Nella notte fra domenica 22 e lunedì 23 febbraio ignoti hanno fatto irruzione nella sede del Museo storico dell’Associazione combattenti e reduci di Sant’Angelo, mettendo a segno una razzia di cimeli, fotografie, medaglie e documenti risalenti prevalentemente alla Seconda guerra mondiale e donati negli anni da numerose famiglie santangioline. Quello andato in scena è un vero “furto della memoria”, che ha ferito la comunità locale e gli appassionati di storia non tanto per l’entità economica della refurtiva, quanto per il valore simbolico del materiale trafugato. A seguito del furto il nostro storico collaboratore Cristoforo Vecchietti ci ha inviato una lettera accorata, che la redazione de “Il Ponte” si sente di condividere pienamente. Per questo abbiamo deciso di trasformarla in un articolo di prima pagina e affidarla alle considerazioni dei lettori e dei nostri amministratori.
Caro Direttore de “Il Ponte” come molti santangiolini sono rimasto colpito dalla vicenda del “museo dei combattenti e reduci” organizzato con tanta cura dalla signora Domenica Cordoni. Sono rimasto colpito sia come cittadino che come giornalista, essendomi occupato più volte del museo per motivi professionali e non posso fare a meno di esprimermi a titolo puramente personale e senza aver consultato il direttivo del museo.
E ora? Certo è facile ragionare con il senno di poi e dirsi bisognava fare questo e bisognava fare quello. Ciò che è certo è che l’esperienza del museo è esplosa in pochi anni grazie al lavoro intenso di una appassionata della memoria e di tanto volontariato e l’entusiasmo che circolava in quelle salette attirava altre persone entusiaste.
Purtroppo alla crescita dell’entusiasmo e degli oggetti presenti al museo, non ha corrisposto una altrettanto rapida risposta da parte della amministrazione comunale. Come spesso è successo e succede a Sant’Angelo esperienze incredibili vengono confinate in umidi scantinati e questo è ciò che è stato riservato al museo che come ha titolato
Il Cittadino “Conservava la memoria dei santangiolini”.
Ma veniamo alla domanda cruciale “E ora che fare?” La signora Domenica Cordoni com’è nel suo carattere ha annunciato battaglia ed è già pronta a raccogliere una nuova collezione di oggetti. Ma la comunità li lascerà ancora incustoditi?
Io credo che sia dovere dell’amministrazione comunale pensarci.
Credo che la via più dignitosa sia quella di individuare una nuova sede più idonea e protetta per il museo (ma la casa delle associazioni e l’ortaglia che fine hanno fatto?) Ma se così non fosse? Allora credo che come minimo si dovrebbe provvedere con sistema d’allarme e telecamere. Che altro fare? Se quella è la memoria dei santangiolini non la dobbiamo proteggere?
Mi piacerebbe poter scrivere della manifestazione di sensibilità della amministrazione comunale.
Cordiali saluti.
Cristoforo Vecchietti