L’allarme da un convegno: un centinaio i malati in cura al Sert
Il Comune vieta slot machine e scommesse tra le 12 e le 16e
Il gioco d’azzardo è un fenomeno in continua crescita nella nostra società, con conseguenze drammatiche sulla tenuta delle famiglie e sui conti pubblici: la diffusione a macchia d’olio di sale gioco e slot machine ingrossa infatti le fila dell’esercito dei malati (ludopatici) che devono poi ricorrere alle cure pubbliche dei Sert, gli stessi servizi a cui si rivolgono tossicodipendenti e alcolisti. I Comuni poco possono fare per frenare il dilagare dei centri scommesse o delle semplici macchinette in bar e tabaccherie e in futuro il rischio è che possano fare ancora meno, visto che la legge potrebbe togliere il potere di porre regole in tema di giochi e scommesse agli enti locali. Nonostante ciò negli ultimi anni anche nel Lodigiano sono stati numerosi i paesi e le città che hanno aderito al Manifesto dei sindaci, una rete di comuni italiani che ha lanciato da tempo una battaglia alla ludopatia, supportata da associazioni di volontariato, realtà del settore sanitario e istituzioni religiose. Sant’Angelo è uno dei centri che ha aderito a questo network, anche se fino a poche settimane fa i nostri amministratori non erano andati al di là di qualche dichiarazione d’intenti.
Oggi però il quadro è cambiato, perché il Comune di Sant’Angelo a inizio marzo ha emanato una ordinanza, firmata dal sindaco e poi modificata in corso d’opera, che pone paletti seri al gioco d’azzardo nella nostra città. In estrema sintesi, l’ordinanza afferma che “le sale gioco autorizzate potranno esercitare la propria attività dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 23”; bar, ristoranti, tabaccherie, centri commerciali e sale scommesse potranno invece far funzionare “gli apparecchi di intrattenimento (le classiche slot machine, ndr) dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 23”. In entrambi i casi, l’ordinanza vieta il gioco d’azzardo nella fascia oraria tra le 12 e le 16: si tratta di una limitazione piuttosto impattante per gli esercenti.
Le violazioni alle disposizioni comunali saranno punite con sanzione amministrativa variabile fra 25 e 500 euro; non solo, perché “in casi di particolare gravità e recidiva si applicherà, per un periodo da uno a cinque giorni, la sanzione accessoria della sospensione dell’attività”. La recidiva si verifica qualora la violazione delle disposizioni sia stata commessa per due volte in un anno. Al momento, da quanto ci risulta, l’ordinanza del Comune di Sant’Angelo è il provvedimento più duro adottato da un Comune della Provincia di Lodi in tema di ludopatia. Sarà ora necessario verificare se, e in che modo, Palazzo Delmati controllerà nelle sale gioco e nei bar-tabacchi il rispetto delle disposizioni attraverso il corpo di polizia locale.
Sempre all’inizio di marzo, sempre a Sant’Angelo, si è tenuto poi un affollato convegno alla sala della Banca Popolare di Lodi, dal titolo “Se tu giochi …perdiamo tutti!”, organizzato dal LausVol (l’ente che raggruppa tutte le associazioni di volontariato della Provincia di Lodi), con il patrocinio della Provincia di Lodi e del Comune di Sant’Angelo. L’incontro, andato in scena giovedì 5 marzo, ha visto il sostegno di svariate realtà associative e istituzionali del territorio, non solo santangioline, e tra queste la lista civica Pieve Bene Comune, l’associazione SantAngeloViva, il Comune di Lodi, la Caritas di Lodi, il circolo Acli di Sant’Angelo e il Movimento No Slot. Anche Il Ponte e la Società della Porta, fin da subito, hanno assicurato sostegno all’iniziativa, con i mezzi di cui dispongono, dunque la carta stampata. La serata ha visto la presenza di tre qualificati relatori, Angela Fioroni (promotrice del Manifesto dei sindaci), Simone Feder (psicologo e operatore della Casa del giovane di Pavia) e Claudio Filippi, direttore del Sert di Lodi.
Proprio Filippi ha provato a inquadrare il fenomeno della ludopatia nel Lodigiano, indicando che nel 2013 nei Sert di Lodi, Sant’Angelo e Casale sono stati curati un centinaio di malati di gioco, per il 69 per cento dei casi uomini. Tra il 2006 e il 2013 peraltro il numero dei casi seguiti è aumentato esponenzialmente, visto che nove anni fa gli “utenti” del Sert erano solo 13. Non solo, Filippi ha segnalato che i malati di gioco che si rivolgono al Sert sono solo la punta dell’iceberg, inoltre alcuni ludopatici lodigiani non si rivolgono alle strutture locali per un senso di vergogna, ma vanno a curarsi nei Sert di altre province. L’età media dei malati di gioco in provincia di Lodi è di 49 anni, tra le donne la fascia più colpita è quella delle anziane; la maggior parte dei ludopatici ha un livello di istruzione medio basso, solo il 4 per cento è laureato. Il 48 per cento dei malati ha un’attività stabile, il 21 per cento è pensionato o casalinga, il 31 per cento è disoccupato. Dal punto di vista dei meccanismi che si generano nella mente, non esiste una particolare differenza rispetto alle dipendenze classiche (alcol e droga): questo ha sostenuto Filippi, aggiungendo che al Sert di Sant’Angelo nel biennio 2013/2014 sono stati curati cinque soggetti, cinque persone della porta accanto cadute nella dipendenza da gioco.
Lorenzo Rinaldi.
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