore, iniziavi con passo cadenzato e andavi avanti con lo stesso passo anche quando gli altri accusavano la stanchezza”. La dottoressa Montanari non tace le difficoltà incontrate da Bertolotti nel suo cammino, soprattutto in alcuni frangenti storici nei quali i suoi convincimenti personali si sono scontrati con posizioni diverse, anche sul luogo di lavoro. Un esempio, il parto per vie naturali: “E’ stato uno dei tuoi obiettivi e lo hai portato avanti anche quando non era di moda”, scrive la dottoressa Montanari. Ma è stata soprattutto la posizione antiabortista a caratterizzare l’esperienza umana e professionale di Gino Bertolotti. Laura Montanari parla di un “impegno senza risparmio di energie per evitare le interruzioni di gravidanza”. “Un impegno difficile, soprattutto per chi come lui si sentiva spinto da una missione da compiere e all’inizio degli anni Ottanta, appena dopo l’approvazione della legge 194, i due schieramenti pro e contro erano ai ferri corti”.
L’umiltà è uno degli aspetti della personalità di Gino Bertolotti sul quale la dottoressa Montanari insiste maggiormente. “Gino aveva deciso che il suo ruolo non era e non avrebbe potuto essere quello pubblico e politico, ma quello dell’umile lavoratore che presta la sua opera a qualunque ora del giorno e della notte, se c’è bisogno, e poi si ritira dietro le quinte perché le luci della ribalta non sono per lui”.
Dopo la sua morte, sono state numerose le testimonianze dirette, le lettere, i convegni e i momenti pubblici che hanno permesso di far conoscere la figura del medico santangiolino. Sant’Angelo lo ricorda con una via a lui dedicata e la Riconoscenza civica alla memoria attribuitagli dal Comune. Inoltre nei locali messi a disposizione dalla parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini è ospitato l’archivio del medico. Pavia, dove Bertolotti ha lavorato a lungo, gli ha attribuito il massimo riconoscimento cittadino, il San Sirino d’Oro, in occasione di una cerimonia al collegio Borromeo alla presenza del sindaco Alessandro Cattaneo. A Gino Bertolotti sono stati poi dedicati il consultorio di Pavia e una sala, destinata all’accoglienza delle donne in attesa, al San Matteo. A Lodi è stato poi dedicato a Bertolotti il centro di accoglienza alla vita. Nel marzo 2014 la figura di Gino Bertolotti è stata ricordata in un importante convegno organizzato a Pavia. Tra i relatori anche la dottoressa Montanari.

 

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